"Sogno un gol sotto la curva" La promessa di Raffaele Franchini
Esclusiva intervista all'attaccante biancorosso
giovedì 18 agosto 2011
Il sogno proibito di patron Tatò, il protagonista della telenovela dell'estate calcistica sull'asse Barletta-Taranto, il "colpo da novanta" che sposta gli equilibri in campo. Tante sfaccettature per un solo calciatore: Raffaele Franchini. L'attaccante prelevato dall'Atletico Roma è arrivato a Barletta carico di aspettative e voglia di far bene, conquistando la promozione in quella serie B che avrebbe potuto raggiungere già in sede di calciomercato, ma alla quale ha rinunciato per vincere con i biancorossi di mister Cari. Raggiunto telefonicamente dalla redazione di Barlettalife, l'attaccante nato nel 1984 a Faenza ha svelato in esclusiva attese ed emozioni dei primi 40 giorni in biancorosso:
Raffaele Franchini, come procede il recupero dall'infortunio?
«Bene, adesso sto recuperando con calma, in modo da essere pronto per la prossima settimana; forse giocherò qualche minuto domenica nell'amichevole di Benevento, ma fino all'inizio del campionato tornerò in forma».
Quindi ti vedremo in campo alla "prima" contro il Frosinone, in programma tra poco più di 2 settimane?
«Certamente, spero già di giocare domenica, l'infortunio non è affatto grave e sarò pronto al meglio per l'esordio in campionato».
Da una laziale, l'Atletico Roma, a un'altra laziale, il Frosinone. State già studiando i sanniti?
«Credo proprio che il mister e lo staff tecnico stiano già studiando a tavolino gli avversari. Sinceramente non stiamo ancora preparando la partita: ora puntiamo più a fare gruppo, a rinforzare le nostre certezze sulla squadra e sul modulo di gioco, poi quando arriveremo a ridosso della partita, nella settimana precedente, sicuramente mister Cari ci preparerà per affrontare il Frosinone».
Come valuti la bizzarra composizione del girone nel quale è stato inserito il Barletta?
«Ormai mi vien da pensare che i gironi siano fatti più che altro a casaccio (ride, ndr). Quest'anno il girone è davvero complesso dal punto di vista geografico, con squadre dal Veneto alla Sicilia. Personalmente avrei preferito giocare i derby più sentiti con Foggia e Taranto, ma giocheremo solo quello con l'Andria, però il girone è questo, inutile lamentarsi e lo affronteremo con il massimo orgoglio».
Quali avversari temete maggiormente per la promozione?
«Leggendo un po' i nomi in rosa, ritengo che lo Spezia abbia la squadra più forte, poi ci sono le formazioni retrocesse dalla serie B che vanno sicuramente temute. Però ci tengo a evidenziare che nella scorsa stagione hanno vinto i rispettivi gironi Gubbio e Nocerina, due squadre emergenti, a discapito delle più blasonate. Quindi tutti nutrono speranze».
Lei è reduce da un'annata particolare nelle fila dell'Atletico Roma. Cosa non ha funzionato nella Capitale? Rammaricato per il fallimento?
«Ritengo che nella scorsa stagione abbiamo giocato alla grande, perdendo la serie B solo per una partita. Penso che nessuno possa rimproverare niente a quella squadra, tranne per la finale con la Juve Stabia. Per quanto riguarda la società Atletico Roma, sono dispiaciuto per la situazione che vivono, ma vorrei capire anch'io cosa non ha funzionato, sebbene quello con i capitolini sia un capitolo passato. Il mio presente e futuro si chiamano Barletta, quindi pensiamo a far bene qui»
Il presente è nella Città della Disfida. Ha preferito Barletta a Taranto quando la sua firma con gli jonici sembrava imminente. Cosa le ha fatto cambiare idea?
«Non ho cambiato idea, avevo tante richieste che andavano valutate e concertate con l'Atletico Roma, che deteneva il mio cartellino. Il Barletta si è comportato meglio di altri club, contattando prima la società poi il mio entourage. Abbiamo fatto tutto in modo tale che arrivassi a Barletta».
Quanto ha inciso il pressing a mezzo stampa di patron Tatò?
«E' stato fondamentale. Andare dove ti vogliono fortemente ti dà sempre una spinta in più. Il presidente ha sempre parlato bene di me, e questo mi attirava fortemente verso Barletta. Poi quando ho parlato la prima volta con il presidente Tatò è scattata subito la "scintilla" e ho deciso di venire qui».
Da un suo ex-compagno nell'Atletico Roma, Roberto Baronio, sono arrivate nelle scorse ore parole di stima nei suoi confronti. Crede che un elemento come l'ex Lazio potrebbe essere utile alla causa biancorossa?
«Chiaramente non sono io la persona più adatta per dire chi serve o meno. Logicamente calciatori di qualità di questo calibro fanno comodo a tutti; con Roberto ho giocato lo scorso anno a Roma, e posso dire che nonostante molti critici lo possano reputare un giocatore a fine carriera, posso assicurare che in campo è un leader, un ottimo giocatore e una grande persona. Farebbe comodo a qualsiasi squadra, soprattutto al Barletta».
Torniamo alla preparazione. Ha sofferto i pesanti carichi di lavoro imposti da mister Cari?
« Non soffro particolari carichi di lavoro, ma la prima fase di preparazione atletica in generale. Ho un fisico esile, quindi soffro le lunghe distanze. Ormai quel periodo è passato, ci avviciniamo al clima campionato, cambia il lavoro sul campo e mi sento maggiormente pronto. Peccato per questo piccolo infortunio che mi ha bloccato per qualche giorno, ma ora sono già pronto per rientrare, con calma per evitare ricadute».
Che rapporto si è creato con il tecnico laziale?
«E' una bravissima persona, è molto preparato e meticoloso: nell'unica partita ufficiale disputata, contro la Carrarese, ho potuto riscontrarlo, vedendo che conosce molto bene la categoria e prepara con attenzione le partite. Nello specifico contro la Carrarese il risultato ci ha detto male, ma credo che in particolare nel primo tempo abbiamo offerto un'ottima prova».
Quanto la sfortunata sconfitta contro i lunigiani può incidere a livello psicologico sulla preparazione del campionato? L'avete già superata?
«Ritengo che sia una sconfitta paradossalmente salutare, che può solo farci bene. Nel primo tempo abbiamo giocato alla grande, ma non abbiamo concretizzato, poi nella ripresa. La sconfitta può farci comodo perché così teniamo le sirene spiegate, secondo me forse c'era troppo facile entusiasmo verso la squadra: nel calcio non è automatico vincere anche se si ha una grande squadra, quindi ora riprendiamo a lavorare con calma, e pian piano con lavoro e sacrificio potremo raggiungere grandi obiettivi».
La partita contro la Carrarese ha evidenziato anche qualche lacuna. Di quali e quanti innesti ha ancora bisogno la rosa biancorossa?
«Io vengo dall'esperienza di Roma, dove eravamo in tanti e avevamo diversi giocatori importanti. Ritengo che per una squadra sia questa la situazione migliore. Adesso qui in rosa siamo parecchi, non so dire dove possiamo migliorare, ma ritengo che più giocatori forti arrivano e meglio è. Sono favorevole agli organici abbondanti».
Cosa pensa della tifoseria biancorossa che ha avuto modo di ammirare nelle prime uscite?
«Semplicemente spettacolare. Me l'avevano descritta calda ma non me l'aspettavo così: alla presentazione ufficiale mi è venuta la pelle d'oca. Non avevo mai giocato in una piazza così entusiasta. Ho giocato a Ferrara dove il pubblico si fa sentire, ma non con questa passione. Si sente che qui il pubblico dà la spinta in più: sono sicuro che se le cose andranno bene, soprattutto grazie al nostro pubblico potremo diventare una compagine importante per il campionato».
Dove possono arrivare il Barletta e Raffaele Franchini?
«Questo lo sa solo Dio. Io dico che con l'impegno di tutti, possiamo fare una grandissima stagione. Quando ho firmato con il Barletta conoscevo l'ottimo potenziale della squadra, magari arriverà qualche altro colpo di mercato, quindi ritengo che tutti insieme possiamo dar vita a un grande campionato, però non bisogna avere fretta e dobbiamo sapere che se le cose vanno bene con un tifo e una città del genere si può davvero dar vita a qualcosa di importante».
Siamo al termine della nostra intervista. Ci saluti con una promessa alla tifoseria biancorossa?
«Posso solo dire che sto già sognando di fare un gol sotto la nostra curva, perché già sentire il boato in sede di preparazione mi ha fatto venire i brividi. Questo auguro a me e alla tifoseria al più presto».
Probabilmente basterà attendere poco, magari solo fino al 4 settembre…
Raffaele Franchini, come procede il recupero dall'infortunio?
«Bene, adesso sto recuperando con calma, in modo da essere pronto per la prossima settimana; forse giocherò qualche minuto domenica nell'amichevole di Benevento, ma fino all'inizio del campionato tornerò in forma».
Quindi ti vedremo in campo alla "prima" contro il Frosinone, in programma tra poco più di 2 settimane?
«Certamente, spero già di giocare domenica, l'infortunio non è affatto grave e sarò pronto al meglio per l'esordio in campionato».
Da una laziale, l'Atletico Roma, a un'altra laziale, il Frosinone. State già studiando i sanniti?
«Credo proprio che il mister e lo staff tecnico stiano già studiando a tavolino gli avversari. Sinceramente non stiamo ancora preparando la partita: ora puntiamo più a fare gruppo, a rinforzare le nostre certezze sulla squadra e sul modulo di gioco, poi quando arriveremo a ridosso della partita, nella settimana precedente, sicuramente mister Cari ci preparerà per affrontare il Frosinone».
Come valuti la bizzarra composizione del girone nel quale è stato inserito il Barletta?
«Ormai mi vien da pensare che i gironi siano fatti più che altro a casaccio (ride, ndr). Quest'anno il girone è davvero complesso dal punto di vista geografico, con squadre dal Veneto alla Sicilia. Personalmente avrei preferito giocare i derby più sentiti con Foggia e Taranto, ma giocheremo solo quello con l'Andria, però il girone è questo, inutile lamentarsi e lo affronteremo con il massimo orgoglio».
Quali avversari temete maggiormente per la promozione?
«Leggendo un po' i nomi in rosa, ritengo che lo Spezia abbia la squadra più forte, poi ci sono le formazioni retrocesse dalla serie B che vanno sicuramente temute. Però ci tengo a evidenziare che nella scorsa stagione hanno vinto i rispettivi gironi Gubbio e Nocerina, due squadre emergenti, a discapito delle più blasonate. Quindi tutti nutrono speranze».
Lei è reduce da un'annata particolare nelle fila dell'Atletico Roma. Cosa non ha funzionato nella Capitale? Rammaricato per il fallimento?
«Ritengo che nella scorsa stagione abbiamo giocato alla grande, perdendo la serie B solo per una partita. Penso che nessuno possa rimproverare niente a quella squadra, tranne per la finale con la Juve Stabia. Per quanto riguarda la società Atletico Roma, sono dispiaciuto per la situazione che vivono, ma vorrei capire anch'io cosa non ha funzionato, sebbene quello con i capitolini sia un capitolo passato. Il mio presente e futuro si chiamano Barletta, quindi pensiamo a far bene qui»
Il presente è nella Città della Disfida. Ha preferito Barletta a Taranto quando la sua firma con gli jonici sembrava imminente. Cosa le ha fatto cambiare idea?
«Non ho cambiato idea, avevo tante richieste che andavano valutate e concertate con l'Atletico Roma, che deteneva il mio cartellino. Il Barletta si è comportato meglio di altri club, contattando prima la società poi il mio entourage. Abbiamo fatto tutto in modo tale che arrivassi a Barletta».
Quanto ha inciso il pressing a mezzo stampa di patron Tatò?
«E' stato fondamentale. Andare dove ti vogliono fortemente ti dà sempre una spinta in più. Il presidente ha sempre parlato bene di me, e questo mi attirava fortemente verso Barletta. Poi quando ho parlato la prima volta con il presidente Tatò è scattata subito la "scintilla" e ho deciso di venire qui».
Da un suo ex-compagno nell'Atletico Roma, Roberto Baronio, sono arrivate nelle scorse ore parole di stima nei suoi confronti. Crede che un elemento come l'ex Lazio potrebbe essere utile alla causa biancorossa?
«Chiaramente non sono io la persona più adatta per dire chi serve o meno. Logicamente calciatori di qualità di questo calibro fanno comodo a tutti; con Roberto ho giocato lo scorso anno a Roma, e posso dire che nonostante molti critici lo possano reputare un giocatore a fine carriera, posso assicurare che in campo è un leader, un ottimo giocatore e una grande persona. Farebbe comodo a qualsiasi squadra, soprattutto al Barletta».
Torniamo alla preparazione. Ha sofferto i pesanti carichi di lavoro imposti da mister Cari?
« Non soffro particolari carichi di lavoro, ma la prima fase di preparazione atletica in generale. Ho un fisico esile, quindi soffro le lunghe distanze. Ormai quel periodo è passato, ci avviciniamo al clima campionato, cambia il lavoro sul campo e mi sento maggiormente pronto. Peccato per questo piccolo infortunio che mi ha bloccato per qualche giorno, ma ora sono già pronto per rientrare, con calma per evitare ricadute».
Che rapporto si è creato con il tecnico laziale?
«E' una bravissima persona, è molto preparato e meticoloso: nell'unica partita ufficiale disputata, contro la Carrarese, ho potuto riscontrarlo, vedendo che conosce molto bene la categoria e prepara con attenzione le partite. Nello specifico contro la Carrarese il risultato ci ha detto male, ma credo che in particolare nel primo tempo abbiamo offerto un'ottima prova».
Quanto la sfortunata sconfitta contro i lunigiani può incidere a livello psicologico sulla preparazione del campionato? L'avete già superata?
«Ritengo che sia una sconfitta paradossalmente salutare, che può solo farci bene. Nel primo tempo abbiamo giocato alla grande, ma non abbiamo concretizzato, poi nella ripresa. La sconfitta può farci comodo perché così teniamo le sirene spiegate, secondo me forse c'era troppo facile entusiasmo verso la squadra: nel calcio non è automatico vincere anche se si ha una grande squadra, quindi ora riprendiamo a lavorare con calma, e pian piano con lavoro e sacrificio potremo raggiungere grandi obiettivi».
La partita contro la Carrarese ha evidenziato anche qualche lacuna. Di quali e quanti innesti ha ancora bisogno la rosa biancorossa?
«Io vengo dall'esperienza di Roma, dove eravamo in tanti e avevamo diversi giocatori importanti. Ritengo che per una squadra sia questa la situazione migliore. Adesso qui in rosa siamo parecchi, non so dire dove possiamo migliorare, ma ritengo che più giocatori forti arrivano e meglio è. Sono favorevole agli organici abbondanti».
Cosa pensa della tifoseria biancorossa che ha avuto modo di ammirare nelle prime uscite?
«Semplicemente spettacolare. Me l'avevano descritta calda ma non me l'aspettavo così: alla presentazione ufficiale mi è venuta la pelle d'oca. Non avevo mai giocato in una piazza così entusiasta. Ho giocato a Ferrara dove il pubblico si fa sentire, ma non con questa passione. Si sente che qui il pubblico dà la spinta in più: sono sicuro che se le cose andranno bene, soprattutto grazie al nostro pubblico potremo diventare una compagine importante per il campionato».
Dove possono arrivare il Barletta e Raffaele Franchini?
«Questo lo sa solo Dio. Io dico che con l'impegno di tutti, possiamo fare una grandissima stagione. Quando ho firmato con il Barletta conoscevo l'ottimo potenziale della squadra, magari arriverà qualche altro colpo di mercato, quindi ritengo che tutti insieme possiamo dar vita a un grande campionato, però non bisogna avere fretta e dobbiamo sapere che se le cose vanno bene con un tifo e una città del genere si può davvero dar vita a qualcosa di importante».
Siamo al termine della nostra intervista. Ci saluti con una promessa alla tifoseria biancorossa?
«Posso solo dire che sto già sognando di fare un gol sotto la nostra curva, perché già sentire il boato in sede di preparazione mi ha fatto venire i brividi. Questo auguro a me e alla tifoseria al più presto».
Probabilmente basterà attendere poco, magari solo fino al 4 settembre…