Calcio, "Saranno famosi": intervista a Francesco Di Tacchio

Il centrocampista barlettano milita nelle fila del Frosinone

lunedì 3 gennaio 2011 17.08
A cura di Luca Guerra
Nato a Trani il 20/04/1990, ma barlettano, calciatore professionista, cartellino di proprietà della Fiorentina, già 24 presenze all'attivo nella cadetteria italiana, in questa stagione in prestito al Frosinone in serie B. E' l'identikit di Francesco Di Tacchio, uno dei giovani emergenti più promettenti nel panorama calcistico italiano. Noi di Barlettalife l'abbiamo intercettato a Montesilvano, dove si trova in ritiro con il Frosinone per preparare la sfida contro il Livorno, in programma al "Matusa" l'8 gennaio alle 15.

1) Francesco, sei un classe '90, quindi hai solo 20 anni. Hai lasciato Barletta ancora minorenne per andare a giocare nelle fila dell'Ascoli. Come hai vissuto questo passaggio?

«Sicuramente non è stato un passaggio facile: sono andato via da Barletta nell'adolescenza e l'ho fatto per coronare un mio sogno: sono stato fortunato nel trovare una società sana, che mi ha fatto sentire a casa. Sono sacrifici da fare per cercare di continuare a fare quello che mi piace di più».

2) Il 2010 è appena terminato: qual è stata la tua migliore partita nell'anno solare appena trascorso?

«Credo di aver offerto diverse buone prestazioni, ma ritengo che la più bella sia stata quella disputata con la maglia del Frosinone a Bergamo contro l'Atalanta nell'avvio di questo campionato ( 5 settembre 2010, Atalanta-Frosinone 0-0, ndr) ».

3) Ascoli, Firenze, Frosinone. Sono le tre città nelle quali hai giocato sinora: in cosa si somigliano e in cosa sono differenti?

«Ascoli è una piazza molto tranquilla, come Frosinone: sono piazze in cui si può fare bene calcio, sono davvero a misura d'uomo. Diciamo che Firenze offre di più a un ragazzo, l'essenziale è rimanere sempre concentrato cercando di continuare a pensare solo e sempre al calcio».

4) Sei passato dall'Ascoli alla Fiorentina nell'estate del 2009. Il tuo cartellino è stato scambiato con quello di un "golden boy" quale Arturo Lupoli, che ha fatto il percorso inverso. Ti è pesato a livello psicologico sapere di valere oltre 2 milioni di euro a soli 19 anni?
«A queste cose non ci penso, non mi riguardano. Sono situazioni di competenza della società: a Firenze c'era fiducia verso di me, anche se non ho trovato molto spazio. La parentesi della scorsa stagione ha comunque rappresentato per me una notevole fase di crescita».

5) L'anno scorso non sei riuscito a esordire in A con la maglia della Fiorentina, ma hai sfornato tante giocate d'autore e gol con la squadra primavera. Un bilancio della tua esperienza in maglia viola sino ad oggi?
«Sicuramente un'esperienza preziosa, che mi ha permesso di migliorare e allenarmi sul campo con compagni di provata qualità. Questo prestito al Frosinone è un modo per mettere "minuti" nelle gambe, con la speranza di migliorare giorno dopo giorno».

6) Com'è stato il tuo rapporto con Prandelli prima e Mihajlovic poi in maglia viola?

«Con mister Mihajlovic ho lavorato solo nella fase di ritiro di quest'anno, trovandomi comunque bene. Con mister Prandelli si lavorava molto sul campo, è un vero "insegnante" a livello calcistico, molto preparato».

7) Quest'estate nel ritiro viola sei stato provato anche da terzino sinistro. Come giudichi l'esperimento?

«Sì, è stato un esperimento nel quale non mi sono trovato molto a mio agio. Il mio ruolo naturale è quello di centrocampista centrale, anche se rispetto agli esordi sono diventato più "incontrista" col tempo».

8) Nel tuo curriculum troviamo anche la partecipazione ai Giochi del Mediterraneo con l'under 20, al "Quattro Nazioni" e agli europei in Moldavia con l'Under 19. Che ricordo hai di queste esperienze?
«Con l'Under 19 non è andata molto bene: siamo andati fuori nella prima fase a gironi contro squadre abbordabili. E' stata comunque un'esperienza davvero utile sul piano personale e professionale, un passaggio verso la "maturità". Con l'Under 20 abbiamo perso la finale dei Giochi del Mediterraneo contro la Spagna: sono tutto sommato felice di quell'esperienza, certo se fosse arrivata la vittoria sarei stato maggiormente soddisfatto (ride, ndr) ».

9) Ora sei a Frosinone, una piazza calcistica tranquilla con una rosa abbastanza esperta. Con quali compagni hai legato in particolare?
«Devo dire che il mio rapporto con tutti i compagni è ottimo, certo ho legato molto bene con i più giovani. In rosa abbiamo molti atleti che hanno disputato campionati di serie A, penso a Stellone, Sicignano, Santoruvo, Cariello. Dunque abbiamo una rosa esperta dalla quale si può imparare molto».

10) La squadra ciociara si trova attualmente in quartultima posizione con 19 punti. Credi che abbiate le carte in regola per conquistare la salvezza?

«La speranza di salvarsi è viva, in questa prima parte di stagione abbiamo vissuto delle partite sfortunate, nelle quali meritavamo di più. Credo che comunque abbiamo ottime possibilità di conseguire la salvezza».

11) Ho avuto modo di giocare qualche anno con te quando eri nelle giovanili del Nuovo Globo, società sportiva di Barletta. Già da allora giocavi con i ragazzi della categoria "superiore" e facevi la differenza. C'è stato un momento preciso in cui hai capito che avresti fatto il calciatore?
«Onestamente ancora non mi ritengo "arrivato" nel mondo dei professionisti. Credo di dover ancora lavorare molto, cercando di meritare ogni giorno di più, facendo quello che mi piace, appunto giocare a calcio, che per me resta un divertimento».

12) Cosa ti manca di più della città di Barletta?

«Indubbiamente gli amici, quelli veri, con i quali sono cresciuto. Appena ho la possibilità ritorno sempre per rivedere loro e i miei affetti».

13) Al momento il Barletta Calcio milita in Prima Divisione. Un giorno, anche lontano, ti piacerebbe vestire la maglia biancorossa?
«Credo sia presto per affrontare questi discorsi. Il mio obiettivo è quello di giocare; ovviamente sarebbe bello giocare per la squadra della propria città, ma è un discorso prematuro da fare».

14) Esiste qualche allenatore che vuoi ringraziare in particolar modo per il tuo avvio di carriera?
«Ce ne sono tanti: il mio primo allenatore, che è stato mister Giuseppe Gorgoglione del Nuovo Globo, che mi ha cresciuto tanto a livello calcistico quanto a livello umano. Gli allenatori delle giovanili dell'Ascoli, il tecnico della prima squadra marchigiana Franco Colomba che mi ha lanciato tra i "grandi" nella stagione 2008/2009 in serie B».

15) Ci sono dei modelli ai quali ti ispiri sul campo?
«Mi piace molto il modo di giocare di Riccardo Montolivo, con il quale ho avuto la fortuna di allenarmi; lo ritengo un centrocampista davvero completo. Guardando fuori dal panorama calcistico italiano, apprezzo molto il capitano del Liverpool Steven Gerrard».

16) Il sogno nel cassetto di Francesco Di Tacchio…
«Il mio desiderio, come quello della stragrande maggioranza dei ragazzi che giocano a calcio, è quello di giocare in serie A: non mi interessa con quale maglia, sarebbe fantastico coronare questo sogno».

17) Abbiamo già detto che sei un classe '90: tu hai già vestito la maglia azzurra nelle rappresentative giovanili, un tuo coetaneo come Mario Balotelli ha già avuto l'onore di indossare la casacca della nazionale maggiore. Covi nella tua mente il sogno di giocare nella Nazionale "A" un giorno?

«Ovviamente il sogno esiste, al momento è impensabile paragonarmi a un gran calciatore del valore di Balotelli; comunque la maglia azzurra sarebbe davvero un sogno, ma è davvero troppo lontana al momento».

18) Siamo arrivati al termine della nostra intervista. Vuoi fare un saluto particolare ai tuoi concittadini e ai lettori di Barlettalife?

«Saluto con affetto tutti gli amici di Barletta e i lettori della vostra bella testata. Un augurio particolare per un buon 2011».