L’orrore del convento di S. Andrea
Una voragine da valorizzare, a prezzo interessante
giovedì 21 novembre 2013
10.19
L'orrore è nel centro storico, tenuto nascosto. Nei giorni scorsi, il ministro dei beni culturali, Massimo Bray, è passato da Canne della Battaglia (abbandonata) e da Eraclio (da restaurare), ma avrebbe dovuto visitare anche una serie di tesori architettonici abbandonati nel centro di Barletta, tenuti nascosti alla vista di qualunque ministro o autorità; forse è meglio mostrare i balocchi turistici ad uso e consumo di Sereno Variabile: castello, palazzo della Marra, il resto è fatiscente e da censurare.
Cominciamo dall'ex convento di S. Andrea, di origini medioevali, adibito a carcere dal 1876 fino agli anni '80 del secolo scorso, in seguito lasciato divenire un rudere di proprietà comunale. L'immensa voragine, al centro del chiostro, rappresenta bene il vuoto mentale delle passate amministrazioni criminali e dei propri elettori, che hanno lasciato marcire il complesso.
Il convento è lesionato e fatiscente, presenta problemi di staticità, l'umidità avvolge le grandi stanze storiche, ovunque ci sono escrementi, bisognerebbe restaurarlo, recuperarne l'originale bellezza medioevale, darne una destinazione d'uso, ma è solo una spina nel fianco, la vera risorsa di Barletta è la salsiccia di cavallo, con relativa sagra – trascina voti.
Il costo del restauro si aggirerebbe sui 2 milioni di euro, i soldini scarseggiano, che si fa? Con una delibera, si prova a darlo in gestione ai privati, insieme ad altri immobili di proprietà comunale, come Villa Bonelli e l'ex convento di S.Lucia. Chi prenderà in gestione il grandioso convento, dovrà accollarsi le enormi spese di restauro, compresa la grande voragine, che si allarga ogni giorno di più, assieme al buco nel bilancio.
A seguire, pubblichiamo il piano delle valorizzazioni immobiliari
Cominciamo dall'ex convento di S. Andrea, di origini medioevali, adibito a carcere dal 1876 fino agli anni '80 del secolo scorso, in seguito lasciato divenire un rudere di proprietà comunale. L'immensa voragine, al centro del chiostro, rappresenta bene il vuoto mentale delle passate amministrazioni criminali e dei propri elettori, che hanno lasciato marcire il complesso.
Il convento è lesionato e fatiscente, presenta problemi di staticità, l'umidità avvolge le grandi stanze storiche, ovunque ci sono escrementi, bisognerebbe restaurarlo, recuperarne l'originale bellezza medioevale, darne una destinazione d'uso, ma è solo una spina nel fianco, la vera risorsa di Barletta è la salsiccia di cavallo, con relativa sagra – trascina voti.
Il costo del restauro si aggirerebbe sui 2 milioni di euro, i soldini scarseggiano, che si fa? Con una delibera, si prova a darlo in gestione ai privati, insieme ad altri immobili di proprietà comunale, come Villa Bonelli e l'ex convento di S.Lucia. Chi prenderà in gestione il grandioso convento, dovrà accollarsi le enormi spese di restauro, compresa la grande voragine, che si allarga ogni giorno di più, assieme al buco nel bilancio.
A seguire, pubblichiamo il piano delle valorizzazioni immobiliari
Convento di S.Andrea
Le prime notizie sulla esistenza del convento di S.Andrea, risalgono al 1266, quando era occupato dalle monache Benedettine.
Il 10 settembre 1876, con delibera del consiglio comunale, si approvava la riduzione del convento a carcere mandamentale e a caserma delle guardie di pubblica sicurezza.
Quando avvenne questa traformazione, nel murarsi i porticati del chiostro, fu rimossa la pietra sepolcrale, che era sotto il porticato a destra entrando, la quale ricordava i sepolti della peste del 1653, con queste terribili parole che scuotono a leggerle:«Cadavera multa iacent». Ora questa lapide è posta sul muro in corrispondenza del posto prima occupato.
Fonte:"Note storiche di Barletta" di F.Saverio Vista
Le prime notizie sulla esistenza del convento di S.Andrea, risalgono al 1266, quando era occupato dalle monache Benedettine.
Il 10 settembre 1876, con delibera del consiglio comunale, si approvava la riduzione del convento a carcere mandamentale e a caserma delle guardie di pubblica sicurezza.
Quando avvenne questa traformazione, nel murarsi i porticati del chiostro, fu rimossa la pietra sepolcrale, che era sotto il porticato a destra entrando, la quale ricordava i sepolti della peste del 1653, con queste terribili parole che scuotono a leggerle:«Cadavera multa iacent». Ora questa lapide è posta sul muro in corrispondenza del posto prima occupato.
Fonte:"Note storiche di Barletta" di F.Saverio Vista