Quali soluzioni per il litorale di Barletta?

La riflessione del geologo Ruggiero Maria Dellisanti. La barriera frangiflutti potrebbe limitare l’erosione costiera

domenica 10 giugno 2012
Con la consueta attenzione per le problematiche ambientali di Barletta e dell'intera sesta provincia, il geologo Ruggiero Maria Dellisanti propone ai lettori di Barlettalife una riflessione sullo "stato di salute" del litorale barlettano e sulle soluzioni più coerenti da attuare per limitare i danni dell'erosione costiera.

«Desidero ricordare agli addetti e non addetti ai lavori, che il sistema di protezione di una costa è un problema estremamente complesso che non può essere liquidato in modo semplicistico con l'applicazione di questo o di quel sistema in grado di risolvere il problema dell'erosione che affligge la nostra costa. Diverse pubblicazioni di carattere scientifico, a livello internazionale, indicano soluzioni con, ahimè, alterni risultati. Quello che funzione in un determinato luogo non significa che necessariamente può e deve funzionare anche in un altro luogo poiché le variabili che entrano in gioco sono diverse e non sempre sono conosciute le interazione con i fattori locali.

Nel caso specifico del litorale di Barletta, esteso per 14,25 km tra ponente e levante, il problema dell'erosione costiera è influenzato da cause geoambientali che interagiscono a loro volta con cause antropiche e entrambe nel corso dei secoli hanno subito un'evoluzione. Un primo fattore evolutivo da considerare è che il litorale di Barletta è un litorale geologicamente giovane. La formazione della costa bassa e sabbiosa è giovane, gli attuali depositi di spiaggia hanno una storia geologica sedimentaria molto recente. Il nostro litorale, con il suo ampio arenile, si è formato in circa 150 anni, tempo questo molto breve nella scala geologica.

Esso è stato determinato dalla presenza di fattori:
a) dalla presenza della diga foranea, rappresentata dal braccio di ponente del porto, realizzata alla fine del 1800;
b) trasporto solido operato dal fiume Ofanto.

È altresì doveroso ricordare come alla fine del 1800 cioè prima della realizzazione del nuovo porto la linea di costa era rappresentata dalla falesia posta in prossimità del costone del cimitero, così come risulta dalle stampe dell'epoca quando si accedeva al mare attraverso un pontile collegato a delle palafitte. Il fiume Ofanto, sempre in quel periodo, aveva un trasporto solido cioè di detriti, enormemente più grande dell'attuale. A partire dagli anni settanta del novecento la portata solida del fiume si è drasticamente ridotta, all'attuale 10 % dell'originario, a seguito della creazione, di ben sette invasi artificiali che oltre a raccogliere le acque del fiume hanno trattenuto anche i suoi sedimenti con la conseguente drastica riduzione di apporto solido utilizzato dal mare per il suo ripascimento naturale, che sbarrato dal braccio di ponente, ha dato luogo alla formazione dell'ampio arenile. Le sabbie del fiume Ofanto, caratteristiche per il loro colore scuro, hanno alimentato l'intero tratto adriatico della costa pugliese, giungendo sino ad Otranto. La presenza, sempre in prossimità del braccio di ponente, di un avanzamento della linea di costa è imputabile, a mio giudizio, all'interazione con cause di natura antropica la cui principale responsabilità è imputabile a sedimenti fini depositati non dal fiume ma dalla condotta sottomarina proveniente dall'impianto cittadino di depurazione della acque reflue, che funzionando male, scarica a mare e conseguentemente deposita sulla costa e sull'arenile quello che quotidianamente noi produciamo. Ipotizzare l'utilizzo di sistemi dai nomi anglofoni, tanto per darci un tono, serve a poco nel nostro sistema che deve tener conto delle interazioni e situazioni precedentemente descritte, mentre sarebbe più opportuno basarsi sulle osservazioni e sull'esperienza di quanto già realizzato in zona per cercare di dare risposte più concrete, pertanto credo che sia utile far tesoro degli errori commessi nel passato per evitarne altri e progettare qualcosa in grado di dare risposte significative.

La famosa barriera frangiflutto, oggetto del finanziamento da 2,1 Ml di euro, e in attesa di approvazione definitiva, altro non è che la prosecuzione di quanto già realizzato a protezione del villaggio turistico Fiumara effettuato sulla fine degli anni novanta del novecento il cui esito è sotto gli occhi di tutti. L'iniziale costa bassa e sabbiosa è stata trasformata in una costa bassa e rocciosa e il ripascimento naturale, previsto in progetto, non si è mai realizzato lasciando il litorale a un ammasso informe di pietre, poco incline all'utilizzo turistico. Le ville private però, sono state salvate! Oggi si invitano esperti per cercare di dare risposte, ma le soluzioni proposte, non essendo coadiuvati da tecnici locali, sono necessariamente limitate ad una visione dell'analisi geodinamica, non potendo mettere in relazione le interazioni tra cause antropiche locali e cause naturali. Si finanziano progetti, senza prendere in considerazione la causa scatenante del problema, qual è la diminuzione della portata solida, cercando soluzioni con rimedi che finiscono con l'aggravare il problema e magari auto gratificandosi per la soluzione finalizzata a proteggere non la costa ma le aree catastali, private, poste a monte del tratto oggetto di erosione.

Il problema è quindi anche di natura politica, nel senso più ampio del termine, cioè capire cosa si vuole proteggere, la costa allo scopo di permettere che la stessa venga successivamente urbanizzata, e in questo caso non c'è ombra di dubbio che la barriera frangiflutto rappresenti l'opera che più si addice a questo intervento, essa è rapida, duratura, snatura l'habitat costiero e protegge dal moto ondoso gli insediamenti. Se invece si vuole rinaturalizzare la costa e assicurare ai nostri figli un patrimonio ambientale, naturalistico, e ecosostenibile duraturo, in grado di generare profitti per la collettività e per gli investimenti effettuati, allora non c'è altra soluzione che considerare come unico, il sistema costituito dalla protezione del fondale, (ad es. con la posa e protezione delle piante acquatiche, tipo la posidonia), dal ripascimento litorale, (da effettuare anche con cave di prestito al largo), dalla manutenzione della spiaggia e degli arenili, (con la posa a dimora di piante fissatrici sabbia quali la salicornia) e dalla protezione del sistema retrodunale (siepi, alberi, dune, ecc), il tutto visto in una visione unica e non settoriale».

Qualcuno sicuramente obietterà che tale intervento oggi non è stato finanziato, mentre abbiamo i soldi, da spendere subito, per realizzare la barriera e quindi non è concepibile perdere il finanziamento a questi rispondo con una nota proveniente dall'allegato 3.1 della D.G. n° 1185 del 31/05/2011, avente per oggetto "Approvazione delle Linee guida per la individuazione di interventi tesi a mitigare le situazioni di maggiore criticità delle coste basse pugliesi", dove alla pag. 58 e succ., si legge quanto segue:

A levante del villaggio "La Fiumara" negli anni, ed anche recentemente, sono state realizzate altre opere trasversali e radenti che non hanno avuto grande effetto, anzi hanno spostato man mano l'erosione sottoflutto. Dall'analisi del comportamento morfodinamico del litorale da Margherita di Savoia a Barletta, appare evidente che una qualsiasi politica di utilizzazione e di difesa del litorale deve assolutamente tener conto delle complesse dinamiche evolutive del litorale. In linea generale, date le caratteristiche del trasporto solido longitudinale, è sconsigliato l'uso di pennelli trasversali emergenti sia sul tratto di litorale a ponente della foce dell'Ofanto, che su quello a levante, così come il ricorso ad interventi localizzati che irrigidendo un tratto di litorale mettono in sofferenza quelli adiacenti. …Visto il deficit sedimentario della Sub Unità, anzitutto si impone di intraprendere azioni di mitigazione dirette a favorire il trasporto di sedimenti dal bacino dell'Ofanto a mare. Per far fronte a deficit sedimentari locali e/o per realizzare ripascimenti artificiali di arenili di particolare pregio socioeconomico, occorre individuare cave terrestri e/o sottomarine da cui prelevare sedimenti compatibili con quelli presenti nei siti su cui fare gli interventi. … Per il tratto a levante della foce dell'Ofanto, vista la diffusa erosione in atto e la diversa risposta del litorale sotto l'azione del moto ondoso, anche a causa delle varie tipologie di opere su di esso eseguite negli anni, si impone un intervento di riqualificazione delle opere esistenti e ripascimenti protetti dei litorali con forte valenza socio economico, a partire dai litorali posti subito a levante della foce dell'Ofanto. …Per il tratto a levante della foce dell'Ofanto, vista la diffusa erosione in atto e la diversa risposta del litorale sotto l'azione del moto ondoso, anche a causa delle varie tipologie di opere su di esso eseguite negli anni, si impone un intervento di riqualificazione delle opere esistenti e ripascimenti protetti dei litorali con forte valenza socio economico, a partire dai litorali posti subito a levante della foce dell'Ofanto. Per eseguire i ripascimenti si potrebbero utilizzare i sedimenti che si sono accumulati alla radice del molo di ponente del porto di Barletta, visto che il nuovo Piano Regolatore Portuale del porto di Barletta prevede un ampliamento dell'aria portuale alla radice della diga sopraflutto con la realizzazione di una colmata che dovrebbe occupare proprio la zona in cui vi è il massimo accumulo di sabbia.

Lascio all'intelligenza del lettore ogni valutazione e commento».