Il partigiano Giuseppe, nome di battaglia “Barletta”

Giuseppe Sfregola, partigiano barlettano, trucidato a Porzus

domenica 26 ottobre 2014 16.24
A cura di Tommaso Francavilla
Il barlettano Giuseppe Sfregola, nato nel 1921, lavorava a Barletta come impressore litografo. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, si arruola nell'Arma dei Carabinieri. All'indomani dell' 8 settembre, data che sancì la fine dell'alleanza con la Germania nazista, Giuseppe sceglie la guerra partigiana, per scacciare le truppe tedesche, che erano divenute truppe di occupazione nemiche. Giuseppe entra nella formazione partigiana «Osoppo-Friuli», viene inquadrato nel battaglione " Zenon", col nome di battaglia "Barletta". La formazione partigiana «Osoppo», operava Friuli orientale, nelle prealpi Carniche e Giulie.

Gli scontri tra formazioni partigiane in Friuli
La località di Porzûs si trova nel Friuli orientale, nelle Valli del Torre, comune di Attimis. In queste vallate che si consuma la tragedia. Le formazioni partigiane Osoppo erano sorte nel dicembre 1943 con il concorso politico di Democrazia Cristiana e Partito d'Azione. In queste vallate, i rapporti con i garibaldini e le formazioni partigiane slovene furono, a partire dall'autunno 1944, molto tesi, soprattutto dopo la decisione delle formazioni partigiane comuniste di passare alle dipendenze operative del 9º Corpus sloveno e quindi del dittatore comunista Tito. La popolazione locale, vedeva di cattivo occhio le formazioni partigiane, sia italiane che slovene, soprattutto dopo le feroci rappresaglie naziste seguite alla caduta del territorio libero di Attimis-Faedis-Nimis a fine settembre 1944.
Nell'inverno 1944-1945, la direzione dell'Osoppo, aveva rifiutato di inquadrarsi nelle formazioni partigiane comuniste del dittatore Tito.
In questo scenario, prese forma l'azione dei partigiani comunisti, comandati da Mario Toffanin (nome di battaglia "Giacca") contro gli osovani di Francesco De Gregori ("Bolla"), nel febbraio 1945.

L'imboscata e la strage di Porzus, dove fu trucidato Giuseppe Sfregola
Il 7 febbraio del 1945, un centinaio di partigiani comunisti, comandati dal comunista Mario Toffanin, detto "Giacca", e da Fortunato Pagnutti, detto "Dinamite", salirono alle pendici dei monti Toplj-Uork, un gruppo di malghe a un'ora da Porzus, dove si trovava il quartier generale della "Brigata Osoppo", usando uno stratagemma. In un primo momento, al posto di vedetta della "Osoppo", si presentarono cinque partigiani, chiedendo ospitalità: sul posto di vedetta si trovava Giuseppe Sfregola con altri quattro partigiani. Su insistenza dei cinque partigiani, tutti insieme si avviarono verso la baita dove aveva sede il comando della brigata Osoppo (foto).

Questo stratagemma, permise ad un centinaio di partigiani comunisti di accerchiare la zona e il comando. L'ospitalità fu ripagata con la strage dei partigiani della "Osoppo". I primi ad essere disarmati e trucidati furono Giuseppe Sfregola e i suoi quattro commilitoni. A questa prima strage, ne seguì una seconda, in cui furono uccisi il comandante della Osoppo, Francesco De Gregori (capitano degli Alpini, nome di battaglia "Bolla", zio del famoso cantautore), assieme al commissario politico del Partito d'Azione, Gastone Valente ("Enea"), al ventenne Giovanni Comin ("Gruaro").

L'altro comandante della Osoppo, Aldo Bricco ("Centina"), pur ferito a colpi di mitra riuscì a fuggire. I partigiani comunisti si fecero aprire i bunker, impadronendosi di armi e munizioni, facendo prigionieri altri 17 partigiani osovani, tra cui Guido Pasolini ("Ermes"), fratello dello scrittore Pier Paolo. Nei giorni seguenti, dopo processi sommari, l'accusa per tutti fu quella di osteggiare la politica di alleanza con la resistenza jugoslava di Tito, tesa ad impedire l'annessione di territori italiani alla Slovenia. Dopo i processi, i 17 partigiani furono fucilati (due furono risparmiati e passarono nelle file dei partigiani filo- slavi). Sette anni dopo, nel 1952, trentasei dei responsabili dell'eccidio, tra cui Mario Toffanin ( fuggito in Jugoslavia), furono condannati a 777 anni di carcere, con sentenza confermata in appello. In seguito a varie amnistie, furono liberati. A Francesco De Gregori fu riconosciuta la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Le 17 vittime furono seppellite nel cimitero di Udine. Da qui, il 16 ottobre 1946, il feretro del partigiano Giuseppe Sfregola, fu traslato nel cimitero di Barletta.

Giuseppe Sfregola, nome di battaglia "Barletta", aveva 24 anni.

A seguire, pubblichiamo l'elenco dei partigiani barlettani caduti nella guerra di liberazione
Lapide commemorativa della strage di Porzus
Quartier generale della brigata partigiana "Osoppo"
Quartier generale della brigata partigiana "Osoppo" e luogo della strage partigiana
Giuseppe Sfregola, il partigiano barlettano, trucidato a Porzus © Tommaso Francavilla
Si ringrazia per la collaborazione Ruggiero Graziano, presidente della sezione ANMIG - Barletta (Associazione Nazionale Militari Invalidi di Guerra)

Le Brigate Osoppo-Friuli furono formazioni partigiane autonome fondate presso la sede del Seminario Arcivescovile di Udine il 24 dicembre 1943, su iniziativa di volontari di ispirazione laica, liberale, socialista e cattolica, gruppi già attivi dopo l'8 settembre nella Carnia e nel Friuli. I fini della Osoppo erano cooperare in autonomia con le formazioni garibaldine comuniste e contribuire alla lotta antifascista contro le forze occupantitedesche. Quest'ultime avevano infatti istituito la Operationszone Adriatisches Küstenland, sottraendo di fatto l'intero territorio del Friuli-Venezia Giulia all'autorità della Repubblica Sociale Italiana ed instaurando un rigido regime di repressione e spogliazione, avvalendosi della partecipazione di reparti di SS etniche, di cosacchi e di forze repubblicane fasciste.

A causa della complessa situazione politico-militare presente nel territorio friulano e della Venezia Giulia, al centro di opposti nazionalismi e di secolari rivalità etnico-territoriali, le formazioni della Osoppo ebbero rapporti spesso conflittuali con i reparti garibaldini comunisti e furono in contrasto con le forze partigiane sloveno-jugoslave

L'eccidio di Porzûs consistette nell'uccisione, fra il 7 e il 18 febbraio 1945, di diciassette partigiani (tra cui una donna, loro ex prigioniera) della Brigata Osoppo, formazione di orientamento cattolico e laico-socialista, da parte di un gruppo di partigiani – in prevalenza gappisti – appartenenti al Partito Comunista Italiano. L'evento – considerato uno dei più tragici e controversi della Resistenza italiana – fu ed è tuttora fonte di numerose polemiche in ordine ai mandanti dell'eccidio e alle sue motivazioni. Le vicende legate a Porzûs hanno travalicato il loro contesto locale fin dagli anni in cui si svolsero, entrando a far parte di una più ampia discussione storiografica, giornalistica e politica sulla natura e gli obiettivi immediati e prospettici del PCI in quegli anni, nonché sui suoi rapporti con i comunisti jugoslavi e con l'Unione Sovietica.

fonte Wikipedia