La "mission impossible" per salvare il Palazzo delle Poste di Barletta
L'Archivio di Stato pronto ad acquisire l'immobile storico: potrebbe diventare deposito degli atti e centro culturale
mercoledì 2 febbraio 2022
11.32
Qual è il destino che la storia riserverà all'ex Palazzo delle Poste di Barletta? Un immobile storico, posizionato nel cuore di Barletta, dove ancora oggi sono ben visibili i colpi dell'eccidio del 12 settembre 1943. Dopo una lunga, travagliata e annosa vicenda, tra documenti, carte e la mancata volontà del Comune di esercitare la prelazione sull'edificio, una nuova opportunità arriva dall'Archivio di Stato.
Il Palazzo delle Poste di Barletta infatti potrebbe diventare il nuovo deposito degli atti dell'Archivio di Stato di Bari-Bat, oltre che centro culturale del territorio. Lo annuncia il direttore Michele Grimaldi che auspica il fattivo interessamento dei senatori barlettani Messina, Damiani e Quarto per l'imminente valutazione della DGA di Roma.
Ripercorriamo la vicenda nella nota a cura del direttore Grimaldi.
«Nel 2002 deflagrò in maniera devastante la grana "Ufficio Poste e Telegrafi" sito in piazza Caduti in Guerra, in quanto era stata ventilata l'ipotesi dell'abbattimento dello stabile in seguito alla vendita dello stesso da parte della società Europa Gestioni immobiliari s.p.a. – Gruppo Poste Italiane a privati che, ovviamente, avrebbero costruito su quel sito.
Se la situazione creatasi avesse comportato esclusivamente implicazioni di carattere conservativo di un bene comunque di moderato o nullo interesse architettonico (non coperto da vincolo all'epoca), la querelle si sarebbe conclusa nell'arco temporale di una settimana ma, l'argomento dell'abbattimento di quel palazzo, non poteva risolversi con qualche riga su un giornale perché le mura di quell'edificio sono e resteranno per sempre la testimonianza viva di come una intera Città ha lottato ed ha sacrificato i propri figli per la difesa di un bene supremo quale è la Patria. Parlo, evidentemente, della parete dove le truppe tedesche trucidarono dodici barlettani all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre e che da quella data è diventato monito perenne per le generazioni future ed ha portato, tra l'altro, l'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano ad appuntare sul labaro della Città di Barletta la medaglia d'oro al valor militare.
Come sempre accade, per discutere di un avvenimento è necessario che la "botta" sia veramente forte e l'abbattimento di un simbolo patriottico lo è ed infatti tutti, all'indomani del ventilato pericolo, iniziarono a farsi domande su quel palazzo che era lì da ottanta anni e la popolazione intera conosceva ma in pochi ne sapevano la storia. In poche parole gli addetti ai lavori si posero le domande presenti nel decalogo del "bravo giornalista" e cioè il chi, dove, come, quando e perché della costruzione di quel palazzo. E proprio queste fortissime motivazioni portarono, tutti, a cercare vie d'uscita per una situazione che era divenuta, tutto d'un tratto, irrisolvibile.
La "Mission impossible" non poteva che essere intrapresa da quell'istituto culturale che è la memoria storica di ogni comunità e cioè l'Archivio di Stato.
Tutto nasce da un incontro avuto da tutti i Direttori degli archivi d'Italia con il Direttore Generale degli archivi, dottoressa Anna Maria Buzzi, la quale aveva anticipato che il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, si stava prodigando affinchè venisse previsto, nella finanziaria 2022, uno stanziamento di 105 milioni di euro per l'acquisto di immobili da destinare ad Archivi e sedi sussidiarie, ponendo così un argine al gravosissimo problema che hanno tutti gli archivi e cioè quello dei depositi ormai saturi.
Un'occasione che non poteva essere ignorata, in quanto avrebbe portato sì un po' di sollievo agli asfittici depositi degli archivi ma si sarebbe palesata una inaspettata soluzione alla spinosa questione del Palazzo delle Poste, praticamente unire l'utile al dilettevole (per le comunità del territorio).
Con la circolare n. 60 del 4 novembre 2021, la Direzione Generale Archivi invitava i Direttori a "verificare, nel territorio del comune in cui ha sede l'Istituto, la disponibilità di immobili, sia di proprietà di enti pubblici sia di soggetti privati, da destinare a sedi principali di Archivi di Stato o a sedi sussidiarie a seguito di acquisto da parte di questa Direzione". La comunicazione relativa agli immobili, eventualmente individuati, sarebbe dovuta pervenire alla DGA entro il termine del 20 novembre, quindi meno di 10 giorni lavorativi…praticamente mission impossibile!
L'opportunità concessa dal Ministero della Cultura è stata subito collegata al Palazzo delle Poste. La Palladio srl, società attualmente proprietaria dell'immobile, subito formalmente contattata, si è resa disponibile per la vendita a 4,2 milioni di euro. Rispondendo alla sollecitazione del Direttore Generale, nei tempi previsti, il 15 novembre 2021 è stata inviata tutta la documentazione relativa alla proposta dell'acquisto.
Naturalmente, alla relazione tecnica finanziaria, ne è stata allegata una storica del palazzo molto dettagliata, puntando soprattutto sul suo legame indissolubile con la Storia della Città e dell'intera Nazione, collegandolo alla concessione delle due medaglie d'oro al valor militare e civile concesse alla Città di Barletta. Se verrà considerata consona, l'idea sarebbe quella di destinare il palazzo, oltre ovviamente come deposito degli atti d'archivio, a centro culturale del territorio che preveda di mettere a disposizione di associazioni, enti e privati, spazi espositivi, calcolando l'enorme spazio. Inoltre è nelle intenzioni, proporre collaborazioni alle associazioni, imprenditori e privati per progetti di utilizzo. La struttura sarà gestita dall'Archivio di Stato che ovviamente proporrà al Comune di stilare un protocollo di intesa per la gestione.
Nei prossimi giorni la proposta sarà sul tavolo della DGA di Roma per la valutazione e si auspica che i referenti politici del territorio, con il Sottosegretario Senatrice Assuntela Messina ed i senatori Dario Damiani e Ruggiero Quarto in testa, pongano la massima attenzione sulla questione, così da rimediare ad una situazione incresciosa che arrecherebbe, in caso di esito negativo, nocumento alla storia e all'identità del territorio».
Il Palazzo delle Poste di Barletta infatti potrebbe diventare il nuovo deposito degli atti dell'Archivio di Stato di Bari-Bat, oltre che centro culturale del territorio. Lo annuncia il direttore Michele Grimaldi che auspica il fattivo interessamento dei senatori barlettani Messina, Damiani e Quarto per l'imminente valutazione della DGA di Roma.
Ripercorriamo la vicenda nella nota a cura del direttore Grimaldi.
«Nel 2002 deflagrò in maniera devastante la grana "Ufficio Poste e Telegrafi" sito in piazza Caduti in Guerra, in quanto era stata ventilata l'ipotesi dell'abbattimento dello stabile in seguito alla vendita dello stesso da parte della società Europa Gestioni immobiliari s.p.a. – Gruppo Poste Italiane a privati che, ovviamente, avrebbero costruito su quel sito.
Se la situazione creatasi avesse comportato esclusivamente implicazioni di carattere conservativo di un bene comunque di moderato o nullo interesse architettonico (non coperto da vincolo all'epoca), la querelle si sarebbe conclusa nell'arco temporale di una settimana ma, l'argomento dell'abbattimento di quel palazzo, non poteva risolversi con qualche riga su un giornale perché le mura di quell'edificio sono e resteranno per sempre la testimonianza viva di come una intera Città ha lottato ed ha sacrificato i propri figli per la difesa di un bene supremo quale è la Patria. Parlo, evidentemente, della parete dove le truppe tedesche trucidarono dodici barlettani all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre e che da quella data è diventato monito perenne per le generazioni future ed ha portato, tra l'altro, l'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano ad appuntare sul labaro della Città di Barletta la medaglia d'oro al valor militare.
Come sempre accade, per discutere di un avvenimento è necessario che la "botta" sia veramente forte e l'abbattimento di un simbolo patriottico lo è ed infatti tutti, all'indomani del ventilato pericolo, iniziarono a farsi domande su quel palazzo che era lì da ottanta anni e la popolazione intera conosceva ma in pochi ne sapevano la storia. In poche parole gli addetti ai lavori si posero le domande presenti nel decalogo del "bravo giornalista" e cioè il chi, dove, come, quando e perché della costruzione di quel palazzo. E proprio queste fortissime motivazioni portarono, tutti, a cercare vie d'uscita per una situazione che era divenuta, tutto d'un tratto, irrisolvibile.
La "Mission impossible" non poteva che essere intrapresa da quell'istituto culturale che è la memoria storica di ogni comunità e cioè l'Archivio di Stato.
Tutto nasce da un incontro avuto da tutti i Direttori degli archivi d'Italia con il Direttore Generale degli archivi, dottoressa Anna Maria Buzzi, la quale aveva anticipato che il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, si stava prodigando affinchè venisse previsto, nella finanziaria 2022, uno stanziamento di 105 milioni di euro per l'acquisto di immobili da destinare ad Archivi e sedi sussidiarie, ponendo così un argine al gravosissimo problema che hanno tutti gli archivi e cioè quello dei depositi ormai saturi.
Un'occasione che non poteva essere ignorata, in quanto avrebbe portato sì un po' di sollievo agli asfittici depositi degli archivi ma si sarebbe palesata una inaspettata soluzione alla spinosa questione del Palazzo delle Poste, praticamente unire l'utile al dilettevole (per le comunità del territorio).
Con la circolare n. 60 del 4 novembre 2021, la Direzione Generale Archivi invitava i Direttori a "verificare, nel territorio del comune in cui ha sede l'Istituto, la disponibilità di immobili, sia di proprietà di enti pubblici sia di soggetti privati, da destinare a sedi principali di Archivi di Stato o a sedi sussidiarie a seguito di acquisto da parte di questa Direzione". La comunicazione relativa agli immobili, eventualmente individuati, sarebbe dovuta pervenire alla DGA entro il termine del 20 novembre, quindi meno di 10 giorni lavorativi…praticamente mission impossibile!
L'opportunità concessa dal Ministero della Cultura è stata subito collegata al Palazzo delle Poste. La Palladio srl, società attualmente proprietaria dell'immobile, subito formalmente contattata, si è resa disponibile per la vendita a 4,2 milioni di euro. Rispondendo alla sollecitazione del Direttore Generale, nei tempi previsti, il 15 novembre 2021 è stata inviata tutta la documentazione relativa alla proposta dell'acquisto.
Naturalmente, alla relazione tecnica finanziaria, ne è stata allegata una storica del palazzo molto dettagliata, puntando soprattutto sul suo legame indissolubile con la Storia della Città e dell'intera Nazione, collegandolo alla concessione delle due medaglie d'oro al valor militare e civile concesse alla Città di Barletta. Se verrà considerata consona, l'idea sarebbe quella di destinare il palazzo, oltre ovviamente come deposito degli atti d'archivio, a centro culturale del territorio che preveda di mettere a disposizione di associazioni, enti e privati, spazi espositivi, calcolando l'enorme spazio. Inoltre è nelle intenzioni, proporre collaborazioni alle associazioni, imprenditori e privati per progetti di utilizzo. La struttura sarà gestita dall'Archivio di Stato che ovviamente proporrà al Comune di stilare un protocollo di intesa per la gestione.
Nei prossimi giorni la proposta sarà sul tavolo della DGA di Roma per la valutazione e si auspica che i referenti politici del territorio, con il Sottosegretario Senatrice Assuntela Messina ed i senatori Dario Damiani e Ruggiero Quarto in testa, pongano la massima attenzione sulla questione, così da rimediare ad una situazione incresciosa che arrecherebbe, in caso di esito negativo, nocumento alla storia e all'identità del territorio».