Varsavia senza ritorno, sembrava un incubo per le cinque barlettane

Sono riuscite a rientrare in giornata le cinque studentesse rimaste a Varsavia. Grazie al duro lavoro del Comando Carabinieri di Barletta in collaborazione con il Preside dell’istituto

sabato 20 aprile 2013 20.33
A cura di Viviana Damore
Varsavia senza ritorno, richiama il titolo di un noto film quello che hanno vissuto cinque studentesse dell'Istituto Tecnico Commerciale Cassandro di Barletta che al ritorno da una gita scolastica, non essendo riuscite a imbarcarsi per il volo di rientro, sono dovute restare da sole a Varsavia, mentre il resto della classe tornava in Italia in aereo.

La gita avrebbe avuto inizio il giorno 13 aprile, come conclusione di un progetto scolastico storico-didattico intitolato "Shoa e memoria", per poi terminare nel ritorno il 16 aprile, preoccupante odissea quale quella che si è rivelata. Le studentesse, rimaste intrappolate a Varsavia, avrebbero immediatamente contattato le proprie famiglie, per avvertire di quanto accaduto, in seguito le ragazze sarebbero state monitorate e rassicurate tramite instancabile contatto telefonico "WhatsApp". Le autorità, in particolare il Comando Carabinieri di Barletta, allertate immediatamente l'Ambasciata italiana a Varsavia, e la Farnesina, avrebbero poi proceduto personalmente all'organizzazione del rientro per le cinque giovani studentesse, che in qualità di minorenni erano inoltre impossibilitate a pernottare in qualsiasi struttura alberghiera. Grazie all'abnegazione e al costante impegno delle autorità della città di Barletta, si è potuto evitare che le studentesse pernottassero in una città sconosciuta, è stato infatti immediatamente prenotato per loro un volo di ritorno, purtroppo non diretto, infatti le ragazze avrebbero inizialmente, dopo la partenza da Varsavia, fatto scalo a Monaco , per poi giungere infine a Napoli, dove uno dei genitori si sarebbe offerto volontario per andare a riprenderle.

Secondo alcuni dei genitori sarebbe stata una grave negligenza dei tre docenti accompagnatori nella gita scolastica, a lasciare le studentesse al terminal dell'aeroporto, per punirle del loro cronico ritardo mentre con il resto degli alunni, 33 per l'esattezza, si dirigevano in aereo verso l'Italia. Stando invece a quanto sostenuto dagli stessi docenti, sarebbe risultato invano il loro tentativo di ritardare il decollo dell'aereo, per approntare il recupero delle studentesse che non erano in quel frangente riuscite ad imbarcarsi, mentre il resto della classe erroneamente aveva già usufruito del trasporto inter-aereoportuale per accingersi a salire sull'aereo stesso.
Secondo l'art. 591 del Codice Penale, l'abbandono di minori o incapaci è un reato contro la vita e l'incolumità individuale, infatti l'art. 591 al secondo comma recita:"Chi abbandona all'estero un cittadino italiano minore degli anni 18, a lui affidato nel territorio dello Stato per ragioni di lavoro" .