Palazzo delle Poste, il Comune ricorre in Cassazione per la proprietà
«Quell'edificio è ormai un simbolo della città»
sabato 4 luglio 2015
Il Comune di Barletta ha deciso di ricorrere alla Suprema Corte di Cassazione contro la sentenza della Corte di Appello di Bari (prima sezione civile) inerente l'accertamento della proprietà dell'area di piazza Caduti sulla quale era stato edificato l'ex palazzo delle poste. L'Amministrazione intende così riaffermare la tesi, purtroppo non riconosciuta nei giudizi fin qui svolti, in base alla quale il palazzo sarebbe di fatto di proprietà del Comune in quanto la deliberazione del Regio Commissario n°41 del 18 aprile 1920, con la quale si concedeva al Ministero delle poste e telegrafi l'area di suolo dell'allora denominata Piazza Federico di Svevia per la costruzione di un edificio postetelegrafico, non fu perfezionata con la stipula ufficiale di un accordo tra le parti essendo tutto avvenuto senza atto notarile ma solo sulla base di un "verbale di consegna" da parte del Comune che, come tale, non costituisce acquisto per atto pubblico.
Nessun successivo provvedimento legislativo ha individuato il Palazzo come bene acquisito in proprietà dalla Poste, né le altre norme intervenute nel tempo possono avere – a giudizio del legali del Comune – effetti sananti rispetto agli originali vizi di illegittimità. Da qui la richiesta di restituzione al Comune del bene, tanto più che il fabbricato è da considerarsi un simbolo della città giacchè le sue mura testimoniano fatti storici che hanno segnato la coscienza democratica della comunità per i segni impressi dall'eccidio di dodici vigili urbani e netturbini avvenuto nei tragici giorni della resistenza della città all'occupazione tedesca del settembre 1943.
La procedura adottata dalle Poste Italiane nel 2001 per la dismissione dell'immobile è ritenuta illegittima in quanto il Comune, a seguito della dismissione degli uffici postali, aveva il diritto di rientrare in pieno possesso dell'intera area, incluso il palazzo, sottraendolo alla cessione ai privati. Se pure si sono rivelati avversi i primi gradi del giudizio istruito dal Comune nei confronti di "Europa Gestioni immobiliari spa – Gruppo Poste italiane" al fine di accertare e dichiarare la legittima titolarità comunale dell'area, l'Amministrazione ha ritenuto di insistere nel giudizio ritenendo che quel suolo sia rimasto nella proprietà reale dell'ente locale e, per accessione, non potendo essere sottratto alla destinazione pubblica originaria, il palazzo delle Poste su di esso eretto, debba entrare a far parte della sfera patrimoniale del Comune, confermando così lo spirito originario della "consegna". E, soprattutto, rispettando la storia cittadina di cui il Palazzo costruito sull'area è poi diventato emblema.
Nessun successivo provvedimento legislativo ha individuato il Palazzo come bene acquisito in proprietà dalla Poste, né le altre norme intervenute nel tempo possono avere – a giudizio del legali del Comune – effetti sananti rispetto agli originali vizi di illegittimità. Da qui la richiesta di restituzione al Comune del bene, tanto più che il fabbricato è da considerarsi un simbolo della città giacchè le sue mura testimoniano fatti storici che hanno segnato la coscienza democratica della comunità per i segni impressi dall'eccidio di dodici vigili urbani e netturbini avvenuto nei tragici giorni della resistenza della città all'occupazione tedesca del settembre 1943.
La procedura adottata dalle Poste Italiane nel 2001 per la dismissione dell'immobile è ritenuta illegittima in quanto il Comune, a seguito della dismissione degli uffici postali, aveva il diritto di rientrare in pieno possesso dell'intera area, incluso il palazzo, sottraendolo alla cessione ai privati. Se pure si sono rivelati avversi i primi gradi del giudizio istruito dal Comune nei confronti di "Europa Gestioni immobiliari spa – Gruppo Poste italiane" al fine di accertare e dichiarare la legittima titolarità comunale dell'area, l'Amministrazione ha ritenuto di insistere nel giudizio ritenendo che quel suolo sia rimasto nella proprietà reale dell'ente locale e, per accessione, non potendo essere sottratto alla destinazione pubblica originaria, il palazzo delle Poste su di esso eretto, debba entrare a far parte della sfera patrimoniale del Comune, confermando così lo spirito originario della "consegna". E, soprattutto, rispettando la storia cittadina di cui il Palazzo costruito sull'area è poi diventato emblema.