Monitoraggio ambientale e rifiuti zero, oltre 600 firme per le deliberazioni in consiglio comunale
Il positivo riscontro dell'iniziativa popolare del Forum Salute e Ambiente
lunedì 9 novembre 2015
«In soli 4 fine settimana il Forum Salute e Ambiente ha raggiunto e superato le 600 firme necessarie, ai sensi dello Statuto del Comune di Barletta, a depositare progetti di deliberazione che il consiglio comunale è tenuto a discutere entro 90 giorni. E' la prima volta che a Barletta viene sperimentato tale processo di partecipazione dal basso e l'andamento dell'iniziativa gratifica il nostro impegno e ci incoraggia a continuare». Lo scrivono Sabrina Salerno e Michele Rizzi del Forum Salute e Ambiente Barletta. «Le due proposte di deliberazione per il consiglio comunale, una riguardante la strategia rifiuti zero e l'altra il monitoraggio ambientale legato alle aziende insalubri site in città, nascono da un lungo percorso che ha conosciuto anche un momento di confronto con l'amministrazione comunale conclusosi nel peggiore dei modi per l'atteggiamento dapprima conciliante, poi silente ed infine contrastante del sindaco Cascella.
Alla luce del positivo riscontro che stiamo ottenendo dai cittadini possiamo ritenere che l'ostruzionismo dell'amministrazione comunale di Barletta abbia avuto, infine, effetti positivi che si sono concretizzati nella nascita del Forum salute e ambiente e nella prima esperienza di partecipazione dal basso riguardante la formulazione e proposizione di atti amministrativi. La raccolta firme aperta ai cittadini è venuta a coincidere con episodi di allarmismo dovuti a fotografie di fumi e nebbie, alla demolizione della ciminiera più alta del cementificio Buzzi Unicem e alla notizia sui livelli di PM10 a Barletta (dati piuttosto alti, con superamenti del limite, rispetto alla media della regione e superiori anche alle rilevazioni effettuate a Taranto). Al di là di questi sporadici episodi, è bene ricordare che quotidianamente siamo bombardati da emissioni inquinanti provenienti da più forti anche in assenza di fumi visibili ed in presenza di dati ARPA rassicuranti. Da anni denunciamo ad istituzioni e cittadini che il Piano Regionale per la qualità dell'aria ha inserito Barletta tra i comuni in zona C (da risanare), nei quali non solo si sono rilevati superamenti dei valori di legge degli inquinanti da traffico veicolare ma si rivela nel contempo la presenza di impianti industriali soggetti alla normativa IPPC e quindi con rilevanti emissioni in atmosfera. Ribadiamo ancora una volta che esser nei limiti di legge non significa assenza di impatto sanitario ed ambientale perché non equivale ad assenza di emissioni inquinanti. A tal proposito è bene sottolineare anche che, per assurdo, in relazione ad alcuni inquinanti i limiti cambiano se applicati ad inceneritori o a cementifici che co-inceneriscono rifiuti.
Ecco alcuni esempi: Polveri (ng/nmc) 10 per inceneritori, 30 per cementifici che co-inceneriscono rifiuti; NOx (ng/ncm) 200 per inceneritori, 800-1200 per cementifici che co-inceneriscono rifiuti. A Barletta è presente un cementificio che co-incenerisce 65.000 t/a di combustibile da rifiuti. Esiste poi un effetto cumulativo, magari oltre i limiti, per ciascun inquinante dovuto alla somma, per esempio, delle emissioni delle aziende insalubri e del traffico veicolare, ciascuna delle quali potrebbe risultare nei limiti di legge se considerata singolarmente. Riteniamo necessario la costruzione di un percorso partecipato e trasparente al fine di conoscere dettagliatamente l'impatto sanitario ed ambientale delle emissioni delle due aziende insalubri, Timac Agro e Buzzi Unicem, e l'attuazione dei punti previsti dalla strategia Rifiuti Zero. Questa Strategia rappresenta non solo una valida, sana ed alternativa proposta nella gestione del ciclo dei rifiuti ma anche la nostra risposta a chi ci accusa di volere la chiusura delle due grandi aziende barlettane. Una riconversione industriale della Timac in impianto di compostaggio per continuare a produrre fertilizzanti per l'agricoltura, 100% biologici e attraverso la trasformazione dell'organico raccolto dalle utenze domestiche e commerciali del territorio. Riguardo la Buzzi Unicem, invece, riteniamo in primis fondamentale una riconversione energetica per passare dall'uso di pet-coke e combustibile da rifiuti ad alimentazione a metano, più costoso ma sicuramente meno impattante, e proponiamo una riconversione industriale che miri al riuso degli inerti provenienti dalle demolizioni edili. Alternative sostenibili, salubri ed in grado di creare nuova e sana economia esistono, ad oggi manca la volontà politica di chi ci governa. Per questo tocca a noi cittadini far squadra per assicurarci un futuro nel quale i nostri diritti e la nostra dignità vengano prima dei profitti e degli interessi di pochi».
Alla luce del positivo riscontro che stiamo ottenendo dai cittadini possiamo ritenere che l'ostruzionismo dell'amministrazione comunale di Barletta abbia avuto, infine, effetti positivi che si sono concretizzati nella nascita del Forum salute e ambiente e nella prima esperienza di partecipazione dal basso riguardante la formulazione e proposizione di atti amministrativi. La raccolta firme aperta ai cittadini è venuta a coincidere con episodi di allarmismo dovuti a fotografie di fumi e nebbie, alla demolizione della ciminiera più alta del cementificio Buzzi Unicem e alla notizia sui livelli di PM10 a Barletta (dati piuttosto alti, con superamenti del limite, rispetto alla media della regione e superiori anche alle rilevazioni effettuate a Taranto). Al di là di questi sporadici episodi, è bene ricordare che quotidianamente siamo bombardati da emissioni inquinanti provenienti da più forti anche in assenza di fumi visibili ed in presenza di dati ARPA rassicuranti. Da anni denunciamo ad istituzioni e cittadini che il Piano Regionale per la qualità dell'aria ha inserito Barletta tra i comuni in zona C (da risanare), nei quali non solo si sono rilevati superamenti dei valori di legge degli inquinanti da traffico veicolare ma si rivela nel contempo la presenza di impianti industriali soggetti alla normativa IPPC e quindi con rilevanti emissioni in atmosfera. Ribadiamo ancora una volta che esser nei limiti di legge non significa assenza di impatto sanitario ed ambientale perché non equivale ad assenza di emissioni inquinanti. A tal proposito è bene sottolineare anche che, per assurdo, in relazione ad alcuni inquinanti i limiti cambiano se applicati ad inceneritori o a cementifici che co-inceneriscono rifiuti.
Ecco alcuni esempi: Polveri (ng/nmc) 10 per inceneritori, 30 per cementifici che co-inceneriscono rifiuti; NOx (ng/ncm) 200 per inceneritori, 800-1200 per cementifici che co-inceneriscono rifiuti. A Barletta è presente un cementificio che co-incenerisce 65.000 t/a di combustibile da rifiuti. Esiste poi un effetto cumulativo, magari oltre i limiti, per ciascun inquinante dovuto alla somma, per esempio, delle emissioni delle aziende insalubri e del traffico veicolare, ciascuna delle quali potrebbe risultare nei limiti di legge se considerata singolarmente. Riteniamo necessario la costruzione di un percorso partecipato e trasparente al fine di conoscere dettagliatamente l'impatto sanitario ed ambientale delle emissioni delle due aziende insalubri, Timac Agro e Buzzi Unicem, e l'attuazione dei punti previsti dalla strategia Rifiuti Zero. Questa Strategia rappresenta non solo una valida, sana ed alternativa proposta nella gestione del ciclo dei rifiuti ma anche la nostra risposta a chi ci accusa di volere la chiusura delle due grandi aziende barlettane. Una riconversione industriale della Timac in impianto di compostaggio per continuare a produrre fertilizzanti per l'agricoltura, 100% biologici e attraverso la trasformazione dell'organico raccolto dalle utenze domestiche e commerciali del territorio. Riguardo la Buzzi Unicem, invece, riteniamo in primis fondamentale una riconversione energetica per passare dall'uso di pet-coke e combustibile da rifiuti ad alimentazione a metano, più costoso ma sicuramente meno impattante, e proponiamo una riconversione industriale che miri al riuso degli inerti provenienti dalle demolizioni edili. Alternative sostenibili, salubri ed in grado di creare nuova e sana economia esistono, ad oggi manca la volontà politica di chi ci governa. Per questo tocca a noi cittadini far squadra per assicurarci un futuro nel quale i nostri diritti e la nostra dignità vengano prima dei profitti e degli interessi di pochi».