"Palpata" alla Provincia, il racconto della dipendente molestata
«Lui mi diceva di stare tranquilla, di non vederlo come un dirigente ma come un amico». La deposizione ai Pm raccolta da La Gazzetta del Mezzogiorno
lunedì 29 agosto 2011
18.56
«Lui mi diceva di stare tranquilla, di non vederlo come un dirigente ma come un amico, che mi avrebbe fatto crescere professionalmente lì dentro. Mi faceva scrivere qualcosa e poi continuava a mettermi le mani addosso». E' solo uno dei passaggi più imbarazzanti della deposizione rilasciata in data 16 giugno al pubblico ministero Fabio Buquicchio dalla giovane dipendente tranese che in data 7 marzo 2011 sarebbe stata vittima di molestie perpetrate dal dirigente della ragioneria della provincia Bat, il 52enne canosino Giuseppe Di Biase, per il quale tre giorni fa è arrivata la notifica degli arresti domiciliari da parte del Gip del Tribunale di Trani. Il cronista della Gazzetta del Mezzogiorno Antonello Norscia, nell'edizione del 27 agosto 2011 ha riproposto alcuni passaggi significativi del racconto della vittima davanti al PM.
Una deposizione arrivata tempo dopo l'avvio d'ufficio dell'inchiesta, a seguito della richiesta di trasferimento della giovane donna dalla sede provinciale di Andria di Piazza San Pio X negli uffici di un'altra città. La donna, presto balzata agli onori delle cronache con l'infausto soprannome de "l'invisibile", si era rifiutata di rendere conferme o smentite di presunti abusi sessuali ai suoi danni già in due precedenti convocazioni della polizia giudiziaria prima e del commissariato di Andria poi, datate rispettivamente 20 aprile e 2 maggio, alle quali aveva risposto di «non voler raccontare alcun episodio inerente la mia vita privata» e di non volere offrire commenti «rispetto ad episodi di abusi sessuali che si sarebbero verificati ai miei danni all'interno della sede di Andria della Provincia».
Solo dinanzi alla richiesta pressante del PM Buquicchio di raccontare la verità dei fatti, la giovane donna è "crollata": «In data 4 marzo ero stata convocata dal dirigente del settore finanziario, Di Biase, e dal dirigente del settore personale, Digiesi, perché fosse attuato un maggiore coordinamento tra i due settori e perché fosse data soluzione ad un problema lavorativo in sostituzione peraltro di una collega», richiesta alla quale il dirigente del settore finanze e tributi della Provincia BAT avrebbe fatto seguire l'ordine di far tornare la ragazza da lui al fine di consegnarle una cosa, per la precisione un libro, come spiegato dalla involontaria protagonista del turpe episodio. E' qui che le parola della giovane diventano più pesanti e la voce appare quasi strozzata: «Ci lasciammo – racconta la giovane impiegata - e quando tornai da lui, dopo una ventina di minuti, mi regalò un libro che mi poteva essere utile per il lavoro. Mi disse che avevo possibilità di crescere e mi dovevo distaccare dalla collega ed essere più autonoma e che qualsiasi dubbio avessi avuto lui poteva aiutarmi. M'invitò a trattenermi un pomeriggio per spiegarmi i collegamenti tra i settori per lavorare insieme».
L'incontro successivo è datato 7 marzo 2011: l'impiegata aveva deciso di non trattenersi in quanto il dott. Diegesi non le aveva assicurato il pagamento dello straordinario. Ed è davanti al diniego della donna che il Di Biase avrebbe cambiato atteggiamento, come si legge tra le righe del verbale: «Lui mi disse che era una cosa informale e che poi me lo faceva avere lui lo straordinario e comunque era una cosa che mi serviva come se fosse formazione, e che mi stava facendo un favore. Mi convinse a rimanere. Mi fece sedere alla mia scrivania- ricorda con dolore la giovane donna- e si sedette accanto a me». E' in queste righe che l'irrispettoso atto di Di Biase viene raccontato: «S'avvicinò sempre di più sino quasi a ritrovarsi sulla mia sedia ed iniziò a mettermi le mani addosso. Mi poggiò la mano sulla spalla e sul fianco, e dal fianco è salito sino a toccarmi il seno dal lato. Mi prese la mano e l'incrociò con la sua- incalza nel racconto l'impiegata-, io cercavo di togliere la mano ma e lui la rimetteva. Poggiava la mano sulla mia gamba e l'accarezzava arrivando all'interno coscia, io la tolsi prima che potesse proseguire. Sollevò la maglietta da dietro ed infilò la mano nel jeans, io gli spostai la mano e mi appoggiai con la schiena sulla sedia per evitare che lo rifacesse. Mi metteva anche la mia mano sulle sue gambe ed io la ritiravo- spiega la vittima- Poi si alzò, si mise dietro di me ed iniziò ad accarezzarmi il collo e mi dette anche qualche bacio sulla guancia, lo ogni volta fermavo i suoi gesti, ma non sono riuscita a parlare, mi sembrava come se fosse malato. Appena gli levavo la mano da una parte me la metteva dall'altra e non mi dava tregua». Il tutto mentre il dirigente del settore finanziario forniva spiegazioni sulla busta paga.
Una vera e propria aggressione che ha avuto un seguito nell'ufficio dell'impiegata in prova, come da lei stesso confessato: «Siamo andati nella mia stanza, lui è arrivato prima perché dopo quell'incontro è andato più veloce di me. lo sono entrata e ho lasciato la porta aperta anche perché di fronte alla mia stanza c'è una telecamera. Lui ha chiuso la porta- ricorda la giovane donna- Ha chiamato il tecnico per installare il programma. Si è seduto vicino a me che stavo al computer, ha continuato ad accarezzarmi. E' durato poco perché si è alzato per richiamare il tecnico da un'altra scrivania. Il tecnico disse che era meglio farlo il giorno dopo. Quindi io mi sono alzata per prendere la borsa ed il telefonino, ho messo il telefonino in tasca per andare in bagno a chiamare il mio ragazzo e lui, che era in piedi con il telefono, chiuse la telefonata si mise di fronte a me e disse: spegniamo e chiudiamo tutto, possiamo andare via. In quel momento ha provato a baciarmi sulle labbra, io mi sono spostata e lui si è limitato a baciarmi sulla guancia».
Parole forti, taglienti, che potrebbero costare caro al dirigente del settore finanziario della Provincia Bat, come solo il tempo potrà testimoniare: di certo per ora c'è che queste dichiarazioni hanno sfondato il muro di gomma e quella sequela di paletti fatti di negazioni e smentite al quale la politica della Bat e i suoi esponenti si erano prontamente apprestati a dar vita dopo l'episodio e il suo racconto sulle testate regionali e local, tra le quali Barlettalife era stata in prima fila nell'azione di denuncia e approfondimento..
Una deposizione arrivata tempo dopo l'avvio d'ufficio dell'inchiesta, a seguito della richiesta di trasferimento della giovane donna dalla sede provinciale di Andria di Piazza San Pio X negli uffici di un'altra città. La donna, presto balzata agli onori delle cronache con l'infausto soprannome de "l'invisibile", si era rifiutata di rendere conferme o smentite di presunti abusi sessuali ai suoi danni già in due precedenti convocazioni della polizia giudiziaria prima e del commissariato di Andria poi, datate rispettivamente 20 aprile e 2 maggio, alle quali aveva risposto di «non voler raccontare alcun episodio inerente la mia vita privata» e di non volere offrire commenti «rispetto ad episodi di abusi sessuali che si sarebbero verificati ai miei danni all'interno della sede di Andria della Provincia».
Solo dinanzi alla richiesta pressante del PM Buquicchio di raccontare la verità dei fatti, la giovane donna è "crollata": «In data 4 marzo ero stata convocata dal dirigente del settore finanziario, Di Biase, e dal dirigente del settore personale, Digiesi, perché fosse attuato un maggiore coordinamento tra i due settori e perché fosse data soluzione ad un problema lavorativo in sostituzione peraltro di una collega», richiesta alla quale il dirigente del settore finanze e tributi della Provincia BAT avrebbe fatto seguire l'ordine di far tornare la ragazza da lui al fine di consegnarle una cosa, per la precisione un libro, come spiegato dalla involontaria protagonista del turpe episodio. E' qui che le parola della giovane diventano più pesanti e la voce appare quasi strozzata: «Ci lasciammo – racconta la giovane impiegata - e quando tornai da lui, dopo una ventina di minuti, mi regalò un libro che mi poteva essere utile per il lavoro. Mi disse che avevo possibilità di crescere e mi dovevo distaccare dalla collega ed essere più autonoma e che qualsiasi dubbio avessi avuto lui poteva aiutarmi. M'invitò a trattenermi un pomeriggio per spiegarmi i collegamenti tra i settori per lavorare insieme».
L'incontro successivo è datato 7 marzo 2011: l'impiegata aveva deciso di non trattenersi in quanto il dott. Diegesi non le aveva assicurato il pagamento dello straordinario. Ed è davanti al diniego della donna che il Di Biase avrebbe cambiato atteggiamento, come si legge tra le righe del verbale: «Lui mi disse che era una cosa informale e che poi me lo faceva avere lui lo straordinario e comunque era una cosa che mi serviva come se fosse formazione, e che mi stava facendo un favore. Mi convinse a rimanere. Mi fece sedere alla mia scrivania- ricorda con dolore la giovane donna- e si sedette accanto a me». E' in queste righe che l'irrispettoso atto di Di Biase viene raccontato: «S'avvicinò sempre di più sino quasi a ritrovarsi sulla mia sedia ed iniziò a mettermi le mani addosso. Mi poggiò la mano sulla spalla e sul fianco, e dal fianco è salito sino a toccarmi il seno dal lato. Mi prese la mano e l'incrociò con la sua- incalza nel racconto l'impiegata-, io cercavo di togliere la mano ma e lui la rimetteva. Poggiava la mano sulla mia gamba e l'accarezzava arrivando all'interno coscia, io la tolsi prima che potesse proseguire. Sollevò la maglietta da dietro ed infilò la mano nel jeans, io gli spostai la mano e mi appoggiai con la schiena sulla sedia per evitare che lo rifacesse. Mi metteva anche la mia mano sulle sue gambe ed io la ritiravo- spiega la vittima- Poi si alzò, si mise dietro di me ed iniziò ad accarezzarmi il collo e mi dette anche qualche bacio sulla guancia, lo ogni volta fermavo i suoi gesti, ma non sono riuscita a parlare, mi sembrava come se fosse malato. Appena gli levavo la mano da una parte me la metteva dall'altra e non mi dava tregua». Il tutto mentre il dirigente del settore finanziario forniva spiegazioni sulla busta paga.
Una vera e propria aggressione che ha avuto un seguito nell'ufficio dell'impiegata in prova, come da lei stesso confessato: «Siamo andati nella mia stanza, lui è arrivato prima perché dopo quell'incontro è andato più veloce di me. lo sono entrata e ho lasciato la porta aperta anche perché di fronte alla mia stanza c'è una telecamera. Lui ha chiuso la porta- ricorda la giovane donna- Ha chiamato il tecnico per installare il programma. Si è seduto vicino a me che stavo al computer, ha continuato ad accarezzarmi. E' durato poco perché si è alzato per richiamare il tecnico da un'altra scrivania. Il tecnico disse che era meglio farlo il giorno dopo. Quindi io mi sono alzata per prendere la borsa ed il telefonino, ho messo il telefonino in tasca per andare in bagno a chiamare il mio ragazzo e lui, che era in piedi con il telefono, chiuse la telefonata si mise di fronte a me e disse: spegniamo e chiudiamo tutto, possiamo andare via. In quel momento ha provato a baciarmi sulle labbra, io mi sono spostata e lui si è limitato a baciarmi sulla guancia».
Parole forti, taglienti, che potrebbero costare caro al dirigente del settore finanziario della Provincia Bat, come solo il tempo potrà testimoniare: di certo per ora c'è che queste dichiarazioni hanno sfondato il muro di gomma e quella sequela di paletti fatti di negazioni e smentite al quale la politica della Bat e i suoi esponenti si erano prontamente apprestati a dar vita dopo l'episodio e il suo racconto sulle testate regionali e local, tra le quali Barlettalife era stata in prima fila nell'azione di denuncia e approfondimento..