Intervista a Irene Divittorio, stella del calcio femminile giovanile di Barletta
Giovanissima, innamorata del calcio, «il mio sogno è quello di giocare in una grande squadra»
giovedì 27 agosto 2020
10.47
Qualche giorno fa vi abbiamo parlato della "A.S.D. Medaglie D'Oro" e della sua scuola calcio femminile che sorge a Barletta. In occasione dell'inizio della stagione abbiamo intervistato Irene Divittorio, classe 2006, punta di diamante del progetto.
Nel pomeriggio di giovedì 3 settembre, alle ore 18:30 presso il Centro Sportivo LIG ci saranno gli Open Day relativi alla scuola calcio femminile "A.S.D. Medaglie D'Oro Ladies". L'evento è dedicato a tutte le bambine e le ragazze di età compresa tra i 4 e i 16 anni. In occasione di questo evento ci sono le dichiarazioni di Irene Divittorio, che da anni ha sposato il progetto anche con la scuola calcio maschile ed ora è pronta a fare da porta bandiera, insieme ad altre sue compagne più piccole di età, per questo nuovo progetto.
Irene, per anni il calcio femminile in Italia ha fatto estrema fatica a venir fuori, anche perché di solito sono poche le ragazze che decidono di frequentare uno sport, spesso erroneamente definito "per maschi". Cosa ti ha fatto innamorare di questo sport tanto da volerlo praticare?
«Non saprei di preciso cosa mi ha fatto innamorare del calcio. So solo che fin da piccolissima ero sempre a tirare calci a qualsiasi cosa assomigliasse ad una palla. Guardavo le partite con mio padre, giocavo in cortile con gli amici e al campeggio tutti i pomeriggi e mi innamoravo sempre più del calcio».
Sei da anni una tesserata delle Medaglie D'Oro ed ora sei anche il simbolo della scuola calcio femminile che sta sorgendo. Cosa si prova ad avere tutte queste attenzioni addosso?
«Sono molto contenta e spero veramente che tutte le bambine a cui piace il calcio si iscrivano, per essere più felici facendo lo sport che più amano, proprio come me».
Negli ultimi anni hai giocato sia con squadre maschili che con squadre femminili. Credo che la distanza a questa età sia già tanta come sembra tra i grandi?
«A questa età di solito i maschi sono più forti fisicamente, ma io cerco di evitare di mostrare questa disparità. Mentre con le ragazze è tutto alla pari e ci si può confrontare meglio. Per quanto riguarda l'amicizia, io mi trovo benissimo sia con i maschi che con le femmine, l'importante è fare squadra e divertirsi».
Ne hai già fatti tanti e ti aspettano molti altri provini con squadre di primo livello come Juventus, Inter, Sassuolo, ecc. Come vivi questa grande emozione?
«Non vedo veramente l'ora, sono molto emozionata e contenta di farmi vedere giocare a pallone. Il mio sogno è proprio quello di giocare in una grande squadra».
Ma un ruolo molto importante lo hanno anche i genitori, specialmente a questa età, che devono accompagnare e sostenere i sogni dei propri figli per fargli spiccare il volo un domani. Bianca Paolillo, madre di Irene, lo fa da sempre, seguendo con assiduità e passione il percorso di sua figlia all'interno della scuola calcio e garantendogli un appoggio affidabile.
Bianca, tendenzialmente una bambina è più portata a fare altri sport, mentre Irene ha scelto il calcio. Può raccontarci il momento in cui ha saputo questa notizia e come l'ha presa?
«Era piccolissima, quando guardandola mi accorsi che era molto brava col pallone e mi veniva detto anche da chi la guardava giocare. Io e mio marito eravamo sinceramente titubanti, ignoravamo questa sua passione e l'abbiamo iscritta a danza con sua sorella, ma dopo neanche 2 mesi ha buttato via le scarpette. Poi abbiamo optato per il nuoto, ma anche durante questo periodo lei mi chiedeva costantemente di fare calcio, ma io le dicevo che era ancora troppo piccola; come ultima chance c'è stata l'atletica, dove inizialmente è apparsa molto appassionata, ma poi è tornata a chiedermi di fare calcio. Quindi assieme a mio marito abbiamo deciso di farla felice e abbiamo iniziato a girare per Barletta per trovare una scuola calcio alla quale iscriverla. Dopo un paio di tentativi non andati a buon fine perché non accettavano le ragazze finalmente abbiamo trovato prima la scuola calcio "Ettore Fieramosca" che la rese felice e poi le Medaglie D'Oro Barletta dove dopo tanti anni gioca contenta della società, degli amici e del presidente. Potessimo tornare indietro, l'avremmo mandata dal primo momento in cui ce lo chiese».
Nel pomeriggio di giovedì 3 settembre, alle ore 18:30 presso il Centro Sportivo LIG ci saranno gli Open Day relativi alla scuola calcio femminile "A.S.D. Medaglie D'Oro Ladies". L'evento è dedicato a tutte le bambine e le ragazze di età compresa tra i 4 e i 16 anni. In occasione di questo evento ci sono le dichiarazioni di Irene Divittorio, che da anni ha sposato il progetto anche con la scuola calcio maschile ed ora è pronta a fare da porta bandiera, insieme ad altre sue compagne più piccole di età, per questo nuovo progetto.
Irene, per anni il calcio femminile in Italia ha fatto estrema fatica a venir fuori, anche perché di solito sono poche le ragazze che decidono di frequentare uno sport, spesso erroneamente definito "per maschi". Cosa ti ha fatto innamorare di questo sport tanto da volerlo praticare?
«Non saprei di preciso cosa mi ha fatto innamorare del calcio. So solo che fin da piccolissima ero sempre a tirare calci a qualsiasi cosa assomigliasse ad una palla. Guardavo le partite con mio padre, giocavo in cortile con gli amici e al campeggio tutti i pomeriggi e mi innamoravo sempre più del calcio».
Sei da anni una tesserata delle Medaglie D'Oro ed ora sei anche il simbolo della scuola calcio femminile che sta sorgendo. Cosa si prova ad avere tutte queste attenzioni addosso?
«Sono molto contenta e spero veramente che tutte le bambine a cui piace il calcio si iscrivano, per essere più felici facendo lo sport che più amano, proprio come me».
Negli ultimi anni hai giocato sia con squadre maschili che con squadre femminili. Credo che la distanza a questa età sia già tanta come sembra tra i grandi?
«A questa età di solito i maschi sono più forti fisicamente, ma io cerco di evitare di mostrare questa disparità. Mentre con le ragazze è tutto alla pari e ci si può confrontare meglio. Per quanto riguarda l'amicizia, io mi trovo benissimo sia con i maschi che con le femmine, l'importante è fare squadra e divertirsi».
Ne hai già fatti tanti e ti aspettano molti altri provini con squadre di primo livello come Juventus, Inter, Sassuolo, ecc. Come vivi questa grande emozione?
«Non vedo veramente l'ora, sono molto emozionata e contenta di farmi vedere giocare a pallone. Il mio sogno è proprio quello di giocare in una grande squadra».
Ma un ruolo molto importante lo hanno anche i genitori, specialmente a questa età, che devono accompagnare e sostenere i sogni dei propri figli per fargli spiccare il volo un domani. Bianca Paolillo, madre di Irene, lo fa da sempre, seguendo con assiduità e passione il percorso di sua figlia all'interno della scuola calcio e garantendogli un appoggio affidabile.
Bianca, tendenzialmente una bambina è più portata a fare altri sport, mentre Irene ha scelto il calcio. Può raccontarci il momento in cui ha saputo questa notizia e come l'ha presa?
«Era piccolissima, quando guardandola mi accorsi che era molto brava col pallone e mi veniva detto anche da chi la guardava giocare. Io e mio marito eravamo sinceramente titubanti, ignoravamo questa sua passione e l'abbiamo iscritta a danza con sua sorella, ma dopo neanche 2 mesi ha buttato via le scarpette. Poi abbiamo optato per il nuoto, ma anche durante questo periodo lei mi chiedeva costantemente di fare calcio, ma io le dicevo che era ancora troppo piccola; come ultima chance c'è stata l'atletica, dove inizialmente è apparsa molto appassionata, ma poi è tornata a chiedermi di fare calcio. Quindi assieme a mio marito abbiamo deciso di farla felice e abbiamo iniziato a girare per Barletta per trovare una scuola calcio alla quale iscriverla. Dopo un paio di tentativi non andati a buon fine perché non accettavano le ragazze finalmente abbiamo trovato prima la scuola calcio "Ettore Fieramosca" che la rese felice e poi le Medaglie D'Oro Barletta dove dopo tanti anni gioca contenta della società, degli amici e del presidente. Potessimo tornare indietro, l'avremmo mandata dal primo momento in cui ce lo chiese».