Ultima chiamata per il centrosinistra

Maffei, Mennea e la sfida del Consiglio comunale. L'individuazione del presidente non può essere oggetto di scontri

venerdì 15 luglio 2011 11.32
A cura di Alessandro Porcelluzzi
Una questione di metodo: per essere chiari, un commentatore politico non è un microfono aperto a disposizione dei politici. Il commentatore non può solo riferire ciò che dicono i politici (i quali peraltro di solito non dicono alcunché). Il suo compito è invece provare a ricostruire un quadro sensato, ragionato, comprensibile di ciò che accade. Ogni ricostruzione è parziale, figlia di uno sguardo e di un punto di vista, ma ciò non va confuso con mistificazione o distorsione della realtà. L'oggettività è un mito, uno pseudo-concetto per spiriti rozzi e incolti. L'uomo non conosce fatti bruti, ma solo argomenti e spiegazioni. Un pugno sul tavolo è certamente un fatto, ma non è un buon argomento. Meno che mai in politica. E fin qui la cronaca. Ma un acuto commentatore politico è tale se offre spunti per allargare, modificare e interagire col teatro della politica.

Se costringe gli attori a chiarimenti, disvelamenti, uscite pubbliche è perché il suo unico referente è il lettore. Se il lettore ha compreso un pizzico in più dell'oggetto studiato, l'obiettivo è raggiunto. Questa lunga premessa serve ad introdurre il commento della giornata di ieri. Due conferenze stampa: una al mattino del Consigliere regionale Mennea; l'altra al pomeriggio del Sindaco Maffei. Due conferenze stampa che non avrebbero mai avuto luogo senza il sasso (siamo piccoli Davide con la fionda) lanciato da Barlettalife indicando in Mennea l'epicentro della crisi politica barlettana. Le due conferenze stampa hanno indicato due narrazioni differenti. Dal Vangelo secondo Mennea, Mennea sostiene che esista un accordo pre-elettorale tra Maffei e Caracciolo in cui il primo avrebbe assegnato al secondo (o a un uomo da lui indicato) la presidenza del Consiglio. Questo accordo non trova numeri a sostegno nel gruppo del Pd. Dunque i sei consiglieri del Pd pro-Lasala stanno conducendo una battaglia per liberare Maffei dall'abbraccio fatale con Caracciolo. Soluzione per la presidenza: o uno dei 6 consiglieri pro-Lasala; o, extrema ratio, chiunque tranne uno dei quattro consiglieri a sostegno di Delvecchio (Caracciolo, Scelzi, Torre e lo stesso Delvecchio). Dal Vangelo secondo Maffei La narrazione di Maffei è diversa. Il sindaco ha attribuito, in sede di tavolo politico, al Pd, primo partito della coalizione, la presidenza del Consiglio. Ruolo istituzionale di mediazione ed estremamente importante su cui il gruppo del Pd si è avvitato. Mennea difende un gruppo del Pd perché in rotta con Maffei sin dal post-regionali (in cui il Sindaco aveva sostenuto proprio Mennea).

L'individuazione non può essere oggetto di scontri fra micro-gruppi. Soluzione per la presidenza: se il Pd ammette di non essere in grado di dare indicazione unanime, la palla passi al tavolo politico e quindi emerga una indicazione o da altro partito della maggioranza o dall'opposizione. Che fare? A noi, abbastanza laici da non avere Vangeli, abbastanza laici da non avere la Processione (e l'assenza del Sindaco) come cartina di tornasole per la crisi politica, pare che il Pd abbia già fallito nella sua missione esplorativa. La soluzione è quindi fuori dal Pd. La settimana prossima, il 19, è convocato il consiglio comunale. Il tavolo politico si muoverà alla ricerca di una quadra. Certamente è possibile individuare una personalità in grado di ricompattare la maggioranza. A questo punto è auspicabile un consenso quanto più ampio possibile. Oltre al ruolo istituzionale, il prossimo Presidente del Consiglio sarà anche il simbolo, l'emblema di una coesione recuperata. E se figura di garanzia dev'essere, è doveroso ricercare anche i consensi dell'opposizione. Ci sono diversi consiglieri esperti e che ricevono apprezzamento a destra, al centro e a sinistra. Occorre accantonare la politica muscolare di questo primo scorcio di consiliatura. Si seppellisca l'ascia di guerra. Si fermino le esaltazioni del consenso (il primo partito, il primo degli eletti, le mille preferenze). Se il richiamo alla situazione di crisi e alle nuove povertà in entrambe le conferenze stampa non sono solo sermoni, i protagonisti di questa vicenda facciano tutti un passo indietro. I consiglieri agiscano secondo l'interesse della città. E' la città che rappresentano, prima che il partito. Sappiano che il popolo è più saggio di quanto credono alcuni. E probabilmente non darà un'altra possibilità al centrosinistra.