L'abominevole acronimo che repellevi...
Il Comitato di Lotta Barletta Provincia scrive al sindaco Cascella
mercoledì 23 novembre 2016
La Base del Comitato di Lotta Barletta Provincia, con una nota firmata da Domenico Vischi e altri barlettani, inoltrata al Sindaco di Barletta Pasquale Cascella (18-11-2016, Prot. n. 76314/gab), ed al Prefetto di Barletta Clara Minerva (18-11-2016), sollecita la correzione dell'errore presente sulle Tessere Elettorali, a causa dell'arbitrario utilizzo dell'illegittimo acronimo "Bat", invece della sigla provinciale "BT", istituita con DPR n. 133/2006.
«Con la presente noi tutti firmatari siamo a sollecitare un vostro risolutivo intervento, onde far cessare una pratica oltraggiosa per il popolo barlettano, nonché illegittima, in quanto volutamente elusiva di una norma dello Stato. Esso andazzo illegittimo consiste nell'uso arbitrario di un acronimo di pura invenzione, ossia "Bat"». Un'antica questione quella sollevata dalla base del Comitato di Lotta Barletta Provincia, con una nota firmata da Domenico Vischi ed altri barlettani e inoltrata al Sindaco di Barletta Pasquale Cascella (18-11-2016, Prot. n. 76314/gab) e al Prefetto di Barletta Clara Minerva (18-11-2016).
«Nelle righe successive dimostreremo le ragioni dell'illegittimità di un acronimo che il popolo barlettano ripudia - continua la lettera del Comitato - considerandolo "abominevole non meno dello yeti". Tale "nequizia" è stata fatta permeare fin dentro i documenti ufficiali. Oggetto della presente nota è appunto la Tessera Elettorale. Alla vigilia della consultazione referendaria del 04-12-2016, molti cittadini si recheranno presso l'ufficio elettorale a rinnovare la propria Tessera (esaurita o smarrita). Ed al pari di coloro che ne hanno ancora una non esaurita, si vedranno appioppare un documento il cui frontespizio contiene proprio l'acronomo (pattume) "Bat".
La Tessera Elettorale, al frontespizio (indicato come "Circoscrizioni e Collegi Elettorali"), è compilata in modo che sia ben visibile l'errore: "Provincia BAT (provinciali)". La rettifica che noi chiediamo è nell'apporre la legittima sigla "BT" (al posto dell'abominio).
Non intendiamo oberare gli uffici elettorali di lavoro supplementare. Tolleriamo pertanto che le Tessere già in possesso dei cittadini mantengano lo "schifìo". Ciò che noi scriventi richiediamo al Sindaco di Barletta, Pasquale Cascella, ed al Prefetto di Barletta, Clara Minerva, è di diramare un comunicato ufficiale (l'uno al proprio Ufficio Elettorale, e l'altra ai sindaci della Provincia di Barletta) perché le nuove Tessere Elettorali, che verranno stampate da oggi in avanti, evitino di riportare il turpe acronimo (Bat), inserendo al suo posto la Sigla provinciale "BT". Sigla ufficiale, ribadiamo, promulgata con Decreto del Presidente della Repubblica n. 133 del 15-02-2006. Rispetto alla presente nota, noi scriventi richiediamo risposta scritta, da entrambi i Destinatari»
A valle della presente nota, ci permettiamo di fare una cronistoria circa la sigla provinciale "BT", e gli ostacoli pretestuosi frapposti dai politici andriesi, e le penne servili ad essi subalterne.
Per la cronaca: detto acronimo illegittimo (B.A.T.) fu introdotto non si sa perché e per chi! Tuttavia, tale obbrobrio fu smentito (in assoluto ed in generale) dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 133 del 15-02-2006; DPR che modifica l'XI appendice del Codice della Strada, introducendo per la Provincia di Barletta (Barletta-Andria-Trani) la Sigla Provinciale ed Automobilistica "BT". (Per dovere di completezza, ci siamo permessi di allegare alla presente nota il testo del DPR n. 133/2006, insieme ad uno stralcio del DPR n. 610 del 16-09-1996, che introduce per "Roma" la sigla "RM").
È necessario altresì aggiungere ulteriori specificazioni circa la sigla BT, onde mettere a conoscenza gli spettabili Destinatari di ogni angheria ed illegittimità subita dalla Città di Barletta. Non appena fu promulgato il citato DPR n. 133/2006, si scatenò una rissa mediatica e politica fra i cittadini barlettani (legittimisti), ed i soliti politici andriesi (bastian contrari). I barlettani pretendevano che la Sigla legittima BT fosse applicata "a tappeto", ovunque si rendeva necessario abbreviare la denominazione provinciale. Gli andriesi, al contrario, pretendevano (illecitamente) di derogare alla Sigla "BT", ed usare a iosa l'obbrobrioso acronimo B.A.T. (oppure Bat, bat, BAT…).
Da ciò si evince che l'acronimo obbrobrioso era di derivazione andriese!
Tale schifìo, pretendevano i murgiani, doveva addirittura sostituire in blocco la denominazione "Barletta-Andria-Trani": e ciò perché, a loro dire, "se Barletta sta davanti, Andria non conta nulla". Fermo restando che è verissimo che Andria non conta nulla (essendo Barletta l'unico, indivisibile, insostituibile CAPOLUOGO della Provincia di Barletta), con quale arroganza questi politici andriesi pretendono di disapplicare un Decreto del Presidente della Repubblica?? Benchè più e più volte i cittadini barlettani hanno ammonito i politici andriesi di utilizzare sic et simpliciter la Sigla "BT", gli andriesi se ne sono infischiati: usano dire Provincia Bat, cittadini della Bat, Presidente Bat, Andria (Bat) ecc… Il colmo lo toccano quando dicono e scrivono: "il Prefetto della Bat".
Come può essere tollerato dalle Istituzioni tale affronto, visto che la Prefettura-UTG si trova (legittimamente) a Barletta? E si trova nel Palazzo del Real Monte di Pietà, ove è stata allocata con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16/11/2007?? DPCM che ha solo preso atto dell'unico CAPOLUOGO della Provincia di Barletta, ove peraltro era già stata per lunghi anni, fino al 1927, la Sottoprefettura; e ciò, essendo stata Barletta, e solo Barletta, il capoluogo del Circondario di Barletta dal 1860, e prima ancora, il capoluogo del Distretto di Barletta dal 1806!
L'uso oltraggioso dell'acronimo orripilante, adducono pretestuosamente i politici pedemurgiani, "deriverebbe anche da una consuetudine consolidata da qualche anno".
Inoltre - viene da dire - una menzogna ripetuta incessantemente può essere considerata erroneamente una verità, ma solo dai disinformati. Se la stampa faziosa, in uno alle Autorità inerti, diffonde un acronimo illegittimo, è facile pensare che gli ingenui possano assuefarsi alla falsità. Pertanto, non è vero che la gente si è affezionata all'acronimo illegittimo: semplicemente è stata tratta in inganno dalla campagna di disinformazione della stampa politicizzata, che non ha purtroppo incontrato ostacolo nelle Autorità che avrebbero dovuto vigilare sul corretto utilizzo della sigla BT, quantomeno sulla modulistica ufficiale!!
A proposito di (presunta) affezione del popolo per l'acronimo raccapricciante: negli anni scorsi si sono avuti dei sondaggi, ad opera di testate giornalistiche note e con considerevole tiratura, circa la preferenza popolare tra "Bat e BT"; sondaggi che hanno visto partecipare migliaia di cittadini. La percentuale di preferenze per la sigla ufficiale BT è stata del 90%. Analoghi sondaggi, e con ancor più votanti, si sono tenuti per stabilire quale dovesse essere la Sede Legale della Provincia, con tale esito:
Barletta ottenne il 75%; Andria il 24%; e Trani l'1%...!! Ma il volere del popolo è da queste parti bollato pretestuosamente come "sconfitta della politica". Fermo poi agitare ipocritamente inesistenti consuetudini (falsamente dichiarate come ormai consolidate) dei cittadini!!
Altra fandonia di matrice andriese che, a loro dire, giustificherebbe l'acronimo raccapricciante, è che la sigla "BT" sia prettamente adoperabile come "targa automobilistica". Essi sostengono "che l'acronimo ripugnante sia più rappresentativo della comunità provinciale, perché inclusivo delle tre Città denominatarie della Provincia di Barletta; e ciò perché, secondo loro, la Sigla BT starebbe ad indicare "Barletta-Trani" e non "Barletta-Andria-Trani". Essi aggiungono che "BT" non rappresenterebbe neppure la sola "Barletta", poiché, secondo loro, in tal caso la sigla avrebbe dovuto essere "BE" e non "BT". In ogni caso, concludono gli andriesi, "ragioni derivanti dal "policentrismo e dalla pari dignità" delle tre Città denominatarie della Provincia di Barletta, fanno propendere per l'acronimo (nauseabondo, n.d.r.) a 3 lettere".
In linea di massima, basti considerare la rubrica dell'Appendice XI - articoli 255 e 256 , come riportata nell'allegato DPR n. 133/2006:
1-bis. Le sigle di individuazione delle province sono le seguenti:
Barletta-Andria-Trani |BT
Noi scriventi, forti dei testi normativi, a questi professionisti della disinformazione, insieme a tutti i barlettani, rispondiamo che l'XI Appendice al codice della strada non fissa le sigle riportabili meramente sulle "targhe automobilistiche"; designa, al contrario le "sigle provinciali" da utilizzare "anche" per le targhe. Sono infatti diffusissimi i casi in cui la "sigla provinciale" trova applicazione (modulistica ufficiale, Poste, ASL… ecc… ecc…). È emblematico il caso di Roma, la cui targa coincide col nome della capitale, per esteso; mentre la sigla provinciale è comunemente riconosciuta ed utilizzata come "RM". La ragione induce a capire che la sigla deve "sintetizzare in due lettere", mentre l'eccezione "ad onorem" della targa per esteso decisa a suo tempo per Roma, vale "solo" per la targa; se l'eccezione fosse estesa a tutti i casi possibili ed immaginabili, salterebbero numerose banche dati, e la modulistica ufficiale dello Stato dovrebbe essere interamente ristrutturata. Invece il doppio binario "targa" e "sigla provinciale" consente di fare gli onori dovuti alla capitale d'Italia, ma nel contempo, "non creare casi particolari in contrasto col sistema universalmente applicato, ovvero una sigla fatta TASSATIVAMENTE di "due lettere". Forse i politicanti andriesi pretendono degli onori che neppure a Roma Capitale sono stati concessi??
Se si indagassero le ragioni tecnico-giuridiche che hanno portato al varo del DPR 133/2006 (in particolare, i pareri del Consiglio di Stato, del Consiglio dei Ministri, e del Ministero dei Trasporti), certamente si riscontrerebbe che il criterio delle "due lettere (tassative)" è quello preminente. Inoltre si evincerebbe che è parimenti fondamentale cercare di evitare il più possibile di riadoperare "vecchie sigle" di "vecchie province estinte". Nel caso di specie, la sigla "BE" era già stata adoperata per la ex provincia di Bengasi, quindi, era preferibile scartare quella sigla. La sigla "BT" era ottimale, e fu così ufficializzata col DPR 133/2006. Da ultimo, si ravvisa che ogni sigla provinciale tende il più possibile a richiamare inequivocabilmente "il nome della CITTÀ CAPOLUOGO".
Alcuni casi particolari. L'Aquila e La Spezia hanno come sigle "Aq" ed "Sp", facendo riferimento ai precedenti nomi di Aquila e Spezia. Forlì ha come sigla "Fc", dopo la dismissione di "Fo", per il pressing politico di Cesena. Pesaro ha come sigla "Pu", dopo la dismissione di "Ps", per il pressing politico di Urbino. Crotone ha come sigla "Kr", facendo riferimento al nome greco "Kroton", per carenza di lettere alternative. Verbania ha legittimamente la sigla "Vb"; se il riferimento alla triplice denominazione (Verbano Cusio Ossola) fosse stato necessario, come gli andriesi pretendono per Barletta, la sigla di Verbania avrebbe dovuto essere "Vo", e non "Vb" che allude alla sola Verbania!
Riportiamo un testo appreso da un noto network divulgativo:
"L'uso della sigla automobilistica è cominciato in Italia il 28 febbraio del 1927, a seguito della circolare del Ministro dei Lavori Pubblici n. 3361 (del R.D.I. 13/03/1927 n. 314 e della legge 29/12/1927 n. 2730), con cui nasce il nuovo codice della strada. In precedenza si utilizzava un codice numerico di due cifre che contraddistingueva la provincia. Con la riforma, tale codice fu sostituito da una coppia di lettere scelte fra le più rappresentative di quelle contenute nel nome della città".
Quindi, lo scopo di quella "riforma" era sostituire ai numeri le lettere (tassativamente DUE LETTERE!), e che fossero "le più rappresentative"! Ma "rappresentative" non "della denominazione della provincia", ma "del nome della città Capoluogo di Provincia"!
Ad esempio, la "Provincia dello Jonio", istituita il 1923, ebbe nel 1927 la sigla provinciale "TA", mutuando, come prevedibile, "le due lettere" dal Capoluogo della Provincia, ossia "La Città" di Taranto!
Detta norma istitutiva del primo moderno Codice della Strada italiano vale tanto oro quanto pesa, in termini di interpretazione giuridica di "cosa è per il legislatore storico" una PROVINCIA, un CAPOLUOGO DI PROVINCIA, una SIGLA PROVINCIALE. Una "Provincia" non ha ragion d'essere senza IL suo Capoluogo. IL Capoluogo è sempre UNA Città, non due, tre… dieci… tutte le città, MA UNA SOLA, (una e indivisibile), punto e basta!! IL CAPOLUOGO è una CITTÀ, e non "un consorzio di Città e/o Comuni, e/o frazioni/municipi"… Detta norma è ancora oggi insuperabile da chi vorrebbe, con una sorta di bullismo politico-istituzionale, far passare un concetto "antigiuridico". Ovvero che che un "CAPOLUOGO DI PROVINCIA 'può essere' un'entità territoriale diversa da UN SINGOLO COMUNE AUTONOMO". E la "sigla provinciale" deve tassativamente essere rappresentativa "del nome della Città capoluogo della Provincia (a cui si riferisce)".
Unico elemento "di rottura" rispetto al principio suddetto è la sigla provinciale della "Provincia Regionale Sarda dell'Ogliastra", che è "OG". A fronte dei due "pseudo-capoluoghi", Tortolì e Lanusei, si è optato per pescare le due lettere della sigla dal nome del territorio. Trattasi tuttavia di "provincia regionale", quindi non istituita con Legge dello Stato. Avendo la Sardegna lo Statuto Speciale (approvato con Legge Costituzionale, fonte di rango pari alla Costituzione), può istituire nuove province meramente con propria "Legge Regionale".
Detti enti non sono tuttavia vere e proprie province, ma "liberi consorzi intercomunali" simili alle province ordinarie di emanazione Statale. Le c.d. "province regionali sarde" sono pertanto il non plus ultra della confusione istituzionale; hanno più capoluoghi ciascuna (contro ogni logica giuridica), e non hanno neppure i principali uffici periferici dello Stato. È tale e tanta la repulsione che lo Stato centrale ha per dette "false province" che non vi ha neppure istituito la Prefettura-UTG.
È nell'ambito di questo vero e proprio "scempio istituzionale" che va collocata la sigla provinciale "OG"; si è aggiunto scempio a scempio! Sarebbe curioso sapere quali politici hanno brigato per ottenere tale scempio, e con quali nefandi obiettivi nel medio e lungo periodo.
Tutto quanto detto fin qui basta di per sé (ed avanza) a smentire categoricamente i rintocchi stonati provenienti dai campanili andriesi. La sigla ufficiale "BT", (al di là delle allucinazioni dei politici murgiani) rappresenta solo ed unicamente il Capoluogo Barletta. La tesi peregrina che indicherebbe in "Barletta-Trani" il significato della sigla "BT" è da intendersi come l'estremo tentativo di arrampicarsi sugli specchi insaponati ed a strapiombo!
Sull'identità del "capoluogo unico" della Provincia di Barletta non ci sono dubbi: Barletta è promotrice e capofila dell'iniziativa legislativa per l'istituzione della provincia; Barletta è capofila nella denominazione e nell'indicazione del capoluogo; Barletta ha le Delibere Comunali e la Delibera Regionale, che dicono "capoluogo Barletta", propedeutiche alla Legge istitutiva (iniziativa riservata e procedura rinforzata); Barletta ha la Prefettura-UTG (che secondo il Parere del Consiglio di Stato n.716 del 1992, deve stare nel capoluogo).
La corposa premessa sulla sigla provinciale "Bt" è stata necessaria per giustificare le rimostranze dei barlettani contro i politici murgiani. Ad oggi, dalla Murgia e dagli ambienti ad essa politicamente affini, non viene alcun cenno di ravvedimento circa l'uso oltraggioso del loro acronimo abominevole. I precedenti antigiuridici ed antieconomici si sono accavallati. Ad esempio, le ricette mediche, preordinate per la lettura ottica/computerizzata, hanno un apposito settore di cinque caselle ove riportare la sigla dell'ASL di riferimento, secondo il seguente schema: a) le prime due caselle sono riservate tassativamente alle due lettere componenti "la sigla provinciale"; b) le ultime tre caselle sono riservate tassativamente a tre cifre arabiche (un numero che indica la Asl 106, 112, 114… poiché più Asl possono trovarsi nella stessa provincia). Sono 5 caselle che ospitano la denominazione dell'Asl così come "sinteticamente" e formalmente conosciuta dal SSN.
La mania campanilistica dei politici andriesi ha già procurato svariate rogne ai sistemi automatizzati della Sanità italiana. Rogne anche consistenti in possibili danni erariali. Perché? Dette "5 caselle delle ricette mediche" una funzione dovranno pur averla, ed infatti ce l'hanno! Il corretto riferimento all'Asl in cui la prescrizione medica insiste, determina il buon fine dell'accredito della somma di denaro che il paziente e/o il SSN sborsa. Ragion per cui, riportando la sigla della Asl Bt in maniera difforme, il sistema automatizzato "sbaglia a smistare le ricette ed i soldi".
Il codice che bisognerebbe scrivere nelle 5 caselle è il seguente: BT 113.
È superfluo ripetere che significa "BT"! Ma questa benedetta sigla provinciale "BT" non trova pace neppure sulle ricette. Infatti la campagna di disinformazione dei politici andriesi ha fatto breccia anche fra i medici, che ci sono cascati (purtroppo!) come polli! Detti medici disinformati sovente hanno compilato male la ricetta, scrivendo su tre delle 5 caselle l'obbrobrio "BAT". Con quale risultato? La ricetta "infetta" è stata smistata dal sistema automatizzato a volte su Bari (leggendo BA), ed a volte su Asti (leggendo AT). Probabilmente alcuni dei medici "untori" hanno scritto l'abominio (BAT) lasciando fuori dalle caselle la "B", e ricomprendendovi il binomio "AT"; ed altri untori hanno esaurito le prime due caselle col binomio "BA", sconfinando con la "T" nella prima delle tre caselle adibite ai numeri…
Questa pratica, ed il suo esito distorsivo, fanno intuire che i tentacoli della piovra politica sono più convincenti dell'autocensura che ognuno esercita sul proprio operato. Questi medici dovevano pur capirlo che la ricetta preordina due sole caselle per la sigla provinciale. E sotto alle due caselle e persino scritto "sigla provincia". Ed inoltre, così… tanto per assicurarsi che nessuno potesse "fare confusione" nell'espletare tale "compito gravosissimo", le due caselle sono colorate di bianco, a fronte delle tre caselle successive dedicate al "codice asl" (numerico) che sono colorate di rosso!
Noi scriventi parliamo di "piovra politica" proprio perché è inammissibile che concetti tanto elementari siano ignorati dal personale medico. Evidentemente "c'è qualcosa sotto", che persuade detti dottori a "complicarsi la vita" nell'assecondare una prassi del tutto insensata.
E per lungo tempo la hanno assecondata a tal punto che, pur di non doversi attenere alla corretta compilazione delle 5 caselle scrivendo "BT 113", hanno optato per il "boicottaggio della sigla dell'Asl", semplicemente non compilando affatto le cinque caselle! Fortunatamente, la prassi temeraria suddetta ha subìto una battuta d'arresto negli ultimi mesi! Al fine di cancellare il lamentato equivoco artefatto, la Regione Puglia nel 2010, con propria Delibera di Consiglio, ha cassato con un colpo di spugna il putridume BAT, dando e prendendo atto che la Asl della Provincia di Barletta deve essere denominata "Asl BT", poiché con DPR 133/2006 lo Stato ha fissato per quell'ente la sigla provinciale ed automobilistica "BT". È forse servito ad arginare la smodatezza dei politici andriesi? Assolutamente NO!! Il malcostume dell'abominevole sozzura (BAT) si protrae fino ai giorni nostri, come se nulla fosse accaduto!!
CONCLUSIONE. Spett.li Sindaco e Prefetto di Barletta, nel ribadire che rispetto alla presente nota, noi scriventi richiediamo risposta scritta, da entrambi i Destinatari, e nell'auspicio che vogliate adottare i provvedimenti da noi richiesti, salutiamo cordialmente. Domenico Vischi, e gli altri firmatari.
«Con la presente noi tutti firmatari siamo a sollecitare un vostro risolutivo intervento, onde far cessare una pratica oltraggiosa per il popolo barlettano, nonché illegittima, in quanto volutamente elusiva di una norma dello Stato. Esso andazzo illegittimo consiste nell'uso arbitrario di un acronimo di pura invenzione, ossia "Bat"». Un'antica questione quella sollevata dalla base del Comitato di Lotta Barletta Provincia, con una nota firmata da Domenico Vischi ed altri barlettani e inoltrata al Sindaco di Barletta Pasquale Cascella (18-11-2016, Prot. n. 76314/gab) e al Prefetto di Barletta Clara Minerva (18-11-2016).
«Nelle righe successive dimostreremo le ragioni dell'illegittimità di un acronimo che il popolo barlettano ripudia - continua la lettera del Comitato - considerandolo "abominevole non meno dello yeti". Tale "nequizia" è stata fatta permeare fin dentro i documenti ufficiali. Oggetto della presente nota è appunto la Tessera Elettorale. Alla vigilia della consultazione referendaria del 04-12-2016, molti cittadini si recheranno presso l'ufficio elettorale a rinnovare la propria Tessera (esaurita o smarrita). Ed al pari di coloro che ne hanno ancora una non esaurita, si vedranno appioppare un documento il cui frontespizio contiene proprio l'acronomo (pattume) "Bat".
La Tessera Elettorale, al frontespizio (indicato come "Circoscrizioni e Collegi Elettorali"), è compilata in modo che sia ben visibile l'errore: "Provincia BAT (provinciali)". La rettifica che noi chiediamo è nell'apporre la legittima sigla "BT" (al posto dell'abominio).
Non intendiamo oberare gli uffici elettorali di lavoro supplementare. Tolleriamo pertanto che le Tessere già in possesso dei cittadini mantengano lo "schifìo". Ciò che noi scriventi richiediamo al Sindaco di Barletta, Pasquale Cascella, ed al Prefetto di Barletta, Clara Minerva, è di diramare un comunicato ufficiale (l'uno al proprio Ufficio Elettorale, e l'altra ai sindaci della Provincia di Barletta) perché le nuove Tessere Elettorali, che verranno stampate da oggi in avanti, evitino di riportare il turpe acronimo (Bat), inserendo al suo posto la Sigla provinciale "BT". Sigla ufficiale, ribadiamo, promulgata con Decreto del Presidente della Repubblica n. 133 del 15-02-2006. Rispetto alla presente nota, noi scriventi richiediamo risposta scritta, da entrambi i Destinatari»
A valle della presente nota, ci permettiamo di fare una cronistoria circa la sigla provinciale "BT", e gli ostacoli pretestuosi frapposti dai politici andriesi, e le penne servili ad essi subalterne.
Per la cronaca: detto acronimo illegittimo (B.A.T.) fu introdotto non si sa perché e per chi! Tuttavia, tale obbrobrio fu smentito (in assoluto ed in generale) dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 133 del 15-02-2006; DPR che modifica l'XI appendice del Codice della Strada, introducendo per la Provincia di Barletta (Barletta-Andria-Trani) la Sigla Provinciale ed Automobilistica "BT". (Per dovere di completezza, ci siamo permessi di allegare alla presente nota il testo del DPR n. 133/2006, insieme ad uno stralcio del DPR n. 610 del 16-09-1996, che introduce per "Roma" la sigla "RM").
È necessario altresì aggiungere ulteriori specificazioni circa la sigla BT, onde mettere a conoscenza gli spettabili Destinatari di ogni angheria ed illegittimità subita dalla Città di Barletta. Non appena fu promulgato il citato DPR n. 133/2006, si scatenò una rissa mediatica e politica fra i cittadini barlettani (legittimisti), ed i soliti politici andriesi (bastian contrari). I barlettani pretendevano che la Sigla legittima BT fosse applicata "a tappeto", ovunque si rendeva necessario abbreviare la denominazione provinciale. Gli andriesi, al contrario, pretendevano (illecitamente) di derogare alla Sigla "BT", ed usare a iosa l'obbrobrioso acronimo B.A.T. (oppure Bat, bat, BAT…).
Da ciò si evince che l'acronimo obbrobrioso era di derivazione andriese!
Tale schifìo, pretendevano i murgiani, doveva addirittura sostituire in blocco la denominazione "Barletta-Andria-Trani": e ciò perché, a loro dire, "se Barletta sta davanti, Andria non conta nulla". Fermo restando che è verissimo che Andria non conta nulla (essendo Barletta l'unico, indivisibile, insostituibile CAPOLUOGO della Provincia di Barletta), con quale arroganza questi politici andriesi pretendono di disapplicare un Decreto del Presidente della Repubblica?? Benchè più e più volte i cittadini barlettani hanno ammonito i politici andriesi di utilizzare sic et simpliciter la Sigla "BT", gli andriesi se ne sono infischiati: usano dire Provincia Bat, cittadini della Bat, Presidente Bat, Andria (Bat) ecc… Il colmo lo toccano quando dicono e scrivono: "il Prefetto della Bat".
Come può essere tollerato dalle Istituzioni tale affronto, visto che la Prefettura-UTG si trova (legittimamente) a Barletta? E si trova nel Palazzo del Real Monte di Pietà, ove è stata allocata con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16/11/2007?? DPCM che ha solo preso atto dell'unico CAPOLUOGO della Provincia di Barletta, ove peraltro era già stata per lunghi anni, fino al 1927, la Sottoprefettura; e ciò, essendo stata Barletta, e solo Barletta, il capoluogo del Circondario di Barletta dal 1860, e prima ancora, il capoluogo del Distretto di Barletta dal 1806!
L'uso oltraggioso dell'acronimo orripilante, adducono pretestuosamente i politici pedemurgiani, "deriverebbe anche da una consuetudine consolidata da qualche anno".
Inoltre - viene da dire - una menzogna ripetuta incessantemente può essere considerata erroneamente una verità, ma solo dai disinformati. Se la stampa faziosa, in uno alle Autorità inerti, diffonde un acronimo illegittimo, è facile pensare che gli ingenui possano assuefarsi alla falsità. Pertanto, non è vero che la gente si è affezionata all'acronimo illegittimo: semplicemente è stata tratta in inganno dalla campagna di disinformazione della stampa politicizzata, che non ha purtroppo incontrato ostacolo nelle Autorità che avrebbero dovuto vigilare sul corretto utilizzo della sigla BT, quantomeno sulla modulistica ufficiale!!
A proposito di (presunta) affezione del popolo per l'acronimo raccapricciante: negli anni scorsi si sono avuti dei sondaggi, ad opera di testate giornalistiche note e con considerevole tiratura, circa la preferenza popolare tra "Bat e BT"; sondaggi che hanno visto partecipare migliaia di cittadini. La percentuale di preferenze per la sigla ufficiale BT è stata del 90%. Analoghi sondaggi, e con ancor più votanti, si sono tenuti per stabilire quale dovesse essere la Sede Legale della Provincia, con tale esito:
Barletta ottenne il 75%; Andria il 24%; e Trani l'1%...!! Ma il volere del popolo è da queste parti bollato pretestuosamente come "sconfitta della politica". Fermo poi agitare ipocritamente inesistenti consuetudini (falsamente dichiarate come ormai consolidate) dei cittadini!!
Altra fandonia di matrice andriese che, a loro dire, giustificherebbe l'acronimo raccapricciante, è che la sigla "BT" sia prettamente adoperabile come "targa automobilistica".
In linea di massima, basti considerare la rubrica dell'Appendice XI - articoli 255 e 256 , come riportata nell'allegato DPR n. 133/2006:
1-bis. Le sigle di individuazione delle province sono le seguenti:
Barletta-Andria-Trani |BT
Noi scriventi, forti dei testi normativi, a questi professionisti della disinformazione, insieme a tutti i barlettani, rispondiamo che l'XI Appendice al codice della strada non fissa le sigle riportabili meramente sulle "targhe automobilistiche"; designa, al contrario le "sigle provinciali" da utilizzare "anche" per le targhe. Sono infatti diffusissimi i casi in cui la "sigla provinciale" trova applicazione (modulistica ufficiale, Poste, ASL… ecc… ecc…). È emblematico il caso di Roma, la cui targa coincide col nome della capitale, per esteso; mentre la sigla provinciale è comunemente riconosciuta ed utilizzata come "RM". La ragione induce a capire che la sigla deve "sintetizzare in due lettere", mentre l'eccezione "ad onorem" della targa per esteso decisa a suo tempo per Roma, vale "solo" per la targa; se l'eccezione fosse estesa a tutti i casi possibili ed immaginabili, salterebbero numerose banche dati, e la modulistica ufficiale dello Stato dovrebbe essere interamente ristrutturata. Invece il doppio binario "targa" e "sigla provinciale" consente di fare gli onori dovuti alla capitale d'Italia, ma nel contempo, "non creare casi particolari in contrasto col sistema universalmente applicato, ovvero una sigla fatta TASSATIVAMENTE di "due lettere". Forse i politicanti andriesi pretendono degli onori che neppure a Roma Capitale sono stati concessi??
Se si indagassero le ragioni tecnico-giuridiche che hanno portato al varo del DPR 133/2006 (in particolare, i pareri del Consiglio di Stato, del Consiglio dei Ministri, e del Ministero dei Trasporti), certamente si riscontrerebbe che il criterio delle "due lettere (tassative)" è quello preminente. Inoltre si evincerebbe che è parimenti fondamentale cercare di evitare il più possibile di riadoperare "vecchie sigle" di "vecchie province estinte". Nel caso di specie, la sigla "BE" era già stata adoperata per la ex provincia di Bengasi, quindi, era preferibile scartare quella sigla. La sigla "BT" era ottimale, e fu così ufficializzata col DPR 133/2006. Da ultimo, si ravvisa che ogni sigla provinciale tende il più possibile a richiamare inequivocabilmente "il nome della CITTÀ CAPOLUOGO".
Alcuni casi particolari. L'Aquila e La Spezia hanno come sigle "Aq" ed "Sp", facendo riferimento ai precedenti nomi di Aquila e Spezia. Forlì ha come sigla "Fc", dopo la dismissione di "Fo", per il pressing politico di Cesena. Pesaro ha come sigla "Pu", dopo la dismissione di "Ps", per il pressing politico di Urbino. Crotone ha come sigla "Kr", facendo riferimento al nome greco "Kroton", per carenza di lettere alternative. Verbania ha legittimamente la sigla "Vb"; se il riferimento alla triplice denominazione (Verbano Cusio Ossola) fosse stato necessario, come gli andriesi pretendono per Barletta, la sigla di Verbania avrebbe dovuto essere "Vo", e non "Vb" che allude alla sola Verbania!
Riportiamo un testo appreso da un noto network divulgativo:
"L'uso della sigla automobilistica è cominciato in Italia il 28 febbraio del 1927, a seguito della circolare del Ministro dei Lavori Pubblici n. 3361 (del R.D.I. 13/03/1927 n. 314 e della legge 29/12/1927 n. 2730), con cui nasce il nuovo codice della strada. In precedenza si utilizzava un codice numerico di due cifre che contraddistingueva la provincia. Con la riforma, tale codice fu sostituito da una coppia di lettere scelte fra le più rappresentative di quelle contenute nel nome della città".
Quindi, lo scopo di quella "riforma" era sostituire ai numeri le lettere (tassativamente DUE LETTERE!), e che fossero "le più rappresentative"! Ma "rappresentative" non "della denominazione della provincia", ma "del nome della città Capoluogo di Provincia"!
Ad esempio, la "Provincia dello Jonio", istituita il 1923, ebbe nel 1927 la sigla provinciale "TA", mutuando, come prevedibile, "le due lettere" dal Capoluogo della Provincia, ossia "La Città" di Taranto!
Detta norma istitutiva del primo moderno Codice della Strada italiano vale tanto oro quanto pesa, in termini di interpretazione giuridica di "cosa è per il legislatore storico" una PROVINCIA, un CAPOLUOGO DI PROVINCIA, una SIGLA PROVINCIALE. Una "Provincia" non ha ragion d'essere senza IL suo Capoluogo. IL Capoluogo è sempre UNA Città, non due, tre… dieci… tutte le città, MA UNA SOLA, (una e indivisibile), punto e basta!! IL CAPOLUOGO è una CITTÀ, e non "un consorzio di Città e/o Comuni, e/o frazioni/municipi"… Detta norma è ancora oggi insuperabile da chi vorrebbe, con una sorta di bullismo politico-istituzionale, far passare un concetto "antigiuridico"
Unico elemento "di rottura" rispetto al principio suddetto è la sigla provinciale della "Provincia Regionale Sarda dell'Ogliastra", che è "OG". A fronte dei due "pseudo-capoluoghi", Tortolì e Lanusei, si è optato per pescare le due lettere della sigla dal nome del territorio. Trattasi tuttavia di "provincia regionale", quindi non istituita con Legge dello Stato. Avendo la Sardegna lo Statuto Speciale (approvato con Legge Costituzionale, fonte di rango pari alla Costituzione), può istituire nuove province meramente con propria "Legge Regionale".
Detti enti non sono tuttavia vere e proprie province, ma "liberi consorzi intercomunali" simili alle province ordinarie di emanazione Statale. Le c.d. "province regionali sarde" sono pertanto il non plus ultra della confusione istituzionale; hanno più capoluoghi ciascuna (contro ogni logica giuridica), e non hanno neppure i principali uffici periferici dello Stato. È tale e tanta la repulsione che lo Stato centrale ha per dette "false province" che non vi ha neppure istituito la Prefettura-UTG.
È nell'ambito di questo vero e proprio "scempio istituzionale" che va collocata la sigla provinciale "OG"; si è aggiunto scempio a scempio! Sarebbe curioso sapere quali politici hanno brigato per ottenere tale scempio, e con quali nefandi obiettivi nel medio e lungo periodo.
Tutto quanto detto fin qui basta di per sé (ed avanza) a smentire categoricamente i rintocchi stonati provenienti dai campanili andriesi. La sigla ufficiale "BT", (al di là delle allucinazioni dei politici murgiani) rappresenta solo ed unicamente il Capoluogo Barletta. La tesi peregrina che indicherebbe in "Barletta-Trani" il significato della sigla "BT" è da intendersi come l'estremo tentativo di arrampicarsi sugli specchi insaponati ed a strapiombo!
Sull'identità del "capoluogo unico" della Provincia di Barletta non ci sono dubbi: Barletta è promotrice e capofila dell'iniziativa legislativa per l'istituzione della provincia; Barletta è capofila nella denominazione e nell'indicazione del capoluogo; Barletta ha le Delibere Comunali e la Delibera Regionale, che dicono "capoluogo Barletta", propedeutiche alla Legge istitutiva (iniziativa riservata e procedura rinforzata); Barletta ha la Prefettura-UTG (che secondo il Parere del Consiglio di Stato n.716 del 1992, deve stare nel capoluogo).
La corposa premessa sulla sigla provinciale "Bt" è stata necessaria per giustificare le rimostranze dei barlettani contro i politici murgiani. Ad oggi, dalla Murgia e dagli ambienti ad essa politicamente affini, non viene alcun cenno di ravvedimento circa l'uso oltraggioso del loro acronimo abominevole. I precedenti antigiuridici ed antieconomici si sono accavallati. Ad esempio, le ricette mediche, preordinate per la lettura ottica/computerizzata, hanno un apposito settore di cinque caselle ove riportare la sigla dell'ASL di riferimento, secondo il seguente schema: a) le prime due caselle sono riservate tassativamente alle due lettere componenti "la sigla provinciale"; b) le ultime tre caselle sono riservate tassativamente a tre cifre arabiche (un numero che indica la Asl 106, 112, 114… poiché più Asl possono trovarsi nella stessa provincia). Sono 5 caselle che ospitano la denominazione dell'Asl così come "sinteticamente" e formalmente conosciuta dal SSN.
La mania campanilistica dei politici andriesi ha già procurato svariate rogne ai sistemi automatizzati della Sanità italiana. Rogne anche consistenti in possibili danni erariali. Perché? Dette "5 caselle delle ricette mediche" una funzione dovranno pur averla, ed infatti ce l'hanno! Il corretto riferimento all'Asl in cui la prescrizione medica insiste, determina il buon fine dell'accredito della somma di denaro che il paziente e/o il SSN sborsa. Ragion per cui, riportando la sigla della Asl Bt in maniera difforme, il sistema automatizzato "sbaglia a smistare le ricette ed i soldi".
Il codice che bisognerebbe scrivere nelle 5 caselle è il seguente: BT 113.
È superfluo ripetere che significa "BT"! Ma questa benedetta sigla provinciale "BT" non trova pace neppure sulle ricette. Infatti la campagna di disinformazione dei politici andriesi ha fatto breccia anche fra i medici, che ci sono cascati (purtroppo!) come polli! Detti medici disinformati sovente hanno compilato male la ricetta, scrivendo su tre delle 5 caselle l'obbrobrio "BAT". Con quale risultato? La ricetta "infetta" è stata smistata dal sistema automatizzato a volte su Bari (leggendo BA), ed a volte su Asti (leggendo AT). Probabilmente alcuni dei medici "untori" hanno scritto l'abominio (BAT) lasciando fuori dalle caselle la "B", e ricomprendendovi il binomio "AT"; ed altri untori hanno esaurito le prime due caselle col binomio "BA", sconfinando con la "T" nella prima delle tre caselle adibite ai numeri…
Questa pratica, ed il suo esito distorsivo, fanno intuire che i tentacoli della piovra politica sono più convincenti dell'autocensura che ognuno esercita sul proprio operato. Questi medici dovevano pur capirlo che la ricetta preordina due sole caselle per la sigla provinciale. E sotto alle due caselle e persino scritto "sigla provincia". Ed inoltre, così… tanto per assicurarsi che nessuno potesse "fare confusione" nell'espletare tale "compito gravosissimo", le due caselle sono colorate di bianco, a fronte delle tre caselle successive dedicate al "codice asl" (numerico) che sono colorate di rosso!
Noi scriventi parliamo di "piovra politica" proprio perché è inammissibile che concetti tanto elementari siano ignorati dal personale medico. Evidentemente "c'è qualcosa sotto", che persuade detti dottori a "complicarsi la vita" nell'assecondare una prassi del tutto insensata.
E per lungo tempo la hanno assecondata a tal punto che, pur di non doversi attenere alla corretta compilazione delle 5 caselle scrivendo "BT 113", hanno optato per il "boicottaggio della sigla dell'Asl", semplicemente non compilando affatto le cinque caselle! Fortunatamente, la prassi temeraria suddetta ha subìto una battuta d'arresto negli ultimi mesi! Al fine di cancellare il lamentato equivoco artefatto, la Regione Puglia nel 2010, con propria Delibera di Consiglio, ha cassato con un colpo di spugna il putridume BAT, dando e prendendo atto che la Asl della Provincia di Barletta deve essere denominata "Asl BT", poiché con DPR 133/2006 lo Stato ha fissato per quell'ente la sigla provinciale ed automobilistica "BT". È forse servito ad arginare la smodatezza dei politici andriesi? Assolutamente NO!! Il malcostume dell'abominevole sozzura (BAT) si protrae fino ai giorni nostri, come se nulla fosse accaduto!!
CONCLUSIONE. Spett.li Sindaco e Prefetto di Barletta, nel ribadire che rispetto alla presente nota, noi scriventi richiediamo risposta scritta, da entrambi i Destinatari, e nell'auspicio che vogliate adottare i provvedimenti da noi richiesti, salutiamo cordialmente. Domenico Vischi, e gli altri firmatari.