"Il Barletta visto dalla curva": prospettive diverse in salsa biancorossa
Una "differente" analisi dei 90' di Barletta-Perugia
lunedì 10 settembre 2012
2.21
Come un mese fa, più di un mese fa. È ancora il Perugia l'avversario del Barletta per l'esordio al "Puttilli" in campionato. Dopo la sconfitta contro il Catanzaro, anche il Grifone stende gli uomini di mister Novelli grazie alla rete del giovane Politano. Nonostante lo zero in classifica e le prime due sconfitte stagionali, i tifosi biancorossi guardano il futuro con estrema fiducia. Il messaggio è chiaro sin dai primi minuti: i ragazzi sono giovani e per potersi esprimere al massimo devono essere sostenuti dal primo al novantesimo minuto. Senza tener conto del gran caldo, la curva barlettana, che si riempie pian piano dopo aver trangugiato intere portate di orecchiette e "brasciole", aiuta col cuore e con i polmoni i calciatori in campo e poco importa se quei gradoni fatiscenti non sono pieni di gente, il Barletta non ha bisogno dei cosiddetti "tifosi occasionali".
Il match
Fischio di inizio e Barletta subito all'attacco, sia in campo che sugli spalti. L'ambiente è carico e i calciatori in campo non sono da meno, il Perugia nella prima mezz'ora non vede quasi mai la porta e non riesce a costruire trame di gioco, e certo i "padroni di casa" non riservano la migliore delle accoglienze agli ospiti, e gli "sfottò" più classici non possono mancare all'appello. Ma al 36 esimo minuto della prima frazione arriva la doccia fredda che per qualche istante strozza in gola tutti i cori dei tifosi di fede biancorossa. Rantier mette sul secondo palo un cross apparentemente innocuo, Angeletti perde l'uomo e Politano insacca di testa alla destra di Pane. Nella seconda frazione la squadra di Pierfrancesco Battistini si chiude a riccio e la squadra di mister Novelli non riesce mai a rendersi pericolosa, ma nonostante il risultato ancora deludente, non si ode aria di contestazione. Finisce così 1 a 0, con i giocatori che guadagnano la via degli spogliatoi fra gli applausi di tutto lo stadio.
La visibilità
Il problema più grande del Cosimo Puttilli è la visibilità. I tubolari a ridosso della pista d'atletica promessi dal sindaco Maffei sembrano essere diventati un miraggio e dal settore popolare si fa una gran fatica a riconoscere i giocatori e le varie trame di gioco. Non tutti possono permettersi una poltrona in tribuna, pagare il biglietto e ritrovarsi a vedere un match casalingo in quelle condizioni è una totale mancanza di rispetto nei confronti di chi cerca di sostenere la squadra. Lo stadio è diventato un grandissimo problema, ma tutto ciò sembra non importare a nessuno. I frequentatori della curva, abituati a frequentare strutture sportive di qualsiasi genere con un occhio sempre al passato, continueranno sempre e comunque ad incitare la maglia. Per l'orgoglio della maglia, onorando la città. In ogni stadio, sempre e comunque, a prescindere dalle vetrate, dalla visibilità, dai tubolari.
La curva e i suoi fratelli
Sono stati 90 minuti di sofferenza per i tifosi biancorossi, ma durante il match non sono mancati i momenti di goliardia. Il tifo è stata una bellissima costante, canti e battimani si sono susseguiti per l'intera durata della partita e le grandi bandiere biancorosse hanno dato vita a un grandissimo spettacolo. Una curva che oltre a presentare i colori della nostra città proponeva anche quelli dei fratelli di Salisburgo. Fra le due tifoserie c'è un grandissimo legame di amicizia e come ogni anno i due gruppi ultras si incontrano per far festa insieme. Il calcio moderno ha imposto al Salisburgo la denominazione di Red Bull Salisburgo, cambiandogli anche lo stemma sociale. Successivamente il gruppo ultras ha lasciato questa nuova realta' restando fedele al vecchio stemma in altra categoria. Attualmente la squadra milita in Regionliga (terza serie nazionale ndr) dove si trova al comando della classifica generale.
Il prossimo impegno
Domenica prossima il Barletta sarà impegnato all' "Arena Garibaldi" di Pisa, per quella che sembra essere una trasferta molto ostica. Una vittoria dei biancorossi servirebbe a dare fiducia ai giocatori e soprattutto all'ambiente, che al momento sembra essere soddisfatto per il gioco proposto ma non per i risultati. E' solo la terza giornata di campionato, ma la sfida potrebbe già risultare decisiva ai fini della salvezza. Certo, i catastrofisti non mancano in curva, ma la popolazione si divide più o meno equamente tra i "pazientisti" e i seguaci dei Maya. Sarà un'altra lotta, magari arriverà qualche sorriso in più. E nessuno si meravigli se tra 7 giorni qualche biancorosso invaderà Pisa e la sua Torre. Perchè il Barletta è una fede, e non si discute, nè dopo le sconfitte, nè dopo le delusioni.
[Massimiliano Dipasquale]
Il match
Fischio di inizio e Barletta subito all'attacco, sia in campo che sugli spalti. L'ambiente è carico e i calciatori in campo non sono da meno, il Perugia nella prima mezz'ora non vede quasi mai la porta e non riesce a costruire trame di gioco, e certo i "padroni di casa" non riservano la migliore delle accoglienze agli ospiti, e gli "sfottò" più classici non possono mancare all'appello. Ma al 36 esimo minuto della prima frazione arriva la doccia fredda che per qualche istante strozza in gola tutti i cori dei tifosi di fede biancorossa. Rantier mette sul secondo palo un cross apparentemente innocuo, Angeletti perde l'uomo e Politano insacca di testa alla destra di Pane. Nella seconda frazione la squadra di Pierfrancesco Battistini si chiude a riccio e la squadra di mister Novelli non riesce mai a rendersi pericolosa, ma nonostante il risultato ancora deludente, non si ode aria di contestazione. Finisce così 1 a 0, con i giocatori che guadagnano la via degli spogliatoi fra gli applausi di tutto lo stadio.
La visibilità
Il problema più grande del Cosimo Puttilli è la visibilità. I tubolari a ridosso della pista d'atletica promessi dal sindaco Maffei sembrano essere diventati un miraggio e dal settore popolare si fa una gran fatica a riconoscere i giocatori e le varie trame di gioco. Non tutti possono permettersi una poltrona in tribuna, pagare il biglietto e ritrovarsi a vedere un match casalingo in quelle condizioni è una totale mancanza di rispetto nei confronti di chi cerca di sostenere la squadra. Lo stadio è diventato un grandissimo problema, ma tutto ciò sembra non importare a nessuno. I frequentatori della curva, abituati a frequentare strutture sportive di qualsiasi genere con un occhio sempre al passato, continueranno sempre e comunque ad incitare la maglia. Per l'orgoglio della maglia, onorando la città. In ogni stadio, sempre e comunque, a prescindere dalle vetrate, dalla visibilità, dai tubolari.
La curva e i suoi fratelli
Sono stati 90 minuti di sofferenza per i tifosi biancorossi, ma durante il match non sono mancati i momenti di goliardia. Il tifo è stata una bellissima costante, canti e battimani si sono susseguiti per l'intera durata della partita e le grandi bandiere biancorosse hanno dato vita a un grandissimo spettacolo. Una curva che oltre a presentare i colori della nostra città proponeva anche quelli dei fratelli di Salisburgo. Fra le due tifoserie c'è un grandissimo legame di amicizia e come ogni anno i due gruppi ultras si incontrano per far festa insieme. Il calcio moderno ha imposto al Salisburgo la denominazione di Red Bull Salisburgo, cambiandogli anche lo stemma sociale. Successivamente il gruppo ultras ha lasciato questa nuova realta' restando fedele al vecchio stemma in altra categoria. Attualmente la squadra milita in Regionliga (terza serie nazionale ndr) dove si trova al comando della classifica generale.
Il prossimo impegno
Domenica prossima il Barletta sarà impegnato all' "Arena Garibaldi" di Pisa, per quella che sembra essere una trasferta molto ostica. Una vittoria dei biancorossi servirebbe a dare fiducia ai giocatori e soprattutto all'ambiente, che al momento sembra essere soddisfatto per il gioco proposto ma non per i risultati. E' solo la terza giornata di campionato, ma la sfida potrebbe già risultare decisiva ai fini della salvezza. Certo, i catastrofisti non mancano in curva, ma la popolazione si divide più o meno equamente tra i "pazientisti" e i seguaci dei Maya. Sarà un'altra lotta, magari arriverà qualche sorriso in più. E nessuno si meravigli se tra 7 giorni qualche biancorosso invaderà Pisa e la sua Torre. Perchè il Barletta è una fede, e non si discute, nè dopo le sconfitte, nè dopo le delusioni.
[Massimiliano Dipasquale]