Ospedale di Barletta, la Fp Cgil Bat chiede la riapertura delle attività chirurgiche
«Unico ospedale rimasto no-Covid è il Bonomo di Andria, sul quale si sono concentrate tutte le utenze del territorio»
giovedì 13 maggio 2021
10.45
"La modifica del titolo V della nostra Costituzione ha attribuito alle Regioni la competenza esclusiva in materia di sanità, questo ha condizionato non di poco l'esecuzione delle scelte strategiche, adottate dal governo nazionale per contrastare la pandemia da Covid-19. Importanti provvedimenti come l'organizzazione della campagna vaccinale, azioni di contrasto alla diffusione del virus, apertura o chiusure di attività produttive, hanno visto una continua contrapposizioni di competenze tra Stato e Regioni che ha coinvolto il mondo della sanità. Nella nostra provincia questo periodo pandemico ha anche evidenziato ed accentuato tutte le criticità presenti nel nostro sistema sanitario, pubblico e universalistico che ha scosso le coscienze di tutti, soprattutto della politica e istituzioni europee, nazionali e regionali, sulla necessità e consapevolezza di dover perseguire sempre un Servizio sanitario nazionale e regionale pubblico e universale con maggiori risorse, umane-strumentali-organizzative per tutelare la salute pubblica a tutela del diritto alla salute previsto dall'art. 32 della Costituzione.
Scrivono così in una nota congiunta Michele Gorgoglione (segretario aziendale), Luigi Marzano (coordinatore sanità) e Rosa Matera (segretaria provinciale Fp Cgil).
"È ormai noto come la Asl Bat in pochi anni ha visto ridursi notevolmente il numero dei posti letto, a seguito della chiusura degli ospedali di Spinazzola, Minervino Murge e riconversione degli Ospedali di Canosa di Puglia e Trani, detenendo una percentuale di posti letto per abitanti molto al di sotto degli standard ministeriali e ultima nella Regione Puglia. La carenza di posti letto nella nostra Asl è ancora più critica a seguito della pandemia che ha determinato una continua ricerca di posti letto per ricoveri di pazienti affetti da Covid-19 determinando la trasformazione dell'intero ospedale di Bisceglie in ospedale per pazienti Covid e successivamente anche l'ospedale Dimiccoli di Barletta ha dovuto sospendere i ricoveri no-Covid per patologie chirurgiche, ortopediche, oculistiche, pediatriche e neurologiche per trasformare questi reparti in reparti per pazienti Covid. Unico ospedale rimasto no-Covid è il Bonomo di Andria, sul quale come era prevedibile si sono versate e concentrate tutte le utenze del territorio bloccate su Bisceglie e Barletta, con tutte le conseguenti criticità immaginabili. Si sottolinea (non ci stancheremo mai di evidenziare) l'encomiabile lavoro di tutto il personale sanitario, e non solo, in questa pandemia, che ha lavorato in tutti i settori con cuore, passione ed alto senso di professionalità e dedizione.
In questo momento, dove sono in calo contagi e ricoveri, dove la campagna vaccinale sta funzionando a regime e le previsioni ci fanno ben sperare ad un ritorno graduale verso una fase di normalità, dove sono in atto le riaperture di tutte le attività produttive e ricreative, dobbiamo pensare anche ad una riapertura graduale ma necessaria delle attività sanitarie no-Covid e far rientrare il personale infermieristico e socio sanitario mobilitato d'urgenza da circa un mese presso l'Ospedale Covid di Bisceglie. Questo anche perchè, a nostro avviso, non riaprire anche parzialmente quelle attività che sono state bloccate all'ospedale Dimiccoli di Barletta, riorganizzando in sicurezza un ripristino di attività specialistica e chirurgica utilizzando i reparti (chirurgia, oculistica, neurologia) attrezzati e attualmente rimasti vuoti, aggraverebbe un quadro di per sé complicato rispetto alle risposte e bisogni di salute che provengono dai cittadini in termini di livelli essenziali di assistenza e prestazioni che, allo stato attuale, sono garantite ed organizzate mediante un integrazione ospedale territorio e che andrebbero potenziate. Pensiamo a tutte quelle persone che sono in attesa di visite specialistiche, prestazioni diagnostiche, interventi chirurgici, non urgenti, che se non garantite in tempi ristretti, potrebbero peggiorare lo stato di salute della persona o condizionare la vita di relazione con rinuncia alla cura e assistenza. Confidiamo in tal senso, rivolgendo il nostro appello pubblico alle istituzioni sanitarie e territoriali preposte, in primis alla direzione strategica della Asl Bat e alla Conferenza dei sindaci nel voler favorire tali processi di natura socio – sanitaria assistenziale. Questo auspichiamo noi della Funzione Pubblica Cgil aziendale e provinciale Bat".
Scrivono così in una nota congiunta Michele Gorgoglione (segretario aziendale), Luigi Marzano (coordinatore sanità) e Rosa Matera (segretaria provinciale Fp Cgil).
"È ormai noto come la Asl Bat in pochi anni ha visto ridursi notevolmente il numero dei posti letto, a seguito della chiusura degli ospedali di Spinazzola, Minervino Murge e riconversione degli Ospedali di Canosa di Puglia e Trani, detenendo una percentuale di posti letto per abitanti molto al di sotto degli standard ministeriali e ultima nella Regione Puglia. La carenza di posti letto nella nostra Asl è ancora più critica a seguito della pandemia che ha determinato una continua ricerca di posti letto per ricoveri di pazienti affetti da Covid-19 determinando la trasformazione dell'intero ospedale di Bisceglie in ospedale per pazienti Covid e successivamente anche l'ospedale Dimiccoli di Barletta ha dovuto sospendere i ricoveri no-Covid per patologie chirurgiche, ortopediche, oculistiche, pediatriche e neurologiche per trasformare questi reparti in reparti per pazienti Covid. Unico ospedale rimasto no-Covid è il Bonomo di Andria, sul quale come era prevedibile si sono versate e concentrate tutte le utenze del territorio bloccate su Bisceglie e Barletta, con tutte le conseguenti criticità immaginabili. Si sottolinea (non ci stancheremo mai di evidenziare) l'encomiabile lavoro di tutto il personale sanitario, e non solo, in questa pandemia, che ha lavorato in tutti i settori con cuore, passione ed alto senso di professionalità e dedizione.
In questo momento, dove sono in calo contagi e ricoveri, dove la campagna vaccinale sta funzionando a regime e le previsioni ci fanno ben sperare ad un ritorno graduale verso una fase di normalità, dove sono in atto le riaperture di tutte le attività produttive e ricreative, dobbiamo pensare anche ad una riapertura graduale ma necessaria delle attività sanitarie no-Covid e far rientrare il personale infermieristico e socio sanitario mobilitato d'urgenza da circa un mese presso l'Ospedale Covid di Bisceglie. Questo anche perchè, a nostro avviso, non riaprire anche parzialmente quelle attività che sono state bloccate all'ospedale Dimiccoli di Barletta, riorganizzando in sicurezza un ripristino di attività specialistica e chirurgica utilizzando i reparti (chirurgia, oculistica, neurologia) attrezzati e attualmente rimasti vuoti, aggraverebbe un quadro di per sé complicato rispetto alle risposte e bisogni di salute che provengono dai cittadini in termini di livelli essenziali di assistenza e prestazioni che, allo stato attuale, sono garantite ed organizzate mediante un integrazione ospedale territorio e che andrebbero potenziate. Pensiamo a tutte quelle persone che sono in attesa di visite specialistiche, prestazioni diagnostiche, interventi chirurgici, non urgenti, che se non garantite in tempi ristretti, potrebbero peggiorare lo stato di salute della persona o condizionare la vita di relazione con rinuncia alla cura e assistenza. Confidiamo in tal senso, rivolgendo il nostro appello pubblico alle istituzioni sanitarie e territoriali preposte, in primis alla direzione strategica della Asl Bat e alla Conferenza dei sindaci nel voler favorire tali processi di natura socio – sanitaria assistenziale. Questo auspichiamo noi della Funzione Pubblica Cgil aziendale e provinciale Bat".