Le “Sardine” arrivano in Puglia, ma è (solo) Italia in Comune
L’unico canale ufficiale del movimento bolognese è “6000 sardine”
mercoledì 20 novembre 2019
12.57
Anche la Puglia "non si lega" e lo fa, per adesso, dalla piazza digitale. In sole 48 ore il gruppo Facebook "L'arcipelago delle sardine" ha totalizzato ben 45 mila membri, molto più di quanti ne avrebbe contati se la community avesse riportato il nome di un partito politico.
E, neanche a dirlo, tra i fondatori del gruppo campeggiano tre nomi di rilievo del partito Italia in Comune, nato da Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma. Gli amministratori de "L'arcipelago delle sardine", infatti, sono: Michele Abbaticchio (sindaco di Bitonto e vicecoordinatore nazionale di Italia in Comune), Grazia Desario (ex consigliera comunale di Barletta e coordinatrice provinciale di Italia in Comune) e Davide Carlucci (sindaco di Acquaviva e vicecoordinatore regionale del partito).
«Ho creato questo gruppo – scrive Carlucci – per cercare di capire cosa sta succedendo nel campo progressista italiano e se è possibile far comunicare i tanti movimenti che stanno nascendo nel mondo che reagisce all'ondata fascio-populista sovranista. L'isola che abito io – aggiunge il sindaco di Acquaviva – si chiama Italia in Comune, è un partito civico nato da diciotto mesi ed è già diffuso in numerose città italiane».
Così, il timore, subito paventato, che le "Sardine" restassero intrappolate nelle reti della politica si è consumato prima del previsto. Italia in Comune, infatti, sembra essersi intestata una rappresentanza pugliese, del tutto arbitrale, del movimento (che tale ancora non è) nato a Bologna lo scorso 14 novembre. E ci è riuscita con ottimi risultati, raccogliendo migliaia di persone, incuriosite dal nome del gruppo Facebook e mosse dalla fresca ondata delle sardine.
D'altronde, c'era da aspettarselo che partiti di sinistra, in evidente difficoltà di dialogo con il paese, fiutassero un'occasione ghiotta nella giovane mobilitazione nata per contrastare la retorica populista salviniana con toni pacati e partecipativi. Il tutto, per adesso, senza nessuna appartenenza politica. «Nessuna bandiera, nessun partito, nessun insulto» i requisiti richiesti per partecipare alla contestazione di Bologna. E se le bandiere non sono state ammesse in piazza, nulla fa pensare che siano ammesse in rete.
Questa, in realtà, non è l'unica pagina social riconducibile indirettamente al movimento che sta riempendo le piazze d'Italia. Per adesso, l'unico canale ufficiale del movimento bolognese è "6000 sardine". Sull'account, inoltre, i trentenni bolognesi Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa comunicano: «Diffidate dei profili fake, questo da cui scriviamo è l'unico account ufficiale».
Segue la risposta di Grazia Desario, Coordinatrice provinciale di Italia in Comune: «Il fatto che alcuni amministratori siano di Italia in comune, nulla toglie alla bontà dell'iniziativa. Qualcuno doveva pur farlo! Non è un reato che chi si senta profondamente democratico e faccia politica abbia più sensibilità verso queste tematiche. Nessuno ha intenzione di voler mettere il cappello politico su questo movimento. Ci sentiamo cittadini e come tali abbiamo pensato di chiamarlo appunto "arcipelago" affinché tutti gli italiani, di qualunque colore politico, che si sentano democratici antifascisti e antirazzisti possano esprimere il loro sentimenti e la loro protesta verso la politica salviniana»!
E, neanche a dirlo, tra i fondatori del gruppo campeggiano tre nomi di rilievo del partito Italia in Comune, nato da Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma. Gli amministratori de "L'arcipelago delle sardine", infatti, sono: Michele Abbaticchio (sindaco di Bitonto e vicecoordinatore nazionale di Italia in Comune), Grazia Desario (ex consigliera comunale di Barletta e coordinatrice provinciale di Italia in Comune) e Davide Carlucci (sindaco di Acquaviva e vicecoordinatore regionale del partito).
«Ho creato questo gruppo – scrive Carlucci – per cercare di capire cosa sta succedendo nel campo progressista italiano e se è possibile far comunicare i tanti movimenti che stanno nascendo nel mondo che reagisce all'ondata fascio-populista sovranista. L'isola che abito io – aggiunge il sindaco di Acquaviva – si chiama Italia in Comune, è un partito civico nato da diciotto mesi ed è già diffuso in numerose città italiane».
Così, il timore, subito paventato, che le "Sardine" restassero intrappolate nelle reti della politica si è consumato prima del previsto. Italia in Comune, infatti, sembra essersi intestata una rappresentanza pugliese, del tutto arbitrale, del movimento (che tale ancora non è) nato a Bologna lo scorso 14 novembre. E ci è riuscita con ottimi risultati, raccogliendo migliaia di persone, incuriosite dal nome del gruppo Facebook e mosse dalla fresca ondata delle sardine.
D'altronde, c'era da aspettarselo che partiti di sinistra, in evidente difficoltà di dialogo con il paese, fiutassero un'occasione ghiotta nella giovane mobilitazione nata per contrastare la retorica populista salviniana con toni pacati e partecipativi. Il tutto, per adesso, senza nessuna appartenenza politica. «Nessuna bandiera, nessun partito, nessun insulto» i requisiti richiesti per partecipare alla contestazione di Bologna. E se le bandiere non sono state ammesse in piazza, nulla fa pensare che siano ammesse in rete.
Questa, in realtà, non è l'unica pagina social riconducibile indirettamente al movimento che sta riempendo le piazze d'Italia. Per adesso, l'unico canale ufficiale del movimento bolognese è "6000 sardine". Sull'account, inoltre, i trentenni bolognesi Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa comunicano: «Diffidate dei profili fake, questo da cui scriviamo è l'unico account ufficiale».
Segue la risposta di Grazia Desario, Coordinatrice provinciale di Italia in Comune: «Il fatto che alcuni amministratori siano di Italia in comune, nulla toglie alla bontà dell'iniziativa. Qualcuno doveva pur farlo! Non è un reato che chi si senta profondamente democratico e faccia politica abbia più sensibilità verso queste tematiche. Nessuno ha intenzione di voler mettere il cappello politico su questo movimento. Ci sentiamo cittadini e come tali abbiamo pensato di chiamarlo appunto "arcipelago" affinché tutti gli italiani, di qualunque colore politico, che si sentano democratici antifascisti e antirazzisti possano esprimere il loro sentimenti e la loro protesta verso la politica salviniana»!