Undici riunioni e mai ascoltati i cittadini, perchè?

Istituti di partecipazione: come (non) coinvolgere la cittadinanza

domenica 23 febbraio 2014
«In seguito alla comunicazione ufficiale (avvenuta in data 10 febbraio sul sito del Comune di Barletta) sull'avvenuto deposito presso la Segreteria Generale del Comune, da parte della commissione consiliare permanente 'Affari Generali e Istituzionali' della bozza del Regolamento degli Istituti di partecipazione, mi sono confrontata con diversi esponenti di realtà sociali che operano nella nostra città». Scrive Sabrina Salerno, cittadina e referente dell'Associazione Beni Comuni. «La perplessità e, pertanto, la necessità di raffronto sono nate dal ritenere insufficienti i 15 giorni che per legge vengono concessi al fine di produrre osservazioni su un atto amministrativo in via di approvazione.

Cercherò di spiegarmi meglio: partendo dal presupposto che il suddetto Regolamento rappresenta la base per il coinvolgimento della cittadinanza nelle scelte politiche compiute da un'amministrazione, credo sarebbe stato opportuno convocare i diretti interessati (i cittadini) durante l'iter di definizione della stessa bozza. Tale procedimento è durato difatti quattro mesi. In tutto questo tempo la commissione consiliare di riferimento, presieduta dal consigliere Cosimo Bruno e della quale fanno parte Rosa Cascella, Maria Campese, Andrea Salvemini e Rossella Piazzolla, si è riunita ben undici volte per confrontarsi sugli Istituti di partecipazione. Così come previsto dal regolamento del Consiglio Comunale, la stessa commissione, tramite il suo Presidente, avrebbe potuto invitare ufficialmente comunità di cittadini a partecipare ad una o più sedute delle undici consumatesi sul tema o, per lo meno, prevedere uno o più incontri simili a quello indetto per giovedì 27 febbraio (quando ormai il tempo per presentare osservazioni sarà scaduto).

Perplessità ulteriore nasce dal fatto che la stessa cura con la quale è stato promosso l'incontro (manifesti ed evento sul social network facebook) non sia stata usata nella divulgazione dell'avviso pubblico di deposito (perché?), avvenuta invece solo attraverso il sito ufficiale del Comune. E' vero che è dovere del cittadino informarsi ma è anche vero che la maggior parte dei cittadini devono essere educati alla 'partecipazione' ed il loro coinvolgimento deve essere promosso, per lo meno all'inizio, con tutti i mezzi di comunicazione/informazioni esistenti. Questo è confermato dal fatto che molte delle persone da me contattate non erano a conoscenza della possibilità di produrre osservazioni sul Regolamento degli Istituti di Partecipazione.

Inoltre, gli istituti di partecipazione e, più in generale, i diritti di partecipazione sono sanciti e regolamentati in una vastissima e complessa disciplina normativa, internazionale e nazionale. Le undici riunioni sul tema tenute dai consiglieri comunali confermano ciò e suggeriscono un'ulteriore riflessione: se un consigliere comunale, tenuto a conoscere per lo meno le basi del diritto amministrativo (TUEL, Statuto e regolamenti comunali) necessita di quattro mesi per giungere, attraverso il confronto, all'elaborazione di una proposta di regolamento, appare evidente come siano irrisori quindici giorni per un normale cittadino che singolarmente o in forma associata si interessa a problematiche di interesse generale. Una prima lettura della bozza del Regolamento, studiato ed elaborato dalla Commissione Affari generali ed istituzionali, denuncia la difficoltà dell'argomento e l'impreparazione nonché la superficialità dei componenti la commissione di riferimento. Il comma 1 dell'art. 31 prevede infatti che ciascuna consulta sia formata da 7 componenti (2 consiglieri e 5 laici, ossia aderenti a forme associative) violando palesemente le più elementari norme che disciplinano i diritti alla partecipazione. Se per esempio dovessero essere dieci le realtà sociali che operano nel settore della diversa abilità, il diritto alla partecipazione dovrebbe essere assicurato ad ognuna di esse attraverso la presenza di un rappresentante nella consulta di riferimento. Quella di cui sopra non può rientrare nelle normali osservazioni che ciascun cittadino può produrre al fine di migliorare/completare un documento amministrativo, deve invece essere oggetto di un confronto che a priori chiarisca visione politica e preparazione dei nostri amministratori. Non dimentichiamo poi che il consigliere comunale viene retribuito per la disponibilità a partecipare alle riunioni di commissione, il cittadino invece svolge la sua azione in modo gratuito e volontariato dovendo pertanto conciliare volontariato e impegni legati a lavoro e vita privata.

Infine, chi come me aderisce ed opera attivamente in associazioni, reti e coordinamenti, sa bene che non è semplice convocare tutti gli aderenti ad un gruppo organizzato nel giro di pochi giorni né possibile consumare il confronto ed arrivare ad una visione condivisa su determinati temi in una sola riunione. Per questo chiedo ancora una volta sia al Sindaco Cascella, che ha la delega alla trasparenza e alla partecipazione, sia al Presidente della commissione 'Affari Generali e Istituzionali', Cosimo Bruno, di sospendere l'iter di approvazione del Regolamento per far divenire l'incontro pubblico previsto per giovedì prossimo l'inizio di un percorso realmente condiviso».