“Il silenzio delle arti fa rumore”, occupato il Teatro Curci di Barletta
La protesta dei lavoratori riuniti nell'associazione Settore cultura e spettacolo
sabato 24 aprile 2021
12.19
Nella giornata di oggi, alla vigilia dell'anniversario della Liberazione d'Italia dall'occupazione nazista e dal regime fascista, il Teatro Comunale Giuseppe Curci di Barletta è stato occupato dalle lavoratrici e lavoratori dello spettacolo. A loro è stato tolto un diritto fondamentale, quello di lavorare. È anche questa libertà.
Chi l'ha detto che con la cultura non si mangia? È una frase attribuita all'ex Ministro italiano dell'economie e delle finanze Giulio Tremonti nel lontano 2010, per motivare i continui tagli al mondo della cultura, ma occasionalmente smentita. L'hanno detto in molti o tacitamente confermato con normative che andavano a derubricare la cultura o non ponendovi neppure l'attenzione.
Nonostante i tagli, l'aver oscurato completamente il teatro, il cinema, la danza e le arti in generale, il mondo dello spettacolo non permetterà a chi li governa di intaccare nuovamente la dignità che li caratterizza in quanto lavoratori innanzitutto e in quanto artisti.
Dopo le proteste del 13 aprile, poi quelle del 20 aprile, arriva oggi la notizia di questa occupazione pacifica del teatro comunale che rimane "temporaneamente chiuso".
L'associazione settore cultura e spettacolo di Barletta scrive un grande cartello bianco di protesta: "Il silenzio delle arti fa rumore", dopo essere stati completamente tagliati fuori per 14 mesi dalle possibili riaperture, perché non essenziali. Divulgano sui social la necessità di un'attenzione reale, stanchi delle continue promesse di sostegno solo nella sostanza. Chiedono con fermezza alle istituzioni comunali, regionali e nazionali, un confronto reale per affrontare con piani concreti nella forma e nei fatti la ripartenza del settore della cultura e dello spettacolo.
Affinché si possa entrare nella stagione avvenire nel modo più sereno possibile e tutelati fino e almeno a giugno 2022, i lavoratori continuano nel chiedere al sindaco della città di Barletta il "sostegno alla formazione", promessa fatta dal sindaco stesso e mai arrivata.
In un Paese che fa già fatica a valorizzare il suo inestimabile patrimonio culturale, colpire volontariamente l'arte in tutte le sue declinazioni e forme, è stato un ulteriore colpo basso.
La cultura ha bisogno di ripartire sostenuta e sovvenzionata. Un'esistenza senza cultura sarebbe il peggiore degli scenari distopici possibili.
"Un Paese senza cultura e arte, senza i mezzi per fare cultura e arte, è un Paese che non si rinnova, che si ferma e non ha accesso a ciò che succede nei Paesi più importanti, negandosi così ad un futuro vero, autentico e soprattutto libero" ha detto Carla Fracci.
Al di là di ogni possibile giudizio personale su quanto conti il mondo della cultura, è un settore lavorativo che esiste e di conseguenza produce guadagni e lavoro, motivo per cui non può essere abbandonato o sottovalutato come un settore di serie b o utilizzando la dicitura corrente "non essenziale".
Chi l'ha detto che con la cultura non si mangia? È una frase attribuita all'ex Ministro italiano dell'economie e delle finanze Giulio Tremonti nel lontano 2010, per motivare i continui tagli al mondo della cultura, ma occasionalmente smentita. L'hanno detto in molti o tacitamente confermato con normative che andavano a derubricare la cultura o non ponendovi neppure l'attenzione.
Nonostante i tagli, l'aver oscurato completamente il teatro, il cinema, la danza e le arti in generale, il mondo dello spettacolo non permetterà a chi li governa di intaccare nuovamente la dignità che li caratterizza in quanto lavoratori innanzitutto e in quanto artisti.
Dopo le proteste del 13 aprile, poi quelle del 20 aprile, arriva oggi la notizia di questa occupazione pacifica del teatro comunale che rimane "temporaneamente chiuso".
L'associazione settore cultura e spettacolo di Barletta scrive un grande cartello bianco di protesta: "Il silenzio delle arti fa rumore", dopo essere stati completamente tagliati fuori per 14 mesi dalle possibili riaperture, perché non essenziali. Divulgano sui social la necessità di un'attenzione reale, stanchi delle continue promesse di sostegno solo nella sostanza. Chiedono con fermezza alle istituzioni comunali, regionali e nazionali, un confronto reale per affrontare con piani concreti nella forma e nei fatti la ripartenza del settore della cultura e dello spettacolo.
Affinché si possa entrare nella stagione avvenire nel modo più sereno possibile e tutelati fino e almeno a giugno 2022, i lavoratori continuano nel chiedere al sindaco della città di Barletta il "sostegno alla formazione", promessa fatta dal sindaco stesso e mai arrivata.
In un Paese che fa già fatica a valorizzare il suo inestimabile patrimonio culturale, colpire volontariamente l'arte in tutte le sue declinazioni e forme, è stato un ulteriore colpo basso.
La cultura ha bisogno di ripartire sostenuta e sovvenzionata. Un'esistenza senza cultura sarebbe il peggiore degli scenari distopici possibili.
"Un Paese senza cultura e arte, senza i mezzi per fare cultura e arte, è un Paese che non si rinnova, che si ferma e non ha accesso a ciò che succede nei Paesi più importanti, negandosi così ad un futuro vero, autentico e soprattutto libero" ha detto Carla Fracci.
Al di là di ogni possibile giudizio personale su quanto conti il mondo della cultura, è un settore lavorativo che esiste e di conseguenza produce guadagni e lavoro, motivo per cui non può essere abbandonato o sottovalutato come un settore di serie b o utilizzando la dicitura corrente "non essenziale".