«Ti sta bene bastardo, devo finire di ucciderti da un'altra parte»
Delitto sfiorato dopo un efferato pestaggio "passionale"
giovedì 14 agosto 2014
19.25
Sfiorato il delitto a Barletta, e sembrerebbe che l'omicidio si sia evitato solo per puro caso "riducendosi" ad un violentissimo pestaggio che definire passionale non ha alcun senso di fronte all'efferatezza della dinamica.
Nel pomeriggio di ieri il personale del Commissariato di Barletta ha arrestato il quarantacinquenne C.A. e il trentaquattrenne R.F., entrambi di Barletta, colti in flagranza di reato di sequestro di persona e lesioni aggravate in concorso.
Proprio ieri infatti due agenti del commissariato liberi dal servizio si trovavano all'interno del Pronto Soccorso di Barletta: qui hanno visto che una persona lì presente era stata violentemente aggredita da tre soggetti, per una questione legata ad un particolare rapporto di amicizia fra la moglie di uno degli aggressori e la vittima. Il soggetto aggredito, dopo le opportune visite mediche veniva ricoverato presso il reparto di chirurgia generale per le fratture e le numerose ecchimosi riportate, la motivazione medica è stata: "trauma cranio facciale con ematomi multipli del volto e della regione frontale frattura delle ossa nasali, contusioni multiple del torace, reazione ansiosa con prognosi di venti giorni.
L'uomo è stata immediatamente sentito a verbale e ha riferito che, da diverso tempo, a seguito di alcuni suoi messaggi e comunicazioni telefoniche fatte alla moglie di uno degli aggressori, era stata spesso aggredito fisicamente arrivando persino a subire il danneggiamento della propria autovettura, con il taglio dei pneumatici. Tuttavia non aveva denunciato questi episodi in quanto il principale aggressore gli avrebbe chiesto scusa.
Ma non finisce qui. L'ultimo episodio avviene nella mattinata di ieri quando la vittima è stata contattata telefonicamente da C.A. per un chiarimento. All'incontro che è conseguito dapprima l'aggressore ha afferrato la vittima per il braccio e costretta ad entrare nella propria abitazione. Qui ad attenderlo trovava il figlio minorenne di C.A. ed il cognato R.F. e giù botte. Nonostante il tentativo della vittima di evitare colpi fatali, veniva aggredito violentemente da padre e figlio, che lo colpivano in ogni parte del corpo procurandogli diverse ferite. La vittima ha subito iniziato a gridare chiedendo aiuto aiuto al cognato di uno dei due aggressori ma questi si rifiutava di intervenire anzi, incitando il cognato ed il nipote a colpire con ancora più violenza dicendo: «Ti sta bene bastardo quello che ti stanno facendo, devi morire, dovevi pensarci prima a quello che hai fatto» sbarrandogli ogni via di fuga.
Non appena la violenza dei due sembrava essersi fermata, alla vista del sangue il principale aggressore in preda alla rabbia lo afferrava per un braccio e lo trascinava giù per le scale con l'intento di metterlo all'interno della propria autovettura e portarlo in un altro luogo per ultimare il suo piano delittuoso.
Il suo intento lo ripeteva ad alta voce dicendo: «Ti devo uccidere, devo finire di ucciderti da un'altra parte». Ma nonostante ciò la vittima riusciva a fuggire e ad evitare che si realizzasse il piano delittuoso dei tre.
Stante le inconfutabili fonti di prova raccolte e considerato lo stato di flagranza del reato C.A. e R.F. venivano arrestati ed associati alla casa circondariale di Trani, mentre il minore veniva deferito in stato di libertà. Le indagini venivano coordinate dal pubblico ministero dott. Michele Ruggiero.
Nel pomeriggio di ieri il personale del Commissariato di Barletta ha arrestato il quarantacinquenne C.A. e il trentaquattrenne R.F., entrambi di Barletta, colti in flagranza di reato di sequestro di persona e lesioni aggravate in concorso.
Proprio ieri infatti due agenti del commissariato liberi dal servizio si trovavano all'interno del Pronto Soccorso di Barletta: qui hanno visto che una persona lì presente era stata violentemente aggredita da tre soggetti, per una questione legata ad un particolare rapporto di amicizia fra la moglie di uno degli aggressori e la vittima. Il soggetto aggredito, dopo le opportune visite mediche veniva ricoverato presso il reparto di chirurgia generale per le fratture e le numerose ecchimosi riportate, la motivazione medica è stata: "trauma cranio facciale con ematomi multipli del volto e della regione frontale frattura delle ossa nasali, contusioni multiple del torace, reazione ansiosa con prognosi di venti giorni.
L'uomo è stata immediatamente sentito a verbale e ha riferito che, da diverso tempo, a seguito di alcuni suoi messaggi e comunicazioni telefoniche fatte alla moglie di uno degli aggressori, era stata spesso aggredito fisicamente arrivando persino a subire il danneggiamento della propria autovettura, con il taglio dei pneumatici. Tuttavia non aveva denunciato questi episodi in quanto il principale aggressore gli avrebbe chiesto scusa.
Ma non finisce qui. L'ultimo episodio avviene nella mattinata di ieri quando la vittima è stata contattata telefonicamente da C.A. per un chiarimento. All'incontro che è conseguito dapprima l'aggressore ha afferrato la vittima per il braccio e costretta ad entrare nella propria abitazione. Qui ad attenderlo trovava il figlio minorenne di C.A. ed il cognato R.F. e giù botte. Nonostante il tentativo della vittima di evitare colpi fatali, veniva aggredito violentemente da padre e figlio, che lo colpivano in ogni parte del corpo procurandogli diverse ferite. La vittima ha subito iniziato a gridare chiedendo aiuto aiuto al cognato di uno dei due aggressori ma questi si rifiutava di intervenire anzi, incitando il cognato ed il nipote a colpire con ancora più violenza dicendo: «Ti sta bene bastardo quello che ti stanno facendo, devi morire, dovevi pensarci prima a quello che hai fatto» sbarrandogli ogni via di fuga.
Non appena la violenza dei due sembrava essersi fermata, alla vista del sangue il principale aggressore in preda alla rabbia lo afferrava per un braccio e lo trascinava giù per le scale con l'intento di metterlo all'interno della propria autovettura e portarlo in un altro luogo per ultimare il suo piano delittuoso.
Il suo intento lo ripeteva ad alta voce dicendo: «Ti devo uccidere, devo finire di ucciderti da un'altra parte». Ma nonostante ciò la vittima riusciva a fuggire e ad evitare che si realizzasse il piano delittuoso dei tre.
Stante le inconfutabili fonti di prova raccolte e considerato lo stato di flagranza del reato C.A. e R.F. venivano arrestati ed associati alla casa circondariale di Trani, mentre il minore veniva deferito in stato di libertà. Le indagini venivano coordinate dal pubblico ministero dott. Michele Ruggiero.