L'opificio di via Roma pare che sia sconosciuto all'Inps

Le ragazze lavoravano in nero e per pochi euro all'ora. Il commento del segretario generale della Cgil Bat

martedì 4 ottobre 2011 20.28
Solo pochi euro all'ora. E' il guadagno delle donne che lavoravano nell'opificio appena sotto la palazzina oggi purtroppo totalmente in rovina. Una situazione davvero tragica che ha portato alla luce numerosi problemi. La Cgil Bat infatti afferma che probabilmente le donne lavorassero in nero e che l'azienda fosse completamente sconosciuta all'Inps. Lo stesso segretario generale della Cgil Bat, Luigi Antonucci, ha commentato: «Con la crisi del tessile – abbigliamento – calzaturiero, settore un tempo trainante dell'economia locale, molte grandi aziende hanno chiuso i battenti, sono rimaste solo tante piccole attività sconosciute all'Inps».

Sono numerosi i giovani che, dopo aver lavorato per mesi presso questi tipi di aziende in nero e in condizioni precarie, si recano alla Cgil per chiedere aiuto, un lavoro, del tutto regolamentare. La stessa afferma che più le realtà aziendali sono piccole più è facile sfuggire ai controlli, proprio come è successo all'opificio sito in via Roma a Barletta.

«In questo momento il nostro pensiero – aggiunge Antonucci – va innanzitutto ai familiari delle vittime e ai residenti dello stabile che da un giorno all'altro hanno perso la casa, ma non possiamo non ricordare il lavoro dei soccorritori e di quanti per ore non si sono risparmiati continuando a scavare tra le macerie. Ora sarà la magistratura a chiarire le cause del crollo e le responsabilità di questa tragedia annunciata. Si tratta ancora di morti bianche che avvengono sul nostro territorio, che ci addolorano da un lato e che ci riempiono di rabbia dall'altro perché morire oggi sul lavoro non è una fatalità ma il frutto di leggi non rispettate. Noi della Cgil spesso ci troviamo a denunciare carenze in materia di sicurezza, quasi sempre non veniamo ascoltati. Le uniche cose che ci chiediamo in questo momento sono: perché un maglificio ancora oggi è situato in pieno centro abitato, al pian terreno di una palazzina pericolante? I locali erano idonei per ospitare il laboratorio? Quante altre situazioni analoghe ci sono a Barletta e in tanti altri centri della nuova provincia? E soprattutto, è possibile che si accendano i riflettori sulla piaga del lavoro nero e della mancanza di sicurezza solo quando viene versato del sangue innocente? Speriamo – conclude Antonucci – di poter trovare risposte a queste domande, solo così forse altre tragedie potranno essere evitate».