Per un 2015 di cultura, «il mio sogno è il Castello sempre aperto»
Un bilancio della cultura a Barletta con l'assessore alla cultura Giusy Caroppo
giovedì 1 gennaio 2015
Con l'inizio del nuovo anno, è saggio lanciare uno sguardo al 2014 che si è appena concluso per tracciarne un bilancio, positivo o negativo, che possa gettare le basi per ciò che sarà possibile attuare nell'anno che ci apprestiamo a vivere. Parlare della città di Barletta significa sempre parlare di cultura, con la sua nobile storia e la sua effervescenza creativa, spesso sottovalutata, spesso calpestata, ma certamente presente e viva più che mai. Per tracciare un bilancio della cultura a Barletta nel 2014 abbiamo intervistato Giusy Caroppo, assessore alle politiche dell'identità culturale: con lei abbiamo ripercorso i momenti salienti di quest'ultimo anno, dalla Disfida all'estate barlettana, dalle opere del De Nittis presto all'Expo 2015 fino alle prospettive turistico-culturali per Canne della Battaglia.
Che bilancio si può trarre di questo 2014 di cultura a Barletta?
«Credo che il bilancio lo debbano trarre i fruitori ovvero i cittadini. Io sono "parzialmente" soddisfatta, c'è ancora molto da fare e senza le disponibilità finanziarie di un tempo non è facile. Credo che aver incrementato il numero degli iscritti in biblioteca e aver garantito delle ottime Stagioni Teatrali sono due aspetti della "buona salute" della cultura a Barletta».
Quale pensa sia stata l'iniziativa che più le ha dato soddisfazioni nel corso del suo assessorato, nel corso di quest'anno, e quale invece non è riuscita a realizzare?
«Più che un'iniziativa, credo sia un obiettivo che mi ero prefissato: l'acquisizione a titolo non oneroso del Palazzo della Marra, la vera premessa per costruire un sistema museale integrato; non sottovalutiamo che, data la scadenza imminente del contratto col demanio statale, la mancata proprietà comunale dell'immobile ci avrebbe peraltro presentato molte incognite sul futuro della Pinacoteca. Come iniziativa, naturalmente, grande soddisfazione è aver riportato in vita La Disfida e l'averla declinata in più iniziative nel corso dell'anno. Un cruccio è stato non vedere ancora avviati i servizi ausiliari al Castello e al Palazzo della Marra».
Approfondiamo l'argomento Disfida: dopo tanti anni, si è riproposta, come diceva, una celebrazione della Disfida più ampia e corposa. Non sono mancate però le critiche. Quali sono stati i pro e i contro di questa edizione 2014? Sta già lavorando per la prossima Disfida 2015?
«La nostra amministrazione, pur con il gap del patto di stabilità e dei tagli alla spesa, è riuscita a rivitalizzare "l'argomento", destagionalizzandolo: "I giorni della Sfida" a febbraio, il Corteo storico con l'imponente Giuramento a settembre e l'innovativo progetto interdisciplinare "Rievocazione in mostra". Avrei, tuttavia, preferito accorpare la rievocazione di settembre con le iniziative di ottobre in una visione più organica e insieme storica. Il Corteo va rivisto in chiave aggiornata, meno popolareggiante, per questo devo dire che la rievocazione in costume dei "Tableaux vivant" di ottobre l'ho sentita più coerente con un eventuale respiro internazionale che si voglia dare all'evento, questo senza disconoscere il grande lavoro che ha fatto – in tempi strettissimi - Francesco Gorgoglione, con il tradizionale Giuramento in Piazza Marina a settembre. La Disfida del futuro la vedrei, appunto, con un mix di esperienze. Riproponendo la cascata di fuoco o il video mapping al Castello, ad esempio: sono stati due momenti forti. Per la prossima edizione, è già previsto un incontro partecipato, che coordinerà Giampiero Borgia, per mettere insieme tutte le menti, vecchie e nuove, per fare della Disfida non un evento ma "l'evento" identitario della Città. Approfitteremo anche per continuare con la valorizzazione delle collezioni civiche, presentando la donazione dei Pupi Immesi - tra i quali spicca la marionetta di Ettore Fieramosca - e la pubblicazione di video-documentario e catalogo di "Rievocazione in mostra", il progetto finanziato dal POin "Grandi Mostre", di cui è ancora in corso "La Spada e la Battaglia" al Palazzo della Marra».
Lo sguardo è al nuovo anno che inizia. Due opere del nostro Giuseppe De Nittis saranno all'Expo 2015: come deve prepararsi Barletta a questa importantissima vetrina?
«Abbiamo accolto l'invito da Germano Celant, il teorico dell'arte povera, per il prestito della "Colazione in Giardino" alla mostra ARTS&FOOD alla Triennale di Milano, la mostra di punta dell'Expo per cui si prevedono 20 milioni di visitatori. Siamo comunque in attesa di altre proposte, perché si possa sfuttare De Nittis come ambasciatore pugliese. Anche Vittorio Sgarbi, quando è stato a Barletta, ci ha comunicato l'intenzione di scegliere un'opera di De Nittis e altre testimonianze preziose, per una mostra delle Regioni che organizzerà con Oscar Farinetti per l'Expo. Il progetto "De Nittis e l'Expo", che abbiamo candidato al bando regionale del 2015, allargherà poi lo sguardo ad altri attrattori locali che presentano una vocazione internazionale: si pensi al Busto di Federico II o a Eraclio, peraltro entrambi protagonisti di animate dispute scientifiche che non possono che far bene alla cultura».
Nel 2014 culturale di Barletta non si può non far riferimento al noto bando per le iniziative da realizzare nell'estate barlettana. Considerando l'ampissima risposta da parte di associazioni e giovani gruppi, che tipo di eredità lascerà a lungo termine questo bando?
«Sicuramente una mappatura di questi operatori, degli eventi – per strutturare una sorta di agenda degli appuntamenti annuali del 2015 – e dei luoghi. Quella che definisco "Mappa dell'Identità" della Città».
Lei è un assessore tecnico e da subito la sua qualifica è stata non alla cultura, bensì all'identità culturale. Che tipo di identità ha mostrato Barletta nel 2014?
«Barletta è una città vivacissima, culturalmente: quando mi fu data questa delega, oltre a considerare la storia millenaria di Barletta, ci tenni a evidenziare che, per me, "identità" avrebbe significato soprattutto presente e futuro, ovvero proposta culturale e artistica delle nostre giovani generazioni e formazione dei più piccoli alla cultura del rispetto e delle differenze».
Parlando di politica, che in Palazzo di Città sembra stia vivendo altalenanti scossoni, come procede il team della giunta di cui fa parte? Teme che questa esperienza possa terminare?
«Credo che questi scossoni, se, dapprima ci hanno disorientati, ora ci hanno maggiormente uniti, abbiamo migliorato la visione d'insieme che spesso è mancata. Quella visione di "team" che ha auspicato il Sindaco Cascella fin dal suo esordio».
Se per il 2015 volesse esprimere un desiderio, anche impossibile, cosa le piacerebbe fare per Barletta?
«Mi piacerebbe riuscire a risolvere l'annosa questione di Canne della Battaglia, almeno vedere sottoscrivere il nuovo protocollo che in questi giorni è al vaglio della Soprintendenza Archeologica in attesa che si chiariscano anche le competenze ai vertici del Ministero. È importante perché, tra l'altro, avvieremo il SAC "Terre Diomedee". Comunque in una visione ampia, sogno di poter realizzare un Sistema Culturale e Turistico Integrato, in cui gli operatori del terzo settore possano lavorare in simbiosi con l'ente pubblico, tentando una gestione cosiddetta "mista". E che il nostro Castello fosse aperto 24 su 24 con eventi di ogni tipo… questo è il mio sogno!».
Che bilancio si può trarre di questo 2014 di cultura a Barletta?
«Credo che il bilancio lo debbano trarre i fruitori ovvero i cittadini. Io sono "parzialmente" soddisfatta, c'è ancora molto da fare e senza le disponibilità finanziarie di un tempo non è facile. Credo che aver incrementato il numero degli iscritti in biblioteca e aver garantito delle ottime Stagioni Teatrali sono due aspetti della "buona salute" della cultura a Barletta».
Quale pensa sia stata l'iniziativa che più le ha dato soddisfazioni nel corso del suo assessorato, nel corso di quest'anno, e quale invece non è riuscita a realizzare?
«Più che un'iniziativa, credo sia un obiettivo che mi ero prefissato: l'acquisizione a titolo non oneroso del Palazzo della Marra, la vera premessa per costruire un sistema museale integrato; non sottovalutiamo che, data la scadenza imminente del contratto col demanio statale, la mancata proprietà comunale dell'immobile ci avrebbe peraltro presentato molte incognite sul futuro della Pinacoteca. Come iniziativa, naturalmente, grande soddisfazione è aver riportato in vita La Disfida e l'averla declinata in più iniziative nel corso dell'anno. Un cruccio è stato non vedere ancora avviati i servizi ausiliari al Castello e al Palazzo della Marra».
Approfondiamo l'argomento Disfida: dopo tanti anni, si è riproposta, come diceva, una celebrazione della Disfida più ampia e corposa. Non sono mancate però le critiche. Quali sono stati i pro e i contro di questa edizione 2014? Sta già lavorando per la prossima Disfida 2015?
«La nostra amministrazione, pur con il gap del patto di stabilità e dei tagli alla spesa, è riuscita a rivitalizzare "l'argomento", destagionalizzandolo: "I giorni della Sfida" a febbraio, il Corteo storico con l'imponente Giuramento a settembre e l'innovativo progetto interdisciplinare "Rievocazione in mostra". Avrei, tuttavia, preferito accorpare la rievocazione di settembre con le iniziative di ottobre in una visione più organica e insieme storica. Il Corteo va rivisto in chiave aggiornata, meno popolareggiante, per questo devo dire che la rievocazione in costume dei "Tableaux vivant" di ottobre l'ho sentita più coerente con un eventuale respiro internazionale che si voglia dare all'evento, questo senza disconoscere il grande lavoro che ha fatto – in tempi strettissimi - Francesco Gorgoglione, con il tradizionale Giuramento in Piazza Marina a settembre. La Disfida del futuro la vedrei, appunto, con un mix di esperienze. Riproponendo la cascata di fuoco o il video mapping al Castello, ad esempio: sono stati due momenti forti. Per la prossima edizione, è già previsto un incontro partecipato, che coordinerà Giampiero Borgia, per mettere insieme tutte le menti, vecchie e nuove, per fare della Disfida non un evento ma "l'evento" identitario della Città. Approfitteremo anche per continuare con la valorizzazione delle collezioni civiche, presentando la donazione dei Pupi Immesi - tra i quali spicca la marionetta di Ettore Fieramosca - e la pubblicazione di video-documentario e catalogo di "Rievocazione in mostra", il progetto finanziato dal POin "Grandi Mostre", di cui è ancora in corso "La Spada e la Battaglia" al Palazzo della Marra».
Lo sguardo è al nuovo anno che inizia. Due opere del nostro Giuseppe De Nittis saranno all'Expo 2015: come deve prepararsi Barletta a questa importantissima vetrina?
«Abbiamo accolto l'invito da Germano Celant, il teorico dell'arte povera, per il prestito della "Colazione in Giardino" alla mostra ARTS&FOOD alla Triennale di Milano, la mostra di punta dell'Expo per cui si prevedono 20 milioni di visitatori. Siamo comunque in attesa di altre proposte, perché si possa sfuttare De Nittis come ambasciatore pugliese. Anche Vittorio Sgarbi, quando è stato a Barletta, ci ha comunicato l'intenzione di scegliere un'opera di De Nittis e altre testimonianze preziose, per una mostra delle Regioni che organizzerà con Oscar Farinetti per l'Expo. Il progetto "De Nittis e l'Expo", che abbiamo candidato al bando regionale del 2015, allargherà poi lo sguardo ad altri attrattori locali che presentano una vocazione internazionale: si pensi al Busto di Federico II o a Eraclio, peraltro entrambi protagonisti di animate dispute scientifiche che non possono che far bene alla cultura».
Nel 2014 culturale di Barletta non si può non far riferimento al noto bando per le iniziative da realizzare nell'estate barlettana. Considerando l'ampissima risposta da parte di associazioni e giovani gruppi, che tipo di eredità lascerà a lungo termine questo bando?
«Sicuramente una mappatura di questi operatori, degli eventi – per strutturare una sorta di agenda degli appuntamenti annuali del 2015 – e dei luoghi. Quella che definisco "Mappa dell'Identità" della Città».
Lei è un assessore tecnico e da subito la sua qualifica è stata non alla cultura, bensì all'identità culturale. Che tipo di identità ha mostrato Barletta nel 2014?
«Barletta è una città vivacissima, culturalmente: quando mi fu data questa delega, oltre a considerare la storia millenaria di Barletta, ci tenni a evidenziare che, per me, "identità" avrebbe significato soprattutto presente e futuro, ovvero proposta culturale e artistica delle nostre giovani generazioni e formazione dei più piccoli alla cultura del rispetto e delle differenze».
Parlando di politica, che in Palazzo di Città sembra stia vivendo altalenanti scossoni, come procede il team della giunta di cui fa parte? Teme che questa esperienza possa terminare?
«Credo che questi scossoni, se, dapprima ci hanno disorientati, ora ci hanno maggiormente uniti, abbiamo migliorato la visione d'insieme che spesso è mancata. Quella visione di "team" che ha auspicato il Sindaco Cascella fin dal suo esordio».
Se per il 2015 volesse esprimere un desiderio, anche impossibile, cosa le piacerebbe fare per Barletta?
«Mi piacerebbe riuscire a risolvere l'annosa questione di Canne della Battaglia, almeno vedere sottoscrivere il nuovo protocollo che in questi giorni è al vaglio della Soprintendenza Archeologica in attesa che si chiariscano anche le competenze ai vertici del Ministero. È importante perché, tra l'altro, avvieremo il SAC "Terre Diomedee". Comunque in una visione ampia, sogno di poter realizzare un Sistema Culturale e Turistico Integrato, in cui gli operatori del terzo settore possano lavorare in simbiosi con l'ente pubblico, tentando una gestione cosiddetta "mista". E che il nostro Castello fosse aperto 24 su 24 con eventi di ogni tipo… questo è il mio sogno!».