«Polveri sottili: fate i controlli medici ora per chiedere i danni dopo»
Il coordinamento contro gli inceneritori propone una class action. Interviene anche il Collettivo Exit di Barletta
lunedì 25 ottobre 2010
Riceviamo e pubblichiamo una nota del coordinamento No biomasse ed inceneretori composto da Salvatore Ferrante (Legambiente Canosa), Ruggiero Isernia (Legambiente San Ferdinando), Alessandro Zagaria (Collettivo Exit Barletta), Francesco Bartucci (Legambiente Trani), Maurizio Monopoli (Bisceglie) e Domenico Damiano Piscardi (coordinamento comitati per Andria città sana). Nel documento vengono illustrate delle proposte per contrastare i progetti di realizzazione di impianti inquinanti nel territorio della Bat:
«Nella Provincia di Barletta, Andria, Trani conviviamo quotidianamente con uno stato emergenziale legato alle molteplici proposte per la realizzazione di impianti ad elevatissimo impatto ambientale. Si susseguono vertiginosamente istanze per la realizzazione di inceneritori, impianti a biomasse e cementifici. Tali proposte hanno tutte un unico comune denominatore identificabile con l'insaziabile desiderio di speculazioni economiche perpetrate da pochi soggetti sull'ambiente e sulla sempre più esposta salute dei cittadini.
Basterebbero le sole recenti vicende legate al cementificio di Barletta della Buzzi Unicem, e sul recentissimo sequestro della Idapro di Trani, per bocciare senza alcun appello la pratica dell'incenerimento. Nel cementificio di Barletta sono in corso pratiche autorizzative per incrementare il già elevatissimo incenerimento di materie plastiche dalle attuali 26mila tonnellate all'anno sino alle preannunciate 80mila tonnellate all'anno.
L'impianto di incenerimento e trattamento della Idapro è stato posto sotto sequestro con una conseguente amministrazione controllata per palesi irregolarità ambientali legate alle emissioni ed alla mancata applicazione della procedura di autorizzazione integrata ambientale (Aia). Forse basterebbero solo questi due pericolosi impianti per spiegare la crescente incidenza di patologie letali sui territori della Bat, ma se si considerano anche le interazioni negative con il traffico automobilistico e tutte le altre sorgenti inquinanti emissive presenti nella provincia l'allarme ambientale e sanitario dovrebbe essere inquietante al punto da sconvolgere anche il radicato ottimismo degli amministratori comunali, provinciali e regionali.
Il coordinamento No biomasse ed inceneritori, attivamente impegnato per contrastare l'abnorme diffondersi di mega-impianti ad elevato impatto eco-sanitario sul territorio, ha potuto verificare che sul progetto per il nuovo cementificio di Trani proposto dalla General Cement Puglia, gravano pesanti anomalie procedurali come la mancata applicazione della procedura di autorizzazione integrata ambientale (Aia) prevista dal decreto legislativo numero 59 del 18 febbraio 2005 per tutti gli impianti che producono quantitativi di clinker-cemento maggiori di 500 tonnellate all'anno. Questa stranezza procedurale, oltre a costituire un ulteriore beneficio economico nei riguardi della ditta proponente impedisce l'adozione delle migliori tecniche conosciute per la mitigazione degli impatti ecologici e sanitari.
Tutto ciò dovrebbe allarmare, anche e soprattutto, i politici locali che, respirando la stessa aria dei cittadini, risultano similmente esposti alle emissioni inquinanti. Invece, ciò non si verifica. Anzi, sempre più frequentemente rileviamo la cieca fiducia degli amministratori nei confronti delle strabilianti magie raccontate dalle ditte proponenti. Per altri versi, pur sforzandoci di scorgere qualche segnale vitale nella sensibilità ecologista dei rappresentanti politici, intravediamo unicamente timide affermazioni che non evidenziano mai, in maniera chiara ed incontrovertibile , posizioni ecologicamente ben definite.
Il pensiero criptico degli Amministratori locali è ben rappresentato dalla fumosa posizione nella gestione sulle tematiche ambientali della Provincia Bat, che su tali progetti, è chiamata con cognizione di causa ad esprimersi e a condurre i procedimenti di valutazione d'impatto ambientale. Ci appare incredibile che i politici della sesta provincia non siano mai stati colti da dubbi circa la necessità di porre un freno al dilagare dei progetti di impianti a biomasse; che non si siano mai espressi nei confronti dell'incenerimento di materie plastiche da parte della Buzzi Unicem, nell'abitato di Barletta; che ignorino la mancata applicazione della procedura di autorizzazione integrata ambientale per il nuovo cementificio proposto a Trani.
E' ormai evidente che su tali questioni ci sono sensibilità ben differenti. Se da un lato vi sono le associazioni ambientaliste, i comitati, i contro-forum, e tutte le forze di base della cittadinanza attiva; dall'altro vi è l'inossidabilità degli amministratori regionali, provinciali e locali, che non sono mai attanagliati dal tarlo del dubbio. Per loro è solo un caso che il nuovo cementificio di Trani sorgerà a ridosso della discarica di bacino perché nel cementificio non potrebbe mai verificarsi la combustione di rifiuti; è solo una bizzarria economica che, in piena crisi dell'edilizia, si stiano moltiplicando esponenzialmente le istanze progettuali per nuovi cementifici; è solo una coincidenza che nella capitanata stiano sorgendo comitati per contrastare un altro grande cementificio proposto dal gruppo veneto Grigolin; è solo una circostanza fortuita che dal cementifico di Trani a quello di Barletta della Buzzi Unicem ci siano solo sette chilometri e che le emissioni di micropolveri, ossidi di azoto e di ossidi di zolfo non si sommeranno in modo letale; ed infine, è solo falso allarmismo il danno ambientale connesso alla combustione di 19598 tonnellate all'anno di carbone per alimentare i forni del cementificio.
Ebbene, in questo quadro inquietante emerge una preoccupante posizione ambigua dei politici locali, ma ancor più della Provincia Bat, chiamata anche all'espletamento dei compiti connessi alla pianificazione energetica provinciale. Il coordinamento chiede che nella stesura del piano energetico provinciale, siano adottate le dovute procedure democratiche con una concertazione partecipata ed attiva delle associazioni e dei cittadini. Il coordinamento è fortemente preoccupato dalla possibilità che, in questa delicata fase programmatica e decisionale, gli interessi economici delle lobby energetiche e dei rifiuti possano prevaricare prepotentemente sul rispetto dell'ambiente e sul diritto alla salute dei cittadini.
Il coordinamento si attiverà nelle singole città con iniziative di mobilitazione di massa, inoltre propone una class action preventiva, inviterà cioè tutti i cittadini a munirsi di certificazioni mediche che attestino lo stato di salute attuale per poi chiedere il risarcimento dei danni sia agli amministratori politici che ai gestori industriali qualora dovessero insorgere patologie correlate all'inquinamento in tutte quelle sedi a rischio, come a Barletta laddove il cementificio vuole potenziare il carico di inquinanti o ad Andria e a Trani che saranno presto vittime delle polveri di un nuovo cementificio».
«Nella Provincia di Barletta, Andria, Trani conviviamo quotidianamente con uno stato emergenziale legato alle molteplici proposte per la realizzazione di impianti ad elevatissimo impatto ambientale. Si susseguono vertiginosamente istanze per la realizzazione di inceneritori, impianti a biomasse e cementifici. Tali proposte hanno tutte un unico comune denominatore identificabile con l'insaziabile desiderio di speculazioni economiche perpetrate da pochi soggetti sull'ambiente e sulla sempre più esposta salute dei cittadini.
Basterebbero le sole recenti vicende legate al cementificio di Barletta della Buzzi Unicem, e sul recentissimo sequestro della Idapro di Trani, per bocciare senza alcun appello la pratica dell'incenerimento. Nel cementificio di Barletta sono in corso pratiche autorizzative per incrementare il già elevatissimo incenerimento di materie plastiche dalle attuali 26mila tonnellate all'anno sino alle preannunciate 80mila tonnellate all'anno.
L'impianto di incenerimento e trattamento della Idapro è stato posto sotto sequestro con una conseguente amministrazione controllata per palesi irregolarità ambientali legate alle emissioni ed alla mancata applicazione della procedura di autorizzazione integrata ambientale (Aia). Forse basterebbero solo questi due pericolosi impianti per spiegare la crescente incidenza di patologie letali sui territori della Bat, ma se si considerano anche le interazioni negative con il traffico automobilistico e tutte le altre sorgenti inquinanti emissive presenti nella provincia l'allarme ambientale e sanitario dovrebbe essere inquietante al punto da sconvolgere anche il radicato ottimismo degli amministratori comunali, provinciali e regionali.
Il coordinamento No biomasse ed inceneritori, attivamente impegnato per contrastare l'abnorme diffondersi di mega-impianti ad elevato impatto eco-sanitario sul territorio, ha potuto verificare che sul progetto per il nuovo cementificio di Trani proposto dalla General Cement Puglia, gravano pesanti anomalie procedurali come la mancata applicazione della procedura di autorizzazione integrata ambientale (Aia) prevista dal decreto legislativo numero 59 del 18 febbraio 2005 per tutti gli impianti che producono quantitativi di clinker-cemento maggiori di 500 tonnellate all'anno. Questa stranezza procedurale, oltre a costituire un ulteriore beneficio economico nei riguardi della ditta proponente impedisce l'adozione delle migliori tecniche conosciute per la mitigazione degli impatti ecologici e sanitari.
Tutto ciò dovrebbe allarmare, anche e soprattutto, i politici locali che, respirando la stessa aria dei cittadini, risultano similmente esposti alle emissioni inquinanti. Invece, ciò non si verifica. Anzi, sempre più frequentemente rileviamo la cieca fiducia degli amministratori nei confronti delle strabilianti magie raccontate dalle ditte proponenti. Per altri versi, pur sforzandoci di scorgere qualche segnale vitale nella sensibilità ecologista dei rappresentanti politici, intravediamo unicamente timide affermazioni che non evidenziano mai, in maniera chiara ed incontrovertibile , posizioni ecologicamente ben definite.
Il pensiero criptico degli Amministratori locali è ben rappresentato dalla fumosa posizione nella gestione sulle tematiche ambientali della Provincia Bat, che su tali progetti, è chiamata con cognizione di causa ad esprimersi e a condurre i procedimenti di valutazione d'impatto ambientale. Ci appare incredibile che i politici della sesta provincia non siano mai stati colti da dubbi circa la necessità di porre un freno al dilagare dei progetti di impianti a biomasse; che non si siano mai espressi nei confronti dell'incenerimento di materie plastiche da parte della Buzzi Unicem, nell'abitato di Barletta; che ignorino la mancata applicazione della procedura di autorizzazione integrata ambientale per il nuovo cementificio proposto a Trani.
E' ormai evidente che su tali questioni ci sono sensibilità ben differenti. Se da un lato vi sono le associazioni ambientaliste, i comitati, i contro-forum, e tutte le forze di base della cittadinanza attiva; dall'altro vi è l'inossidabilità degli amministratori regionali, provinciali e locali, che non sono mai attanagliati dal tarlo del dubbio. Per loro è solo un caso che il nuovo cementificio di Trani sorgerà a ridosso della discarica di bacino perché nel cementificio non potrebbe mai verificarsi la combustione di rifiuti; è solo una bizzarria economica che, in piena crisi dell'edilizia, si stiano moltiplicando esponenzialmente le istanze progettuali per nuovi cementifici; è solo una coincidenza che nella capitanata stiano sorgendo comitati per contrastare un altro grande cementificio proposto dal gruppo veneto Grigolin; è solo una circostanza fortuita che dal cementifico di Trani a quello di Barletta della Buzzi Unicem ci siano solo sette chilometri e che le emissioni di micropolveri, ossidi di azoto e di ossidi di zolfo non si sommeranno in modo letale; ed infine, è solo falso allarmismo il danno ambientale connesso alla combustione di 19598 tonnellate all'anno di carbone per alimentare i forni del cementificio.
Ebbene, in questo quadro inquietante emerge una preoccupante posizione ambigua dei politici locali, ma ancor più della Provincia Bat, chiamata anche all'espletamento dei compiti connessi alla pianificazione energetica provinciale. Il coordinamento chiede che nella stesura del piano energetico provinciale, siano adottate le dovute procedure democratiche con una concertazione partecipata ed attiva delle associazioni e dei cittadini. Il coordinamento è fortemente preoccupato dalla possibilità che, in questa delicata fase programmatica e decisionale, gli interessi economici delle lobby energetiche e dei rifiuti possano prevaricare prepotentemente sul rispetto dell'ambiente e sul diritto alla salute dei cittadini.
Il coordinamento si attiverà nelle singole città con iniziative di mobilitazione di massa, inoltre propone una class action preventiva, inviterà cioè tutti i cittadini a munirsi di certificazioni mediche che attestino lo stato di salute attuale per poi chiedere il risarcimento dei danni sia agli amministratori politici che ai gestori industriali qualora dovessero insorgere patologie correlate all'inquinamento in tutte quelle sedi a rischio, come a Barletta laddove il cementificio vuole potenziare il carico di inquinanti o ad Andria e a Trani che saranno presto vittime delle polveri di un nuovo cementificio».