Il primo maggio di Barletta è sinonimo di donna
Il Teatro Curci ha ospitato “Libere” di Cristina Comencini. Dignità delle donne, responsabilità, e un pensiero alle vittime del crollo
mercoledì 2 maggio 2012
Interrogati a rispondere sul senso e l'origine della festività del primo maggio, forse non tutti saremmo in grado di rispondere. E' quasi misconosciuta la genesi statunitense della festa, altri hanno finito per omologare la ricorrenza col più noto concerto di Roma, tradizione giovane (solo dal 1990) a differenza della più longeva data dell'anniversario. Il primo maggio significa festa dei lavoratori, festa degli operai, festa dei dipendenti e dei padroni, festa delle casalinghe e dei disoccupati, festa di tutti, perché in una repubblica fondata sul lavoro, come recita il primo articolo della costituzione italiana, sarebbe difficile trovare un italiano che non conosca il significato e il sacrificio che comporta il termine "lavoro".
Ben lo conoscevano sicuramente le quattro operaie che persero la vita sotto le macerie di via Roma, forse ne era ancora inconscia la giovanissima Maria Cinquepalmi, morta in quella stessa tragedia per una disgustosa fatalità. Le cinque donne di via Roma: non potremo mai smettere di dimenticarle. Né le dimentica il movimento "Se non ora quando?" che qui a Barletta, nella serata di ieri, ha promosso presso il Teatro Curci uno spazio rosa, tutto declinato al femminile. E' stato proiettato lo spettacolo "Libere" della regista e scrittrice teatrale Cristina Comencini, un dialogo tra una donna matura e una più giovane, interpretato da Lunetta Savino e Isabella Ragonese, in un teatro gremito sino al loggione. Alla proiezione è seguito un dibattito con la stessa Comencini e l'attrice Lunetta Savino, con Licia Conte, Rita Cavallari, Cinzia Guido, Luisa Rizzitelli e le rappresentanti SNOQ per Barletta Annabella Corsini e Giuliana Damato.
Un momento prezioso organizzato in un giorno emblematico, in cui lavoro è sinonimo di donna, in cui la libertà non è solo una parola. Nel serrato dialogo fra la vecchia e la nuova generazione, come immaginato dalla Comencini, la donna non è cambiata: è sempre creatura spinta da ideali, da utopie, combattuta fra ottimismo di facciata e pessimismo cronico, fra essere e apparire, fra sogni di gioventù e adulte realtà. Non si può dire donna senza dire lotta, sesso, maternità, amore, e soprattutto libertà. Non si può dire donna senza parlare – ahinoi – di politica, quella parola che né la giovane né la matura donna dello schermo osano pronunciare. Non si può dire donna senza chiederci: siamo veramente libere?
Ben lo conoscevano sicuramente le quattro operaie che persero la vita sotto le macerie di via Roma, forse ne era ancora inconscia la giovanissima Maria Cinquepalmi, morta in quella stessa tragedia per una disgustosa fatalità. Le cinque donne di via Roma: non potremo mai smettere di dimenticarle. Né le dimentica il movimento "Se non ora quando?" che qui a Barletta, nella serata di ieri, ha promosso presso il Teatro Curci uno spazio rosa, tutto declinato al femminile. E' stato proiettato lo spettacolo "Libere" della regista e scrittrice teatrale Cristina Comencini, un dialogo tra una donna matura e una più giovane, interpretato da Lunetta Savino e Isabella Ragonese, in un teatro gremito sino al loggione. Alla proiezione è seguito un dibattito con la stessa Comencini e l'attrice Lunetta Savino, con Licia Conte, Rita Cavallari, Cinzia Guido, Luisa Rizzitelli e le rappresentanti SNOQ per Barletta Annabella Corsini e Giuliana Damato.
Un momento prezioso organizzato in un giorno emblematico, in cui lavoro è sinonimo di donna, in cui la libertà non è solo una parola. Nel serrato dialogo fra la vecchia e la nuova generazione, come immaginato dalla Comencini, la donna non è cambiata: è sempre creatura spinta da ideali, da utopie, combattuta fra ottimismo di facciata e pessimismo cronico, fra essere e apparire, fra sogni di gioventù e adulte realtà. Non si può dire donna senza dire lotta, sesso, maternità, amore, e soprattutto libertà. Non si può dire donna senza parlare – ahinoi – di politica, quella parola che né la giovane né la matura donna dello schermo osano pronunciare. Non si può dire donna senza chiederci: siamo veramente libere?