Savasta e la Shalom battuti al TAR

Le verità cominciano a venire a galla. Strane telepatie tra Bernardini e Savasta

venerdì 29 marzo 2013 12.29
A cura di Alessandro Porcelluzzi
Quella che stiamo per raccontare è una storia complessa. Cominciamo dalla fine. La sentenza pubblicata il 25 Marzo 2013 del TAR Puglia, sezione Prima, respinge il ricorso della cooperativa sociale Shalom contro il Comune di Barletta e "lo dichiara in parte irricevibile, in parte inammissibile e comunque in parte infondato". Si chiude una vicenda lunga quasi due anni. Al centro del contenzioso l'appalto per i servizi di assistenza domiciliare integrata. Un appalto, in cui si è classificata prima un'ATI di Andria, e nella cui gara la Shalom (che non ha mai smesso di svolgere tale servizio…) arriva solo quarta. La procedura di gara comincia nel giugno 2011. Da allora comincia una guerra di trincea tra ricorsi, diffide e affidamenti in proroga. In sostanza, in attesa che la Giustizia amministrativa si pronunciasse, il Comune ha continuato a far lavorare la Shalom, alle condizioni precedenti. Di questo, e dei pesanti risvolti politici rispetto all'amministrazione Maffei, la nostra testata aveva già raccontato al momento di insediamento della Commissaria prefettizia. A guidare l'epopea giudiziaria contro il Comune, e qui viene il primo elemento gustoso, l'avvocato Maurizio Savasta: è lui il difensore della cooperativa Shalom. Maurizio Savasta, il candidato sindaco in pectore dell'area Caracciolo. Anche se sia Caracciolo sia Savasta a singhiozzo reclamano la propria autonomia l'uno dall'altro e la propria indipendenza nei rispettivi ruoli. Non si possono, tuttavia, trascurare le dichiarazioni dello stesso Savasta e un documento di alcuni dissidenti del partito dell'area Caracciolo che invocano le Primarie per sostenere l'avvocato.

Ma la vicenda si complica ancor di più a Palazzo di Città. L'ingegner Ernesto Bernardini, in quel momento dirigente ai Servizi sociali, convalescente dopo un lungo periodo di malattia, trova però il tempo di scrivere una determina, il 25 gennaio scorso (la n.100 che trovate in allegato). Invocando "motivazioni di pubblico interesse" fa una cosa quanto meno anomala per un burocrate: chiede di revocare l'intera procedura di gara del SADH, una procedura distinta rispetto a quello di assistenza domiciliare integrata, ma identica dal punto di vista sostanziale. La data è importante: perché il 6 marzo al TAR si sarebbe discusso del merito dell'affidamento della gestione del servizio di assistenza domiciliare integrata. È come se il secondo di un pugile, prima del round decisivo, invitasse il suo pugile ad abbassare la guardia. È alquanto curioso che i motivi di rilievo sollevati dall'avvocato Savasta per il servizio di assistenza domiciliare integrata coincidano quasi perfettamente con quelli, difesi come di "interesse pubblico", elencati dall'ing. Bernardini nella determina 100. Insomma Bernardini, sicuramente inconsapevolmente, non solo lavora per il Re di Prussia, invece che per il Comune, ma soffre anche di telepatia con l'avvocato della cooperativa, Maurizio Savasta. In un film commerciale qualcuno penserebbe a gemelli separati alla nascita. Se fossero politici, ma non lo sono (ancora?), qualcuno parlerebbe di un comune ghost-writer.

Preoccupate note interne, debitamente protocollate e riservate, diventano corrispondenza frenetica sullo scottante argomento ed evidenziano puntigliosamente i punti critici della determina 100; ne consegue l'invito della Segretario generale, che "contesta formalmente il contenuto della determina n.100" e invita "il dirigente in indirizzo (ing. Bernardini, ndr) a ripristinare le condizioni di legittimità, regolarità e correttezza dell'azione amministrativa". Lo fa la dirigente pro-tempore al settore Servizi sociali. Con la determina 366, anche questa in allegato, viene revocata la 100. La fine della storia la conoscete già. In extremis il Comune ha evitato di soccombere di fronte al TAR. Si tratta di una vicenda importante, non solo simbolicamente. Stiamo parlando di un appalto con base d'asta 451.500 euro. Un assistente sociale per quel servizio riceve 19,26 euro, un operatore sociosanitario 16,48. Parliamo di moltissime ore di lavoro, di moltissimi posti di lavoro. Ovviamente, non è nemmeno il caso di dirlo, per l'intera durata della vicenda, nessun consigliere comunale, di maggioranza o di opposizione, ha presentato interrogazioni nei confronti di Ernesto Bernardini su questa questione.
Determinazione dirigenziale 00100Albo Pretorio 10489Determinazione dirigenziale 00366Revoca determinazione dirigenzialeSentenza Tar Puglia 00426Sentenza del Tribunale regionale AmministrativoContestazione determinazione 100-2013Come da allegato