Tragedia dell'operaio barlettano Giuseppe Dilernia, 11 anni dopo arriva l'accusa di omicidio colposo
Titolare dell'azienda accusato di aver ignorato il Dpr per la sicurezza sul lavoro. Riapertura del caso su stimolo dell'associazione "Nessuno dimentichi Abele"
mercoledì 25 luglio 2012
12.35
Aveva 56 anni il barlettano Giuseppe Dilernia, operaio della ditta edile di Vincenzo Salso morto undici anni fa in un tragico incidende sul lavoro, inaspettatamente colpito in pieno da una carriola che penzolava pericolosamente sulla testa mentre impastava il cemento. Avvenne il 27 marzo 2001 in un cantiere di Margherita di Savoia durante i lavori di ripristino di un appartamento situato al terzo piano di via Turati. Quattro giorni di pena in ospedale, poi la scomparsa.
Un nome inserito tra l' infinita sfilza di coloro che ogni anno muoiono sul luogo di lavoro per incidenti fatali che sarebbero stati facilmente evitati, ma la rabbia dei familiari e chi sapeva del vero significato di quella che in un primo momento è parsa una tragica fatalità ha spinto gli inquirenti a procedere ancora una volta nelle indagini portando avanti l'ipotesi di omicidio colposo. Dopo due archiviazioni, è giunta l'ennesima richiesta di riapertura delle indagini da parte degli avvocati Filograsso e Pechechera dell'associazione barlettana "Nessuno dimentichi Abele" che hanno già accertato le prime presunte responsabilità del titolare dell'impresa per la morte in base ad una dettagliata ricostruzione tecnica. Questa volta più che mai gli avvocati dell'associazione barlettana sono intenzionati ad arrivare infondo al caso, spronati da questo e tanti accadimenti simili che irrisolti hanno fatto vivere impuniti i responsabili, oppure completamente caduti nel buoio degli anni per la voglia di dimenticare e non soffrire più cercando di convincersi che sia stato colpa del fato. In questi casi il Fato poco c'entra.
Sarebbero infatti state integralmente violate le norme del Dpr 547/55, per la tutela della sicurezza dei lavoratori, omettendo di «proteggere adeguatamente, contro la caduta o l'investimento di materiali, la postazione di lavoro occupata dal Dilernia, omettendo di predisporre mezzi tecnici idonei o cautele adeguate a protezione della medesiam postazione». Alcuna attrezzatura antinfortunistica utilizzata, nessuna attenzione da parte dei preposti delle deficienze dei dispositivi e dei mezzi di sicurezza e di protezione, nonché le altre eventuali condizioni di pericolo di cui venissero a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza e nell'ambito delle loro competenze e possibilità, per eliminare o ridurre dette deficienze o pericoli, in particolare sulla base della relazione lo stesso pubblico ministero ha ipotizzato a carico del titolare dell'impresa di aver «omesso di disporre le manovre inerenti il montacarichi ad argano, in modo da evitare il passaggio di carichi sospesi sulla postazione di lavoro occupata dal Dilernia e consentiva che le manovre per il sollevamento, trasporto dei carichi non fossero tempestivamente preannunciate con apposite segnalazioni».
Notificato dal pm Rosa Pensa, titolare del fascicolo, un avviso di conclusione delle indagini all' indagato che per prassi avrà venti giorni per chiedere al pubblico ministero un supplemento d'indagine e di essere interrogato, eventualità da valutare ad esclusiva cura del Pm.
[G.D.]
Un nome inserito tra l' infinita sfilza di coloro che ogni anno muoiono sul luogo di lavoro per incidenti fatali che sarebbero stati facilmente evitati, ma la rabbia dei familiari e chi sapeva del vero significato di quella che in un primo momento è parsa una tragica fatalità ha spinto gli inquirenti a procedere ancora una volta nelle indagini portando avanti l'ipotesi di omicidio colposo. Dopo due archiviazioni, è giunta l'ennesima richiesta di riapertura delle indagini da parte degli avvocati Filograsso e Pechechera dell'associazione barlettana "Nessuno dimentichi Abele" che hanno già accertato le prime presunte responsabilità del titolare dell'impresa per la morte in base ad una dettagliata ricostruzione tecnica. Questa volta più che mai gli avvocati dell'associazione barlettana sono intenzionati ad arrivare infondo al caso, spronati da questo e tanti accadimenti simili che irrisolti hanno fatto vivere impuniti i responsabili, oppure completamente caduti nel buoio degli anni per la voglia di dimenticare e non soffrire più cercando di convincersi che sia stato colpa del fato. In questi casi il Fato poco c'entra.
Sarebbero infatti state integralmente violate le norme del Dpr 547/55, per la tutela della sicurezza dei lavoratori, omettendo di «proteggere adeguatamente, contro la caduta o l'investimento di materiali, la postazione di lavoro occupata dal Dilernia, omettendo di predisporre mezzi tecnici idonei o cautele adeguate a protezione della medesiam postazione». Alcuna attrezzatura antinfortunistica utilizzata, nessuna attenzione da parte dei preposti delle deficienze dei dispositivi e dei mezzi di sicurezza e di protezione, nonché le altre eventuali condizioni di pericolo di cui venissero a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza e nell'ambito delle loro competenze e possibilità, per eliminare o ridurre dette deficienze o pericoli, in particolare sulla base della relazione lo stesso pubblico ministero ha ipotizzato a carico del titolare dell'impresa di aver «omesso di disporre le manovre inerenti il montacarichi ad argano, in modo da evitare il passaggio di carichi sospesi sulla postazione di lavoro occupata dal Dilernia e consentiva che le manovre per il sollevamento, trasporto dei carichi non fossero tempestivamente preannunciate con apposite segnalazioni».
Notificato dal pm Rosa Pensa, titolare del fascicolo, un avviso di conclusione delle indagini all' indagato che per prassi avrà venti giorni per chiedere al pubblico ministero un supplemento d'indagine e di essere interrogato, eventualità da valutare ad esclusiva cura del Pm.
[G.D.]