Associazioni
No alle centrali a biomasse, una conferenza a Barletta
Esiste ancora la Democrazia?
Barletta - sabato 6 marzo 2010
Presso l'Auditorium S. Antonio di Barletta si è tenuta una conferenza organizzata dal coordinamento cittadino spontaneo "No alla centrale a biomasse a Barletta".
A discutere sull'argomento erano presenti: il dott. Maurizio Portaluri, il sindacalista COBAS Roberto Aprile e il giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno Pino Curci. Tutti i relatori hanno argomentato il proprio "No" alle centrali a biomasse in base al proprio campo. La proposta alla centrale a biomasse liquide fu proposta dall'amministrazione Maffei in una delibera di Giunta, stabilendo, senza alcune precisazioni circa il combustibile da sfruttare all'interno della centrale, se le emissioni provenienti dalla centrale potessero dare qualche disturbo fisico alla cittadinanza,etc, precisando solo il luogo in cui si sarebbe costruito tale stabilimento, cioè nei pressi di via Foggia. Successivamente ad un articolo uscito sulla Stampa, scritto da uno dei progettisti della centrale, si è saputo la materia prima che sarà bruciata all'interno dello stabilimento sarà Olio di Palma che sarà prodotto dall'azienda "tre tozzi"di Ravenna. E' vero, questi oli non rilasciano CO2, ma rilasciano nano polveri che sono: "particolarmente efficaci nel determinare effetti negativi a breve termine", affermazione del dott. Portaluri. In oltre attraverso altri studi medici e statistici si è notato che con l'aumento di queste polveri c'è un parallelo aumento di ricoveri e di decessi. I rischi dunque dal punto di vista della salute sono molto concreti. Ma anche sull'aspetto politico i relatori hanno espresso il proprio dissenso.
Il sindacalista COBAS, Roberto Aprile, ha parlato di una «mancanza di confronto tra ente pubblico e cittadino», con la conseguente perdita del principio democratico «di cui tutti sono bravi testimoni». Si è puntato molto, nella conferenza, nel dimostrare come, attraverso la liberalizzazione , tutto viene deciso attraverso un sistema centralizzato senza calcolare il pensiero o la stessa volontà della gente, visto che le scelte sono imposte dell'amministrazione. «Questo avverrebbe a Barletta, ma è ciò che è avvenuto anche a Brindisi e a Taranto», afferma Pino Curci. Con il caso Brindisi ( caso della Centrale Cerano) le zone limitrofe, un tempo sfruttate per l'agricoltura furono costrette ad abbandonare quelle zone per la costruzione della centrale.
I problemi che dunque emergono, in seguito a questo interessante incontro che ha spiegato dettagliatamente il tema biomase, fino ad ora abbastanza vischioso circa i contenuti, sono stati: non solo la devastazione ambientale che ne conseguirebbe dalla costruzione di questo impianto, ma soprattutto l'arretratezza di un sistema che per ridurre l'emissioni di anidride carbonica, si munisce di una filiera di produzione così lunga da aumentare, addirittura, l'emissione di CO2.
Questa conferenza ha visto un'ottima risposta da parte della cittadinanza barlettana, manifestazione che sull'argomento si sapeva poco quanto niente e che, a queste condizioni, la centrale sarà l'ennesimo errore di un'amministrazione che mal funziona.
A discutere sull'argomento erano presenti: il dott. Maurizio Portaluri, il sindacalista COBAS Roberto Aprile e il giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno Pino Curci. Tutti i relatori hanno argomentato il proprio "No" alle centrali a biomasse in base al proprio campo. La proposta alla centrale a biomasse liquide fu proposta dall'amministrazione Maffei in una delibera di Giunta, stabilendo, senza alcune precisazioni circa il combustibile da sfruttare all'interno della centrale, se le emissioni provenienti dalla centrale potessero dare qualche disturbo fisico alla cittadinanza,etc, precisando solo il luogo in cui si sarebbe costruito tale stabilimento, cioè nei pressi di via Foggia. Successivamente ad un articolo uscito sulla Stampa, scritto da uno dei progettisti della centrale, si è saputo la materia prima che sarà bruciata all'interno dello stabilimento sarà Olio di Palma che sarà prodotto dall'azienda "tre tozzi"di Ravenna. E' vero, questi oli non rilasciano CO2, ma rilasciano nano polveri che sono: "particolarmente efficaci nel determinare effetti negativi a breve termine", affermazione del dott. Portaluri. In oltre attraverso altri studi medici e statistici si è notato che con l'aumento di queste polveri c'è un parallelo aumento di ricoveri e di decessi. I rischi dunque dal punto di vista della salute sono molto concreti. Ma anche sull'aspetto politico i relatori hanno espresso il proprio dissenso.
Il sindacalista COBAS, Roberto Aprile, ha parlato di una «mancanza di confronto tra ente pubblico e cittadino», con la conseguente perdita del principio democratico «di cui tutti sono bravi testimoni». Si è puntato molto, nella conferenza, nel dimostrare come, attraverso la liberalizzazione , tutto viene deciso attraverso un sistema centralizzato senza calcolare il pensiero o la stessa volontà della gente, visto che le scelte sono imposte dell'amministrazione. «Questo avverrebbe a Barletta, ma è ciò che è avvenuto anche a Brindisi e a Taranto», afferma Pino Curci. Con il caso Brindisi ( caso della Centrale Cerano) le zone limitrofe, un tempo sfruttate per l'agricoltura furono costrette ad abbandonare quelle zone per la costruzione della centrale.
I problemi che dunque emergono, in seguito a questo interessante incontro che ha spiegato dettagliatamente il tema biomase, fino ad ora abbastanza vischioso circa i contenuti, sono stati: non solo la devastazione ambientale che ne conseguirebbe dalla costruzione di questo impianto, ma soprattutto l'arretratezza di un sistema che per ridurre l'emissioni di anidride carbonica, si munisce di una filiera di produzione così lunga da aumentare, addirittura, l'emissione di CO2.
Questa conferenza ha visto un'ottima risposta da parte della cittadinanza barlettana, manifestazione che sull'argomento si sapeva poco quanto niente e che, a queste condizioni, la centrale sarà l'ennesimo errore di un'amministrazione che mal funziona.