La disfida provinciale degli araldici 25mila euro
Il capogruppo del Pd Michelangelo Superbo risponde a Fisfola del Pdl. Al dissenso del centrosinistra sono seguite le polemiche
martedì 27 settembre 2011
Fanno molto discutere gli emblemi araldici consegnati alla provincia di Barletta-Andria-Trani, emblemi per i quali la stessa provincia avrebbe speso ben 25mila euro, destinati alla prestigiosa cerimonia di consegna che ha visto presenti il prefetto Sessa e l'onorevole Fitto. La polemica si infervora, in seguito ad un bruciante intervento del capogruppo del Pdl, Marcello Fisfola, che ha difeso a spada tratta l'iniziativa facendo rimbalzare l'accusa sui consiglieri del centrosinistra, protagonisti principali del dissenso nei confronti della spesa sostenuta dalla provincia. Adesso la palla rovente della polemica è nelle mani del capogruppo del Pd, Michelangelo Superbo, che ha diffuso questa nota in cui respinge con forza le accuse del consigliere Fisfola.
«Il capogruppo della PDL in consiglio provinciale, Marcello Fisfola, prima di ergersi a difensore d'ufficio della sua amministrazione di centro-destra avrebbe fatto bene a riflettere su quanto accaduto in merito alla cerimonia di consegna degli emblemi araldici alla Provincia di Barletta Andria Trani» scrive così Superbo.
«Ha accusato i sette consiglieri della minoranza, che non hanno partecipato alle cerimonia, di aver commesso uno "sfregio nei confronti dell' Istituzione Provincia e del loro ruolo di consiglieri provinciali", oltre ad aver commesso uno "sgarbo" nei confronti del Presidente della Repubblica, del ministro presente, dello stemma , del gonfalone e dei valori che gli stessi rappresentano. Un' atto d'accusa di questo tenore merita di essere confutato perché basato su atteggiamenti di servile acquiescenza che, sicuramente, non mi appartengono.
Il nostro comportamento, sicuramente, non è stato offensivo nei confronti del Presidente della Repubblica, del Ministro on. Fitto, del Prefetto e di tutte le autorità presenti. Il non aver reso pubblico il nostro dissenso precedentemente o contestualmente alla cerimonia, la dice lunga sul nostro grado di rispetto delle Istituzioni che, francamente, pensavamo fosse apprezzato. Se poi, qualcuno, si era illuso che la cosa passasse inosservata e nel silenzio allora è giusto pensare che, a questo qualcuno, questi due anni di convivenza, nell'assise provinciale, non hanno insegnato che nessuno può spegnerci le idee e tapparci la bocca.
E' veramente difficile capire che gli offesi siamo noi consiglieri provinciali? La consegna del Decreto del Presidente della Repubblica, correttamente, è avvenuta nelle mani del Presidente della Provincia, quale massimo e legale rappresentante della stessa; ma è altrettanto giusto ed opportuno che la cerimonia avvenga nella massima assise democratica della Provincia che è il Consiglio Provinciale. Avevamo chiesto, come minoranze, che la cerimonia si svolgesse nell'ambito di un Consiglio Provinciale regolarmente ed appositamente convocato, nella sua sede istituzionale. Il tutto per dare il dovuto rispetto ed importanza alla cerimonia. La nostra richiesta è stata ignorata. Sarebbe stato opportuno consentire al Consiglio Provinciale tramite la sua più alta sintesi , il Presidente del Consiglio, esprimere una riflessione ed un indirizzo di saluto alle autorità presenti. Ci sarebbe piaciuto, certo, ascoltare dalla viva voce del ministro qual è la volontà del governo nazionale sul futuro delle Province. Non è stato possibile, ci è stata impedita la interlocuzione. I consiglieri provinciali, invece, sono stati invitati alla cerimonia ma per essere spettatori di se stessi ! Ecco le motivazioni del nostro dissenso istituzionale. Siamo convinti che il nostro comportamento non ha offeso alcuno, ma ha voluto testimoniare l'offesa ricevuta.
Non può sfuggire neanche l'aspetto economico della questione. Bando alla demagogia sulla cifra spesa (22.776 euro), sulla celerità e concretezza dell'azione amministrativa (in sei giorni, di cui tre festivi, si è deliberato ed organizzato il tutto, ci auguriamo che in futuro tutte le pratiche provinciali abbiano un iter temporale se non uguale, almeno paragonabile), ma la cerimonia se si fosse tenuta nella sede istituzionale del Consiglio Provinciale avrebbe permesso di risparmiare 16.220 euro per il palco ed il service. Che senso ha avuto allestire un palco senza pubblico ? L'Amministrazione provinciale è libera di spendere i soldi come meglio crede, ma non si può accusare di demagogia chi non condivide l'operato. Dell'uso dei soldi pubblici va reso conto pubblicamente. La spesa, a nostro parere, è stata inopportuna ed abbiamo reso pubblico il nostro pensiero. In un momento di crisi e nel quale si chiedono sacrifici a tutti un atteggiamento di sobrietà non sarebbe stato sbagliato. E' demagogia evidenziare l'inutilità di una spesa quando non si hanno più soldi per le manutenzioni scolastiche o per stendere un minimo di materiale calcareo su strade provinciali chiuse da tempo al traffico? E' demagogia l'aver reso pubblico il dissenso su somme esagerate spese per l'arredo di stanze istituzionali? E' demagogia non condividere lo spostamento del finanziamento di 5 milioni di euro dai lavori di ammodernamento e messa in sicurezza della S.P. n. 5 "Salinelle" teatro, purtroppo, di frequenti incidenti, per destinarli ad un superfluo casello autostradale ? E' demagogia far emergere la mancanza di risposte per oltre un anno sul futuro del Liceo Nuzzi di Andria? Se è demagogia cercare di svolgere nel migliore dei modi possibili il ruolo della minoranza, allora, noi siamo dei demagoghi.
Al capogruppo provinciale PDL, consigliere Marcello Fisfola, mi permetto di ricordare che sono i consiglieri di minoranza con la loro presenza che rendono possibile il funzionamento delle commissioni consiliari, altrimenti raramente regolarmente costituite, questo a dimostrazione che riconoscono il valore del loro ruolo istituzionale e del mandato loro conferito dagli elettori ad impegnarsi per la tutela e la promozione del territorio provinciale che non è solo quello di presenziare a cerimonie, se invitati.
Colgo l'occasione per rivolgere alla maggioranza l'invito a definire in tempi brevi i problemi interni per poter dedicare il tempo e le energie agli interessi della gente di questa Provincia. Abbiamo appreso, tempo fa, dagli organi di informazione delle dimissioni, consegnate nelle mani del Presidente Ventola, del Presidente del Consiglio Provinciale Luigi Riserbato, dell'assessore Pompeo Camero e del presidente della 1^ commissione Vincenzo Valente. Poi silenzio assoluto. Solleveremo questo argomento nel prossimo consiglio provinciale atteso che le dimissioni di tale valenza politica non possono passare inosservate dall'assise provinciale. Ci aspettiamo risposte chiare e precise.
Confermo, infine ed anche se è superfluo farlo, che I sette consiglieri Patruno, Scelzi, Laurora, Di Paola, Evangelista e Superbo non si dimetteranno e continueranno nel loro impegno, per buona pace di chi li preferirebbe fuori dall'assise provinciale».
«Il capogruppo della PDL in consiglio provinciale, Marcello Fisfola, prima di ergersi a difensore d'ufficio della sua amministrazione di centro-destra avrebbe fatto bene a riflettere su quanto accaduto in merito alla cerimonia di consegna degli emblemi araldici alla Provincia di Barletta Andria Trani» scrive così Superbo.
«Ha accusato i sette consiglieri della minoranza, che non hanno partecipato alle cerimonia, di aver commesso uno "sfregio nei confronti dell' Istituzione Provincia e del loro ruolo di consiglieri provinciali", oltre ad aver commesso uno "sgarbo" nei confronti del Presidente della Repubblica, del ministro presente, dello stemma , del gonfalone e dei valori che gli stessi rappresentano. Un' atto d'accusa di questo tenore merita di essere confutato perché basato su atteggiamenti di servile acquiescenza che, sicuramente, non mi appartengono.
Il nostro comportamento, sicuramente, non è stato offensivo nei confronti del Presidente della Repubblica, del Ministro on. Fitto, del Prefetto e di tutte le autorità presenti. Il non aver reso pubblico il nostro dissenso precedentemente o contestualmente alla cerimonia, la dice lunga sul nostro grado di rispetto delle Istituzioni che, francamente, pensavamo fosse apprezzato. Se poi, qualcuno, si era illuso che la cosa passasse inosservata e nel silenzio allora è giusto pensare che, a questo qualcuno, questi due anni di convivenza, nell'assise provinciale, non hanno insegnato che nessuno può spegnerci le idee e tapparci la bocca.
E' veramente difficile capire che gli offesi siamo noi consiglieri provinciali? La consegna del Decreto del Presidente della Repubblica, correttamente, è avvenuta nelle mani del Presidente della Provincia, quale massimo e legale rappresentante della stessa; ma è altrettanto giusto ed opportuno che la cerimonia avvenga nella massima assise democratica della Provincia che è il Consiglio Provinciale. Avevamo chiesto, come minoranze, che la cerimonia si svolgesse nell'ambito di un Consiglio Provinciale regolarmente ed appositamente convocato, nella sua sede istituzionale. Il tutto per dare il dovuto rispetto ed importanza alla cerimonia. La nostra richiesta è stata ignorata. Sarebbe stato opportuno consentire al Consiglio Provinciale tramite la sua più alta sintesi , il Presidente del Consiglio, esprimere una riflessione ed un indirizzo di saluto alle autorità presenti. Ci sarebbe piaciuto, certo, ascoltare dalla viva voce del ministro qual è la volontà del governo nazionale sul futuro delle Province. Non è stato possibile, ci è stata impedita la interlocuzione. I consiglieri provinciali, invece, sono stati invitati alla cerimonia ma per essere spettatori di se stessi ! Ecco le motivazioni del nostro dissenso istituzionale. Siamo convinti che il nostro comportamento non ha offeso alcuno, ma ha voluto testimoniare l'offesa ricevuta.
Non può sfuggire neanche l'aspetto economico della questione. Bando alla demagogia sulla cifra spesa (22.776 euro), sulla celerità e concretezza dell'azione amministrativa (in sei giorni, di cui tre festivi, si è deliberato ed organizzato il tutto, ci auguriamo che in futuro tutte le pratiche provinciali abbiano un iter temporale se non uguale, almeno paragonabile), ma la cerimonia se si fosse tenuta nella sede istituzionale del Consiglio Provinciale avrebbe permesso di risparmiare 16.220 euro per il palco ed il service. Che senso ha avuto allestire un palco senza pubblico ? L'Amministrazione provinciale è libera di spendere i soldi come meglio crede, ma non si può accusare di demagogia chi non condivide l'operato. Dell'uso dei soldi pubblici va reso conto pubblicamente. La spesa, a nostro parere, è stata inopportuna ed abbiamo reso pubblico il nostro pensiero. In un momento di crisi e nel quale si chiedono sacrifici a tutti un atteggiamento di sobrietà non sarebbe stato sbagliato. E' demagogia evidenziare l'inutilità di una spesa quando non si hanno più soldi per le manutenzioni scolastiche o per stendere un minimo di materiale calcareo su strade provinciali chiuse da tempo al traffico? E' demagogia l'aver reso pubblico il dissenso su somme esagerate spese per l'arredo di stanze istituzionali? E' demagogia non condividere lo spostamento del finanziamento di 5 milioni di euro dai lavori di ammodernamento e messa in sicurezza della S.P. n. 5 "Salinelle" teatro, purtroppo, di frequenti incidenti, per destinarli ad un superfluo casello autostradale ? E' demagogia far emergere la mancanza di risposte per oltre un anno sul futuro del Liceo Nuzzi di Andria? Se è demagogia cercare di svolgere nel migliore dei modi possibili il ruolo della minoranza, allora, noi siamo dei demagoghi.
Al capogruppo provinciale PDL, consigliere Marcello Fisfola, mi permetto di ricordare che sono i consiglieri di minoranza con la loro presenza che rendono possibile il funzionamento delle commissioni consiliari, altrimenti raramente regolarmente costituite, questo a dimostrazione che riconoscono il valore del loro ruolo istituzionale e del mandato loro conferito dagli elettori ad impegnarsi per la tutela e la promozione del territorio provinciale che non è solo quello di presenziare a cerimonie, se invitati.
Colgo l'occasione per rivolgere alla maggioranza l'invito a definire in tempi brevi i problemi interni per poter dedicare il tempo e le energie agli interessi della gente di questa Provincia. Abbiamo appreso, tempo fa, dagli organi di informazione delle dimissioni, consegnate nelle mani del Presidente Ventola, del Presidente del Consiglio Provinciale Luigi Riserbato, dell'assessore Pompeo Camero e del presidente della 1^ commissione Vincenzo Valente. Poi silenzio assoluto. Solleveremo questo argomento nel prossimo consiglio provinciale atteso che le dimissioni di tale valenza politica non possono passare inosservate dall'assise provinciale. Ci aspettiamo risposte chiare e precise.
Confermo, infine ed anche se è superfluo farlo, che I sette consiglieri Patruno, Scelzi, Laurora, Di Paola, Evangelista e Superbo non si dimetteranno e continueranno nel loro impegno, per buona pace di chi li preferirebbe fuori dall'assise provinciale».