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A chi giova l’agonìa del Porto di Barletta?

Tre milioni di euro per il dragaggio del porto, un investimento dannoso

«Non è affatto vero che l'investimento da tre milioni di euro - per il dragaggio del canale del porto - sia un finanziamento economico e sociale sul futuro di Barletta. Si tratta di una spesa strategicamente inopportuna, forse dannosa. Un alibi, per aggravare i mali del porto e dell'intera città e della sua Provincia. Le ragioni per cui da trent'anni non si ripuliscono i fondali del porto sono le stesse di ieri, oggi e domani. Togliere acqua al porto è come togliere il corpo sociale e la stessa anima alla città di Barletta. Non è difficile capire a chi giova e chi ci guadagna da questa inutile scenografia elettorale; tra un paio di anni, il canale di ingresso del porto sarà ricolmo di detriti inorganici del nostro amato e ignorato fiume Ofanto.

Un tempo, a dare vita all'intera area portuale fu la vivace diportistica della Lega Navale di Barletta con i suoi 150 natanti e circa 800 soci, perché oggi langue in un abbandono generale? Si dice che vi sia stata una emorragia dei suoi associati, ridottisi infatti, a circa 700, perché si sono praticamente azzeratati i fondali. Come tutti sanno, il vero antidoto all'inganno della inutile ripulitura è il prolungamento strutturale della diga foranea, o braccio di ponente, mai realizzato. Un intervento indispensabile, questo, già previsto anni addietro, capace di arginare la causa reale e storica dell'insabbiamento del porto.

Non c'è dubbio che le normative recenti si fanno complicate, ma è tanto difficile smaltire i materiali inorganici del porto, se da sempre il Comune ha le sue giuste coordinate? E che fine hanno fatto i Piani Regolatori del Porto degli anni '40 e '60? L'Autorità Portuale barese, certo, fa il suo naturale gioco. Quale gioco? Quello previsto dalla Legge sugli ordinamenti portuali del 1994, n. 84. Magari presentando 7-8 progettini di intervento, elaborati dalla burocrazia locale e poi bocciati dal Ministero dei lavori pubblici, il quale ha reclamato un progetto unitario.

Caro sindaco Pasquale Cascella, lei sa che gli spazi di manovra del nostro porto mercantile, aggregato all'Autorità del Levante già nel 2007, sono quasi risibili alla sua stessa Potestà comunale? Che fare? Bisogna prendere il coraggio due mani e non lavorare in solitudine, ravvivare la sonnacchiosa burocrazia comunale, che mette la lanterna sotto i tavoli. Costituire una task force di personalità e associazioni culturali attente alle vere necessità marittime e marinare della Città e della sua Provincia. Basti considerare che nella nostra città non si parla più di lavori pubblici, fermi ancora agli anni '70-'80, quando i sindaci prendevano uno stipendio di sole 120.000 lire, pare a soli 60 Euro di oggi. Quanto ai nostrani consiglieri regionali, oggi ricandidati, non hanno finora prodotto alcunché sui necessari lavori pubblici. Fino a che punto si potrebbe parlare di scarsa sinergia con il ruolo istituzionale del Sindaco?».

[Nicola Palmitessa, Centro studi La CittadellaInnova]
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