Monitoraggio ambientale, l'attacco di Antonio Divincenzo: «Declino inesorabile»
«Un'occasione persa per Barletta»
martedì 30 maggio 2023
10.52
«La recente e ritardata pubblicazione del report del secondo monitoraggio ambientale costituisce la più evidente dimostrazione dell'approssimazione della classe dirigente di questa città. Siamo di fronte a un declino inesorabile, nonostante fossero state indicate per tempo soluzioni adeguate» sono le parole di Antonio Divincenzo, esponenente del PD Barletta.
«Dopo 3 anni dalla conclusione dei rilevamenti del secondo monitoraggio ambientale della città di Barletta, dopo oltre 5 anni dalla stesura del progetto grazie al valido supporto del CNR e di Arpa Puglia finalmente (evidentemente non potevano più occultarlo) viene presentato il report sul secondo monitoraggio ambientale. Questo secondo monitoraggio aveva come finalità l'estensione della campagna di rilevamenti con nuove piezometri e la ricerca delle fonti di inquinamento. Su entrambi i punti sarebbe doverosa una riflessione politica: in primis per scongiurare eventuali problemi di salute dei nostri concittadini, in secundis per redigere immediatamente un progetto di bonifica dei siti inquinati, come più volte ha sottolineato il prof. Uricchio tramite biorisanamento con batteri appropriati. Le politiche ambientali in questa città però non possono essere un incontro ogni 5 anni ma politiche attive continue, messe in campo per migliorare la salubrità della nostra città. Nei progetti lasciati al patrimonio della comunità vi era anche un protocollo Arpa volto ad estendere con una nuova, attrezzata ed efficace centralina mobile i rilevamenti della qualità dell'aria in città. Lo sforzo fu compiuto allora con la consapevolezza della gravità del problema ambientale. Ma la centralina ormai staziona fissa nella scuola Giovanni Paolo II senza indagare in altre aree come Patalini, San Giacomo, Settefrati come da progetto, comprensivo anche di una attività di educazione ambientale, sempre grazie a un protocollo con Arpa Puglia, nelle scuole primarie. E, tengo a ribadire la comunità scolastica è il nostro patrimonio più importante, ma di suddetta attività non si trova traccia. Fare ambiente è visione, analisi, capacità della comunità di migliorare le abitudini dei concittadini per rendere Barletta una città moderna, al passo dell'Europa. Sostenere e migliorare la raccolta differenziata, che aveva visto premiato il virtuosismo della città, avrebbe dovuto essere scontato; invece, notiamo ancora le campane della raccolta vetro ridotte ad aree di conferimento di rifiuti di ogni genere in spregio alle linee guide Ato. Così come sarebbe doveroso approvare un PUMS, il piano della Mobilità sostenibile pur avviato a suo tempo, per ridisegnare la mobilità in città attenuando l'utilizzo massivo delle autovetture grazie a scelte alternative, ma anche del Pums si è persa traccia. Fare politiche ambientali significa amare la città e non mi sembra che ci sia un medico attento alle cure di cui Barletta ha bisogno. Men che meno per l'approvazione del Pug. Avevamo aperto questa strada che significa fare ambiente, fare cultura, fare sviluppo fare scelte politiche sagge di tutela e crescita economica della città del futuro, ma anche il lascito del DPP non sembra aver sortito effetto, anzi sembrerebbe che, nonostante l'approvazione in consiglio comunale nel 2018, qualcuno abbia già smentito quell'indirizzo. Del Pug manca una discussione politica sugli elementi fondanti del consumo del territorio, del recupero delle maglie di San Giacomo, Settefrati, dell'aumento degli spazi a verde, dell'incremento degli spazi di socializzazione, della rigenerazione urbana con il rifiuto del consumo di ulteriore suolo visto il calo demografico dell'aumento di standard e non di sottrazione. E di scelte coraggiose come la rifunzionalizzazione delle aree industriali più prossime alla città che direttamente o indirettamente ne frenano una riconversione turistica.
Non tutto va bene, come vorrebbero farci credere. Anzi. Ci vuole coraggio! E non è da tutti aprire una discussione per la delocalizzazione di aziende impattanti come Timac e Cementeria. Purtroppo si vuole solo altro consumo del territorio, un PUG che nasce già vecchio, senza cultura urbanistica ma solo di edilizia, cemento altro cemento!
Un'occasione per la città direi persa: mi sarei aspettato una discussione su come curare l'ambiente, sullo sviluppo della nostra città, con una classe dirigente in grado di favorire la ricerca e la partecipazione sui benefici per la comunità, ma di tutto ciò non si ha traccia anzi sembrerebbe che maggioranza e opposizione (di cui onestamente non si notano effettive differenze) considerano che una sorta di status quo sia il miglior scenario per difendere gli interessi particolari di pochi alla faccia del primato della politica e soprattutto dei barlettani. Del resto, cosa ci si può aspettare da chi dichiara che cemento c'era e cemento ci sarà? Tristezza» conclude Divincenzo.
«Dopo 3 anni dalla conclusione dei rilevamenti del secondo monitoraggio ambientale della città di Barletta, dopo oltre 5 anni dalla stesura del progetto grazie al valido supporto del CNR e di Arpa Puglia finalmente (evidentemente non potevano più occultarlo) viene presentato il report sul secondo monitoraggio ambientale. Questo secondo monitoraggio aveva come finalità l'estensione della campagna di rilevamenti con nuove piezometri e la ricerca delle fonti di inquinamento. Su entrambi i punti sarebbe doverosa una riflessione politica: in primis per scongiurare eventuali problemi di salute dei nostri concittadini, in secundis per redigere immediatamente un progetto di bonifica dei siti inquinati, come più volte ha sottolineato il prof. Uricchio tramite biorisanamento con batteri appropriati. Le politiche ambientali in questa città però non possono essere un incontro ogni 5 anni ma politiche attive continue, messe in campo per migliorare la salubrità della nostra città. Nei progetti lasciati al patrimonio della comunità vi era anche un protocollo Arpa volto ad estendere con una nuova, attrezzata ed efficace centralina mobile i rilevamenti della qualità dell'aria in città. Lo sforzo fu compiuto allora con la consapevolezza della gravità del problema ambientale. Ma la centralina ormai staziona fissa nella scuola Giovanni Paolo II senza indagare in altre aree come Patalini, San Giacomo, Settefrati come da progetto, comprensivo anche di una attività di educazione ambientale, sempre grazie a un protocollo con Arpa Puglia, nelle scuole primarie. E, tengo a ribadire la comunità scolastica è il nostro patrimonio più importante, ma di suddetta attività non si trova traccia. Fare ambiente è visione, analisi, capacità della comunità di migliorare le abitudini dei concittadini per rendere Barletta una città moderna, al passo dell'Europa. Sostenere e migliorare la raccolta differenziata, che aveva visto premiato il virtuosismo della città, avrebbe dovuto essere scontato; invece, notiamo ancora le campane della raccolta vetro ridotte ad aree di conferimento di rifiuti di ogni genere in spregio alle linee guide Ato. Così come sarebbe doveroso approvare un PUMS, il piano della Mobilità sostenibile pur avviato a suo tempo, per ridisegnare la mobilità in città attenuando l'utilizzo massivo delle autovetture grazie a scelte alternative, ma anche del Pums si è persa traccia. Fare politiche ambientali significa amare la città e non mi sembra che ci sia un medico attento alle cure di cui Barletta ha bisogno. Men che meno per l'approvazione del Pug. Avevamo aperto questa strada che significa fare ambiente, fare cultura, fare sviluppo fare scelte politiche sagge di tutela e crescita economica della città del futuro, ma anche il lascito del DPP non sembra aver sortito effetto, anzi sembrerebbe che, nonostante l'approvazione in consiglio comunale nel 2018, qualcuno abbia già smentito quell'indirizzo. Del Pug manca una discussione politica sugli elementi fondanti del consumo del territorio, del recupero delle maglie di San Giacomo, Settefrati, dell'aumento degli spazi a verde, dell'incremento degli spazi di socializzazione, della rigenerazione urbana con il rifiuto del consumo di ulteriore suolo visto il calo demografico dell'aumento di standard e non di sottrazione. E di scelte coraggiose come la rifunzionalizzazione delle aree industriali più prossime alla città che direttamente o indirettamente ne frenano una riconversione turistica.
Non tutto va bene, come vorrebbero farci credere. Anzi. Ci vuole coraggio! E non è da tutti aprire una discussione per la delocalizzazione di aziende impattanti come Timac e Cementeria. Purtroppo si vuole solo altro consumo del territorio, un PUG che nasce già vecchio, senza cultura urbanistica ma solo di edilizia, cemento altro cemento!
Un'occasione per la città direi persa: mi sarei aspettato una discussione su come curare l'ambiente, sullo sviluppo della nostra città, con una classe dirigente in grado di favorire la ricerca e la partecipazione sui benefici per la comunità, ma di tutto ciò non si ha traccia anzi sembrerebbe che maggioranza e opposizione (di cui onestamente non si notano effettive differenze) considerano che una sorta di status quo sia il miglior scenario per difendere gli interessi particolari di pochi alla faccia del primato della politica e soprattutto dei barlettani. Del resto, cosa ci si può aspettare da chi dichiara che cemento c'era e cemento ci sarà? Tristezza» conclude Divincenzo.