Derby della Disfida: vince lo sport, perde la classe politica
L'acquazzone ha messo a dura prova atleti, spettatori e operatori della stampa
martedì 26 novembre 2019
Il giorno successivo al primo storico derby della Disfida non poteva non lasciare sentimenti contrastanti tra vinti e vincitori. All'euforia del Barletta 1922, non solo per la meritata vittoria, ma per una possibile svolta di una stagione sin qui deludente, fa da contraltare la delusione dell'Audace per una sconfitta netta che pur sapendo di sano ridimensionamento delle proprie ambizioni, nulla toglie ad una stagione che era e resta eccezionale.
Si può quindi tranquillamente affermare che sotto il nubifragio del Manzi Chiapulin a vincere è stato lo sport barlettano. Chi dalla stracittadina barlettana esce sconfitta, ed in maniera piuttosto imbarazzante, è ancora una volta la classe dirigente di una città di quasi centomila abitanti, incapace da quasi trent'anni di dare al calcio barlettano uno stadio degno di tal nome.
L'acquazzone di domenica pomeriggio ha infatti ancora una volta drammaticamente messo a nudo la desolante situazione dell'impiantistica sportiva barlettana, con gli spettatori di Audace –Barletta 1922 sottoposti ad una doccia fuori programma, oltre che naturalmente costretti a guardare la partita con una visuale implacabilmente filtrata da retine e cancellate.
Quel che è più grave è che la situazione del Manzi Chiapulin – che oltre alle gare di Barletta 1922 ed Audace, ospita anche quelle delle squadre giovanili e quelle di football americano dei Mad Bulls - non rappresenta che la proverbiale punta dell'iceberg di un quadro delle strutture sportive cittadine che va dal grottesco al raccapricciante.
Dell'odissea del Puttilli c'è poco da dire, rischieremmo di essere banali e monotoni. Ci sarebbe la pista di atletica, inaugurata in pompa magna nel nome di Pietro Mennea (sic), ma al momento quest'ultima è nota più per la "leggiadra" corsetta di Matteo Renzi che per le gare di 200 metri a ostacoli o di 2000 siepi.
E non se la passa certo meglio l'appena dissequestrato Paladisfida Mario Borgia, dove la scorsa primavera un adolescente, colpito da un pezzo di metallo staccatosi dalla copertura, per poco non c'è rimasto secco. Nato per ospitare gare di basket, pallavolo e calcio a 5, ad oggi il Paladisfida è conosciuto alle cronache più per inchieste e sequestri giudiziari che per schiacciate, pick'n roll e tiri da tre. Infatti sia le ragazze della Nelly Volley che i cestisti di Rosito e Frantoio Muraglia sono da tempo costretti ad esibirsi nel vecchio e dieci volte meno capiente PalaMarchiselli.
Per non parlare della patetica situazione del Velodromo Lello Simeone, prima aperto e fuori norma (come più volte denunciato da alcuni consiglieri comunali), poi chiuso e poi riaperto per il rugby e per gli allenamenti delle squadre calcistiche giovanili. Una struttura oramai a dir poco fatiscente i cui spogliatoi – come più volte denunciato dagli avventori - notoriamente se la giocano, quanto a degrado, con le baraccopoli di Borgo Mezzanone.
Infine per chi ama il nuoto, constatato il fatto che al momento una piscina comunale costituisce una vera e propria chimera, mentre per i più facoltosi tra gli aspiranti nuotatori vi sono le strutture private con relativi costi, ai più indigenti, viste le mareggiate degli ultimi tempi, al massimo restano gli invasi per l'irrigazione dei campi.
Amara ironia a parte, questo è tutto ciò che offre la città di Barletta a chi vuol praticare sport sia a livello agonistico che a livello amatoriale.
E' vero l'attuale amministrazione comunale magari non ha responsabilità specifiche di questa situazione. Così come magari non ne aveva quella prima, né quella prima ancora e così via. Una cosa tuttavia ci sentiamo di dire: bello, bellissimo è stato il Jova Beach. E bella è stata la rievocazione della Disfida. Ma si tratta di rendere bella, pulita ed efficiente Barletta per un giorno. Due al massimo. Per poi tornare tristemente ad una routine fatta di sciatteria e superficialità, per non dire altro. A cominciare proprio dallo sport, che dovrebbe essere uno dei più importanti biglietti da visita di una città come la nostra, e che invece a partire dall'ultimo anno di Serie B del Barletta Calcio in materia di impiantistica sportiva è in stato di totale degrado e abbandono.
A tal proposito, la riapertura del Puttilli sarebbe prevista per il dicembre 2020. A quella data sapremo se una svolta c'è stata, o come per gli ultimi 28 anni si è trattato solo di un pour parler.
Si può quindi tranquillamente affermare che sotto il nubifragio del Manzi Chiapulin a vincere è stato lo sport barlettano. Chi dalla stracittadina barlettana esce sconfitta, ed in maniera piuttosto imbarazzante, è ancora una volta la classe dirigente di una città di quasi centomila abitanti, incapace da quasi trent'anni di dare al calcio barlettano uno stadio degno di tal nome.
L'acquazzone di domenica pomeriggio ha infatti ancora una volta drammaticamente messo a nudo la desolante situazione dell'impiantistica sportiva barlettana, con gli spettatori di Audace –Barletta 1922 sottoposti ad una doccia fuori programma, oltre che naturalmente costretti a guardare la partita con una visuale implacabilmente filtrata da retine e cancellate.
Quel che è più grave è che la situazione del Manzi Chiapulin – che oltre alle gare di Barletta 1922 ed Audace, ospita anche quelle delle squadre giovanili e quelle di football americano dei Mad Bulls - non rappresenta che la proverbiale punta dell'iceberg di un quadro delle strutture sportive cittadine che va dal grottesco al raccapricciante.
Dell'odissea del Puttilli c'è poco da dire, rischieremmo di essere banali e monotoni. Ci sarebbe la pista di atletica, inaugurata in pompa magna nel nome di Pietro Mennea (sic), ma al momento quest'ultima è nota più per la "leggiadra" corsetta di Matteo Renzi che per le gare di 200 metri a ostacoli o di 2000 siepi.
E non se la passa certo meglio l'appena dissequestrato Paladisfida Mario Borgia, dove la scorsa primavera un adolescente, colpito da un pezzo di metallo staccatosi dalla copertura, per poco non c'è rimasto secco. Nato per ospitare gare di basket, pallavolo e calcio a 5, ad oggi il Paladisfida è conosciuto alle cronache più per inchieste e sequestri giudiziari che per schiacciate, pick'n roll e tiri da tre. Infatti sia le ragazze della Nelly Volley che i cestisti di Rosito e Frantoio Muraglia sono da tempo costretti ad esibirsi nel vecchio e dieci volte meno capiente PalaMarchiselli.
Per non parlare della patetica situazione del Velodromo Lello Simeone, prima aperto e fuori norma (come più volte denunciato da alcuni consiglieri comunali), poi chiuso e poi riaperto per il rugby e per gli allenamenti delle squadre calcistiche giovanili. Una struttura oramai a dir poco fatiscente i cui spogliatoi – come più volte denunciato dagli avventori - notoriamente se la giocano, quanto a degrado, con le baraccopoli di Borgo Mezzanone.
Infine per chi ama il nuoto, constatato il fatto che al momento una piscina comunale costituisce una vera e propria chimera, mentre per i più facoltosi tra gli aspiranti nuotatori vi sono le strutture private con relativi costi, ai più indigenti, viste le mareggiate degli ultimi tempi, al massimo restano gli invasi per l'irrigazione dei campi.
Amara ironia a parte, questo è tutto ciò che offre la città di Barletta a chi vuol praticare sport sia a livello agonistico che a livello amatoriale.
E' vero l'attuale amministrazione comunale magari non ha responsabilità specifiche di questa situazione. Così come magari non ne aveva quella prima, né quella prima ancora e così via. Una cosa tuttavia ci sentiamo di dire: bello, bellissimo è stato il Jova Beach. E bella è stata la rievocazione della Disfida. Ma si tratta di rendere bella, pulita ed efficiente Barletta per un giorno. Due al massimo. Per poi tornare tristemente ad una routine fatta di sciatteria e superficialità, per non dire altro. A cominciare proprio dallo sport, che dovrebbe essere uno dei più importanti biglietti da visita di una città come la nostra, e che invece a partire dall'ultimo anno di Serie B del Barletta Calcio in materia di impiantistica sportiva è in stato di totale degrado e abbandono.
A tal proposito, la riapertura del Puttilli sarebbe prevista per il dicembre 2020. A quella data sapremo se una svolta c'è stata, o come per gli ultimi 28 anni si è trattato solo di un pour parler.