Barletta Calcio, cinque turni di squalifica per Matteo Di Piazza
Dopo la discutibile squalifica di Maccioni, altra mazzata della Disciplinare sulla squadra di Farina
mercoledì 8 febbraio 2023
13.23
Che sia una stagione dove al Barletta non viene concesso nulla si era capito da un bel pezzo. Domenica i ragazzi di Farina giocheranno in trasferta sul campo del Martina, unica squadra sin qui a violare il Puttilli, non solo grazie ad una prodezza balistica del solito Cristiano Ancora e ad un gentile omaggio della difesa barlettana nei minuti di recupero, ma grazie anche ad una direzione arbitrale decisamente discutibile, la prima di tante.
E mentre in città non si è ancora placata l'euforia per l'entusiasmante successo in nove contro dieci contro il Bitonto, ecco arrivare tra capo e collo l'ennesima inesorabile mazzata disciplinare nei confronti del Barletta con Carlo Vicedomini squalificato per un turno, e con Matteo Di Piazza squalificato per cinque turni, "espulso per avere, in reazione a gioco fermo, colpito con un pugno al volto un calciatore avversario, nell'abbandonare il terreno di gioco si avvicinava al Direttore di gara e con atteggiamento minaccioso gli rivolgeva espressioni offensive".
Tralasciando la sintassi con le quali sono state scritte le motivazioni di tale stangata, e volendo prestar fede alla sostanza di quanto scritto dalla Commissione Disciplinare, ci sarebbe in teoria ben poco da recriminare in quanto Di Piazza si è obbiettivamente reso responsabile di una colossale ingenuità per un calciatore della sua esperienza e della sua qualità.
Ma detto questo, qualcuno in Lega o nella Commissione Disciplinare, in assenza di "pugni ed espressioni offensive con fare minaccioso", sarebbe così gentile da spiegarci le tre giornate (con tanto di ricorso respinto) comminate a Maccioni dopo Molfetta-Barletta, a causa probabilmente di una mirabile riedizione de "La morte del cigno" magistralmente interpretata dal molfettese Lobjanidze?
Delle due l'una: o era giusta la squalifica di Maccioni, e quindi Di Piazza, visto il referto arbitrale, andrebbe portato di peso in un Commissariato di Polizia; oppure sono sacrosante le cinque giornate per Di Piazza, a patto però di ammettere che Maccioni, e di riflesso il Barletta, sono stati vittima dell'ennesima decisione discutibile da parte della terna arbitrale prima e della Commissione Disciplinare poi. Cosa del tutto inammissibile nell'anno 2023, con tanti filmati a disposizione.
Quindi se davvero vogliamo credere alla buona fede di chi giudica in campo e fuori, non è tanto l'entità della squalifica di Di Piazza ad essere in discussione, quanto la proporzionalità di decisioni assunte dal Giudice Sportivo nei confronti del Barletta a così poca distanza temporale l'una dall'altra.
A ciò si aggiunga inoltre il campionario sempre più vasto di calci di rigore non fischiati a favore dei biancorossi in questo campionato, arricchitosi sabato sera di altri due episodi. E se è vero che sabato sera sul 1-1 c'era un penalty a favore del Bitonto che molto probabilmente avrebbe indirizzato in tutt'altro modo la partita, è altrettanto vero che la bilancia delle topiche arbitrali in questa stagione pende decisamente a sfavore del Barletta.
Un Barletta che dopo sette anni trascorsi in balìa dei cervellotici esperimenti del Comitato Regionale Pugliese chiede solo rispetto e attenzione. Nulla più.
E mentre in città non si è ancora placata l'euforia per l'entusiasmante successo in nove contro dieci contro il Bitonto, ecco arrivare tra capo e collo l'ennesima inesorabile mazzata disciplinare nei confronti del Barletta con Carlo Vicedomini squalificato per un turno, e con Matteo Di Piazza squalificato per cinque turni, "espulso per avere, in reazione a gioco fermo, colpito con un pugno al volto un calciatore avversario, nell'abbandonare il terreno di gioco si avvicinava al Direttore di gara e con atteggiamento minaccioso gli rivolgeva espressioni offensive".
Tralasciando la sintassi con le quali sono state scritte le motivazioni di tale stangata, e volendo prestar fede alla sostanza di quanto scritto dalla Commissione Disciplinare, ci sarebbe in teoria ben poco da recriminare in quanto Di Piazza si è obbiettivamente reso responsabile di una colossale ingenuità per un calciatore della sua esperienza e della sua qualità.
Ma detto questo, qualcuno in Lega o nella Commissione Disciplinare, in assenza di "pugni ed espressioni offensive con fare minaccioso", sarebbe così gentile da spiegarci le tre giornate (con tanto di ricorso respinto) comminate a Maccioni dopo Molfetta-Barletta, a causa probabilmente di una mirabile riedizione de "La morte del cigno" magistralmente interpretata dal molfettese Lobjanidze?
Delle due l'una: o era giusta la squalifica di Maccioni, e quindi Di Piazza, visto il referto arbitrale, andrebbe portato di peso in un Commissariato di Polizia; oppure sono sacrosante le cinque giornate per Di Piazza, a patto però di ammettere che Maccioni, e di riflesso il Barletta, sono stati vittima dell'ennesima decisione discutibile da parte della terna arbitrale prima e della Commissione Disciplinare poi. Cosa del tutto inammissibile nell'anno 2023, con tanti filmati a disposizione.
Quindi se davvero vogliamo credere alla buona fede di chi giudica in campo e fuori, non è tanto l'entità della squalifica di Di Piazza ad essere in discussione, quanto la proporzionalità di decisioni assunte dal Giudice Sportivo nei confronti del Barletta a così poca distanza temporale l'una dall'altra.
A ciò si aggiunga inoltre il campionario sempre più vasto di calci di rigore non fischiati a favore dei biancorossi in questo campionato, arricchitosi sabato sera di altri due episodi. E se è vero che sabato sera sul 1-1 c'era un penalty a favore del Bitonto che molto probabilmente avrebbe indirizzato in tutt'altro modo la partita, è altrettanto vero che la bilancia delle topiche arbitrali in questa stagione pende decisamente a sfavore del Barletta.
Un Barletta che dopo sette anni trascorsi in balìa dei cervellotici esperimenti del Comitato Regionale Pugliese chiede solo rispetto e attenzione. Nulla più.