Sale la rabbia di via Roma
I colpevoli della tragedia dovranno essere puniti. Crollano i residui calcinacci di dimenticata fiducia nelle istituzioni
martedì 4 ottobre 2011
Ancor più di ieri sale la rabbia degli affetti che oggi piangono i loro cari. Chissà se anche questa rabbia e il conseguente dolore, come lo è il crollo della palazzina, si può considerare annunciato. Sale questa rabbia, si arrampica dopo i soccorsi, sulle macerie e sanguina sui pezzi di tufo. Tenta invano di ricostruire il recente dramma. Tenta di ripristinarlo, provando a cancellare il dolore. Si ascolta distinto l'urlo acuto che per tutta la notte e anche questa mattina si lamenta su ogni briciolo di polvere distruttiva in via Roma.
La voglia assurda di rientrare nella vita felice e dinamica di ogni giorno. Invece sale la concezione dello sdegno di una trappola mortale nella quale ingiustamente, si, ingiustamente, sono cadute le vittime del crollo polveroso della centralissima via Roma. Crollano i residui calcinacci di dimenticata fiducia nelle istituzioni che ora, inevitabilmente avranno l'obbligo di frantumarsi non prima di aver giustificato la loro vacanza tecnica su una palazzina già puntellata e sulla quale l'appuntamento con il disastro era certo. Costoro, la gente di quella strada, tutti coloro che sapevano dell'annunciato e denunciato disastro sin dai primi attimi del crollo, cercavano con lo sguardo possibili identità politiche e amministrative per annunciare, perfino violento, il crollo del loro sistema nervoso che oramai nudo avrebbe prodotto altri danni forse anch'essi irreparabili.
Crolla la palazzina, e la rabbia circoscritta in via Roma, oggi, in tutta la grande città, diventa collettiva. S'innalza rigida, incrollabile. Questa volta appare definitivo lo sdegno; lo favorisce anche un sistema mediatico d'avanguardia, una tecnologia che in tempo reale mette in minoranza le molteplici responsabilità e le inchioda sia moralmente che graficamente su ogni sito del mondo. E' sicuramente tempo per una visibile acuta punizione. Se non dovesse esistere, gli amministratori di questa città polverizzata da troppe concessioni politiche e strutturali la inventino. Trasgrediscano ogni morale, invochino qualsivoglia responsabilità fisica e la trasmettano al mondo in nome dei morti del crollo di via Roma.
La voglia assurda di rientrare nella vita felice e dinamica di ogni giorno. Invece sale la concezione dello sdegno di una trappola mortale nella quale ingiustamente, si, ingiustamente, sono cadute le vittime del crollo polveroso della centralissima via Roma. Crollano i residui calcinacci di dimenticata fiducia nelle istituzioni che ora, inevitabilmente avranno l'obbligo di frantumarsi non prima di aver giustificato la loro vacanza tecnica su una palazzina già puntellata e sulla quale l'appuntamento con il disastro era certo. Costoro, la gente di quella strada, tutti coloro che sapevano dell'annunciato e denunciato disastro sin dai primi attimi del crollo, cercavano con lo sguardo possibili identità politiche e amministrative per annunciare, perfino violento, il crollo del loro sistema nervoso che oramai nudo avrebbe prodotto altri danni forse anch'essi irreparabili.
Crolla la palazzina, e la rabbia circoscritta in via Roma, oggi, in tutta la grande città, diventa collettiva. S'innalza rigida, incrollabile. Questa volta appare definitivo lo sdegno; lo favorisce anche un sistema mediatico d'avanguardia, una tecnologia che in tempo reale mette in minoranza le molteplici responsabilità e le inchioda sia moralmente che graficamente su ogni sito del mondo. E' sicuramente tempo per una visibile acuta punizione. Se non dovesse esistere, gli amministratori di questa città polverizzata da troppe concessioni politiche e strutturali la inventino. Trasgrediscano ogni morale, invochino qualsivoglia responsabilità fisica e la trasmettano al mondo in nome dei morti del crollo di via Roma.