Barletta-Brindisi, un derby insolito e decisivo
Per credere nella Serie C (e per placare un ingiustificato ipercriticismo) serve solo vincere
mercoledì 15 marzo 2023
9.41
Sarà per la delusione per il pari con l'Afragolese, sarà per la Cavese in fuga, sarà per l'ora in cui è fissato il derby contro il Brindisi (alle 14:30 è semplicemente assurdo, per una partita del genere, in un giorno feriale), ma il Barletta (inteso come squadra e soprattutto ambiente) arriva a questa sfida decisiva con uno stato d'animo non proprio euforico.
La prestazione non proprio brillantissima di Mugnano, unita agli scempi arbitrali di cui la squadra di Farina è illustre e infelice cavia da laboratorio sin dalle prime battute di questo campionato, non poteva a lungo andare non incidere dal punto di vista mentale su di un gruppo di ragazzi autori in ogni caso di un campionato ben al di sopra di ogni più ottimistica previsione della vigilia. Sì perché per quanto fantastici possano essere stati sin qui giocatori, tecnico e società, bisogna comunque ricordarsi che si tratta pur sempre di uomini, con le loro virtù e con le loro umanissime fragilità che prima o poi sarebbero inevitabilmente venute fuori tra un gol non visto, un rigore negato, una palla non entrata in rete per millimetri all'ultimo secondo di gioco, un fallo di mano ipotetico che annulla un gol valido, un'espulsione totalmente inventata, qualche "gol della domenica" subito di troppo, una trasferta vietata ai tifosi senza un perché, recuperi ermetici a fronte di perdite di tempo omeriche e quant'altro.
Non è il nostro un malinconico canto del cigno sulla pur ampiamente positiva stagione del Barletta, ma siamo ben consci che solo una vittoria su questo Brindisi in gran forma può ancora tenere accesa la speranza di una clamorosa rimonta in classifica su di una Cavese (oltre che sul Nardò) attesa nelle prossime domeniche da sfide piuttosto impegnative contro squadre alla ricerca di punti salvezza, oltre che dagli scontri diretti di Casarano e Brindisi.
Ma al netto di ciò che farà la Cavese, per poter sperare in un vero e proprio miracolo sportivo il Barletta, a partire dalla gara contro il Brindisi – che, ricordiamo, in gare di campionato non vince a Barletta dal 23 marzo del 1980 -bisognerà mettersi un velo dinanzi agli occhi, lottare come non ci fosse un domani e provare a vincerle tutte a prescindere dall'avversario (e dall'arbitraggio). Poi alla fine si tireranno le somme, e se qualcun altro sarà stato più bravo, ci si toglierà il cappello e gli si tributerà un applauso.
Un appunto doveroso, anzi, una storia da raccontare, infine, a qualche tifoso ipercritico, di quelli che si fanno vivi sui social solo in caso di risultati negativi o presunti tali. Una storia che proviamo a raccontare dandogli un incipit che ci ricorda il compianto Michele Genovese in arte Piripicchio.
"Era un bel giorno di maggio..." (di fine maggio 2022 per l'esattezza). C'era una società che dopo una stagione memorabile, a causa della questione stadio presentava le proprie dimissioni. C'era un allenatore, nato nella terra che fu di Ettore Fieramosca, intento a "blastare" (come direbbero quelli della cosiddetta "Generazione Z") l'intera classe politica barlettana. C'era un presidente impossibilitato (causa indisponibilità dello stadio) a operare una seria programmazione e che chiedeva un migliaio di abbonamenti per evitare il disimpegno.
E c'era una tifoseria che dopo le apoteosi di Taranto e Rieti, vista l'aria che tirava, temeva di ripiombare, più o meno a breve scadenza, in un inferno che troppo a lungo aveva conosciuto e sopportato.
Tutto questo per dire che, va bene essere un pizzico delusi (lo siamo anche noi) per aver intravisto un traguardo oggi molto difficile (ma tuttavia non ancora sfumato), ma bisogna pur sempre ricordarsi da dove si arriva e che i sold-out del Puttilli non hanno effetto immediato, dal momento che questo Barletta (che comunque la si pensi ci ha regalato un sogno) è stato costruito quando si sarebbe firmato col sangue pur avere allo stadio meno della metà dei 5mila spettatori di media di quest'anno.
Questi sono i fatti signori. Del resto degli "economisti" con le tasche altrui sono pieni i tribunali fallimentari.
La prestazione non proprio brillantissima di Mugnano, unita agli scempi arbitrali di cui la squadra di Farina è illustre e infelice cavia da laboratorio sin dalle prime battute di questo campionato, non poteva a lungo andare non incidere dal punto di vista mentale su di un gruppo di ragazzi autori in ogni caso di un campionato ben al di sopra di ogni più ottimistica previsione della vigilia. Sì perché per quanto fantastici possano essere stati sin qui giocatori, tecnico e società, bisogna comunque ricordarsi che si tratta pur sempre di uomini, con le loro virtù e con le loro umanissime fragilità che prima o poi sarebbero inevitabilmente venute fuori tra un gol non visto, un rigore negato, una palla non entrata in rete per millimetri all'ultimo secondo di gioco, un fallo di mano ipotetico che annulla un gol valido, un'espulsione totalmente inventata, qualche "gol della domenica" subito di troppo, una trasferta vietata ai tifosi senza un perché, recuperi ermetici a fronte di perdite di tempo omeriche e quant'altro.
Non è il nostro un malinconico canto del cigno sulla pur ampiamente positiva stagione del Barletta, ma siamo ben consci che solo una vittoria su questo Brindisi in gran forma può ancora tenere accesa la speranza di una clamorosa rimonta in classifica su di una Cavese (oltre che sul Nardò) attesa nelle prossime domeniche da sfide piuttosto impegnative contro squadre alla ricerca di punti salvezza, oltre che dagli scontri diretti di Casarano e Brindisi.
Ma al netto di ciò che farà la Cavese, per poter sperare in un vero e proprio miracolo sportivo il Barletta, a partire dalla gara contro il Brindisi – che, ricordiamo, in gare di campionato non vince a Barletta dal 23 marzo del 1980 -bisognerà mettersi un velo dinanzi agli occhi, lottare come non ci fosse un domani e provare a vincerle tutte a prescindere dall'avversario (e dall'arbitraggio). Poi alla fine si tireranno le somme, e se qualcun altro sarà stato più bravo, ci si toglierà il cappello e gli si tributerà un applauso.
Un appunto doveroso, anzi, una storia da raccontare, infine, a qualche tifoso ipercritico, di quelli che si fanno vivi sui social solo in caso di risultati negativi o presunti tali. Una storia che proviamo a raccontare dandogli un incipit che ci ricorda il compianto Michele Genovese in arte Piripicchio.
"Era un bel giorno di maggio..." (di fine maggio 2022 per l'esattezza). C'era una società che dopo una stagione memorabile, a causa della questione stadio presentava le proprie dimissioni. C'era un allenatore, nato nella terra che fu di Ettore Fieramosca, intento a "blastare" (come direbbero quelli della cosiddetta "Generazione Z") l'intera classe politica barlettana. C'era un presidente impossibilitato (causa indisponibilità dello stadio) a operare una seria programmazione e che chiedeva un migliaio di abbonamenti per evitare il disimpegno.
E c'era una tifoseria che dopo le apoteosi di Taranto e Rieti, vista l'aria che tirava, temeva di ripiombare, più o meno a breve scadenza, in un inferno che troppo a lungo aveva conosciuto e sopportato.
Tutto questo per dire che, va bene essere un pizzico delusi (lo siamo anche noi) per aver intravisto un traguardo oggi molto difficile (ma tuttavia non ancora sfumato), ma bisogna pur sempre ricordarsi da dove si arriva e che i sold-out del Puttilli non hanno effetto immediato, dal momento che questo Barletta (che comunque la si pensi ci ha regalato un sogno) è stato costruito quando si sarebbe firmato col sangue pur avere allo stadio meno della metà dei 5mila spettatori di media di quest'anno.
Questi sono i fatti signori. Del resto degli "economisti" con le tasche altrui sono pieni i tribunali fallimentari.