In Italia e a Barletta, la politica avvilita dalla recessione economica
Alle ultime elezioni, una folta pattuglia di candidati a sindaco. Una classe politica carente di preparazione
venerdì 9 dicembre 2011
Uno dei vizi italici, poiché di virtù ce ne sono, è quello di creare la vittima sacrificale e di immolarla sull'altare di una collettività, diventata "pagana" nel momento in cui non riesce sul piano politico, economico e sociale, a fruire di quelle necessarie attenzioni da parte della classe politica e amministrativa, chiamata, ad ogni livello istituzionale, a gestire il vissuto dei cittadini. Sul banco degli imputati c'è posto non solo per la recessione economica bensì per coloro che ne sono gli autori e, poi, la chiamata di correo per il governo non più in carica, che ha seminato a destra e manca il seme di un irresponsabile ottimismo. Il che ha finito per creare il caos sia nelle Istituzioni sia tra i cittadini, stretti da una morsa economica e privi della possibilità di intravederne la fine. Gli strumenti democratici, come le elezioni, che, in momenti di relativo benessere economico, avrebbero sortito governance di un certo profilo, si sono rivelati insufficienti a fornire una classe politica, dimostratasi purtroppo non all'altezza dell'attuale e difficile periodo. Non è estranea, a tutto ciò, la vigente legge elettorale, chiamata Porcellum, appellativo che le è consono, per il fatto di aver espropriato il corpo elettorale della facoltà di scegliere il candidato ad una delle due camere del Parlamento, delegando, altro antico vizio italico, le segreterie politiche che si sono sostituite agli elettori e il risultato è stato quello di riempire le assisi legislative di valvassini, pronti a dire, tramite un pulsante, sì oppure no, ai desiderata di coloro che, col sistema del borsino, li avevano fatto eleggere, dando, inavvertitamente, il la musicale al traghettamento da destra a sinistra e viceversa di personaggi che con la vera politica non hanno nulla da spartire.
Venendo, poi, alle "res" di casa nostra ossia a Barletta, si è toccato, prima, il vertice massimo della partecipazione all'ultima competizione elettorale, per la quale è scesa, in campo, una folta pattuglia di candidati a Sindaco e di aspiranti consiglieri, inseriti nelle liste dei partiti e in quelle civiche, segnalatesi per i loro loghi generici, stravaganti oppure ovvi. Si è assistito ad una sorta di primavera, il riferimento è a quella araba, ma niente di tutto ciò perché si è solo verificato l'accorrere di un consistente numero di cittadini verso la politica, come se partecipassero ad una maratona, dove tutti hanno la possibilità di aspirare alla vittoria, anche se per una sola volta, e forse non riflettendo, in maniera adeguata, sulla circostanza che la politica, tutto sommato, è cosa molto seria e impegnativa, dal momento che, terminata la caccia al voto, espletata con più di qualche dubbio circa la legalità, ci si è trovati, in questo particolare e difficile periodo, ad affrontare grossi problemi, difficilmente risolvibili per la circostanza che ai Sindaci è stato detto che "non c'è una lira", mutuando, in questa occasione, la battuta di un vecchio impresario di varietà, che la pronunciò all'indirizzo delle ballerine, che reclamavano il loro compenso.
Fatte salve le solite facce, che, ormai potrebbero disertare le operazioni elettorali perché finirebbero, si fa per dire, promossi consiglieri per anzianità di servizio; gli altri ovvero i nuovi, un po' pervasi dall'idea "renziana" di rottamare tutto ciò che capita tra i piedi e, per di più, non adusi alla collegialità e affascinati dalle grandi e infide praterie che si sono aperte ai loro sguardi, nonché insofferenti di ogni disciplina, fanno sì che ora la maggioranza non si assesti e non si soffermi, adeguatamente, sulle problematiche cittadine, che sono il retaggio di alcuni e non tutti i padri politici, che, dagli anni '50 in poi mercè la Balena bianca, hanno governato solo quello che conveniva, lasciando agli altri di fare la "portio" lasciata incompiuta. Eufemismo, a parte, nessuno di costoro si è trovato a mal partito per il fatto che un processo inflazionistico metteva, in un battibaleno, tutte le cose a posto, il che ora non è più possibile. E' presumibile che, affondando, l'attuale maggioranza dell'assise cittadina, si riproponga nuovamente il problema di una classe politica sbilanciata verso l'entusiasmo goliardico ma carente di preparazione per quanto concerne l'amministrazione della cosa pubblica, in una situazione particolarmente ostica. Il risultato finale sarebbe quello di veder rientrare dalla finestra il problema, uscito poco prima dalla porta.
Venendo, poi, alle "res" di casa nostra ossia a Barletta, si è toccato, prima, il vertice massimo della partecipazione all'ultima competizione elettorale, per la quale è scesa, in campo, una folta pattuglia di candidati a Sindaco e di aspiranti consiglieri, inseriti nelle liste dei partiti e in quelle civiche, segnalatesi per i loro loghi generici, stravaganti oppure ovvi. Si è assistito ad una sorta di primavera, il riferimento è a quella araba, ma niente di tutto ciò perché si è solo verificato l'accorrere di un consistente numero di cittadini verso la politica, come se partecipassero ad una maratona, dove tutti hanno la possibilità di aspirare alla vittoria, anche se per una sola volta, e forse non riflettendo, in maniera adeguata, sulla circostanza che la politica, tutto sommato, è cosa molto seria e impegnativa, dal momento che, terminata la caccia al voto, espletata con più di qualche dubbio circa la legalità, ci si è trovati, in questo particolare e difficile periodo, ad affrontare grossi problemi, difficilmente risolvibili per la circostanza che ai Sindaci è stato detto che "non c'è una lira", mutuando, in questa occasione, la battuta di un vecchio impresario di varietà, che la pronunciò all'indirizzo delle ballerine, che reclamavano il loro compenso.
Fatte salve le solite facce, che, ormai potrebbero disertare le operazioni elettorali perché finirebbero, si fa per dire, promossi consiglieri per anzianità di servizio; gli altri ovvero i nuovi, un po' pervasi dall'idea "renziana" di rottamare tutto ciò che capita tra i piedi e, per di più, non adusi alla collegialità e affascinati dalle grandi e infide praterie che si sono aperte ai loro sguardi, nonché insofferenti di ogni disciplina, fanno sì che ora la maggioranza non si assesti e non si soffermi, adeguatamente, sulle problematiche cittadine, che sono il retaggio di alcuni e non tutti i padri politici, che, dagli anni '50 in poi mercè la Balena bianca, hanno governato solo quello che conveniva, lasciando agli altri di fare la "portio" lasciata incompiuta. Eufemismo, a parte, nessuno di costoro si è trovato a mal partito per il fatto che un processo inflazionistico metteva, in un battibaleno, tutte le cose a posto, il che ora non è più possibile. E' presumibile che, affondando, l'attuale maggioranza dell'assise cittadina, si riproponga nuovamente il problema di una classe politica sbilanciata verso l'entusiasmo goliardico ma carente di preparazione per quanto concerne l'amministrazione della cosa pubblica, in una situazione particolarmente ostica. Il risultato finale sarebbe quello di veder rientrare dalla finestra il problema, uscito poco prima dalla porta.