Il Natale più bello di Barletta, la signora Eleonora ci presenta il presepe di famiglia
Lo realizza da 57 anni ed è grande circa 25 mq: per prepararlo occorrono circa due mesi
domenica 24 dicembre 2017
Riscoprire le tradizioni, far sì che non cadano nel turbinio della modernità, che tutto cancella e che tutto azzera, vuol dire riscoprire ciò che eravamo, siamo e saremo. Per questo, è importante raccontare anche quelle cose, che al passare dei decenni, rimangono ancorate al patrimonio familiare e cittadino. Quella di Eleonora e della sua famiglia è una tradizione che si perpetua da più di 57 anni. «Mio marito Damiano - racconta la signora Eleonora - era un grande appassionato di presepi. È stato lui a trasmettere questa passione alle mie figlie. Dal '60 ogni anno aggiungo qualcosa in modo che sia sempre diverso, sempre più vivo per ricordare mio marito che non c'è più. È come se vivesse ogni volta che lo guardo». È vero, dopo aver sceso una piccola scala che porta in quella che prima era una stalla, ci ritroviamo in una stanza di circa 25 mq dinanzi ad un presepe che occupa l'intera stanza: acqua che sgorga da fontanine d'epoca, galli dai sonori chicchiricchì, macine che roteano. «C'è persino un po' di Barletta - ci fa cenno la signora indicando con l'indice la riproduzione della fontana di San Ruggiero - e la bilancia, il braciere, i cestini, il carro porta pesci sono stati realizzati da mio marito».
Una vera magia si compie e si ha la sensazione di essersi sempre persi qualcosa ogni qual volta lo si guarda: c'è sempre un personaggio che non si è osservato la volta precedente. Ogni cosa ha una propria collocazione, puntuale e organica con il resto: è una città con i viottoli, i lampioni, ci sono statuine che riproducono gli antichi mestieri: la lavandaia che stende i panni in tessuto, la sarta nella sua bottega (dove ritroviamo le antiche macchine da cucire), i cesti del mugnaio, gli utensili del carpentiere: tutto sembra essersi fermato al passato. «Occorrono circa due mesi per prepararlo, ci vuole pazienza e passione: mia figlia Antonietta ha ereditato la passione e ogni anno siamo alla ricerca di qualche pezzo che possa mancare. Questo presepe racconta la storia della nostra famiglia, dei viaggi compiuti a Venezia, Napoli: in ogni tappa abbiamo sempre preso qualcosa per il nostro presepe».
«Quando erano bambini i miei figli - prosegue commossa la padrona di casa - la notte di Natale facevamo una piccola processione cantando la Santa Allegrezza. I bambini collocavano Gesù nella mangiatoia e scartavano i regali appena sotto il presepe. Lo abbiamo fatto anche con i nipoti poi. Sono momenti di gioia pure per chi è già grande, figurarsi per i bambini. All'epifania poi appendiamo ai piedi del presepe tutte le calze colme di dolciumi».
È come se fosse davvero la grotta di Betlemme e descrivere tutto sarebbe impossibile, questo presepe merita di esser visto. Perciò ve lo raccontiamo così come l'abbiamo visto noi, con lo stesso stupore dei bambini: ecco una bella parte di Barletta, dove la magia del Natale prende vita, e ci auguriamo che questa meravigliosa tradizione venga tramandata alle future generazioni.
Una vera magia si compie e si ha la sensazione di essersi sempre persi qualcosa ogni qual volta lo si guarda: c'è sempre un personaggio che non si è osservato la volta precedente. Ogni cosa ha una propria collocazione, puntuale e organica con il resto: è una città con i viottoli, i lampioni, ci sono statuine che riproducono gli antichi mestieri: la lavandaia che stende i panni in tessuto, la sarta nella sua bottega (dove ritroviamo le antiche macchine da cucire), i cesti del mugnaio, gli utensili del carpentiere: tutto sembra essersi fermato al passato. «Occorrono circa due mesi per prepararlo, ci vuole pazienza e passione: mia figlia Antonietta ha ereditato la passione e ogni anno siamo alla ricerca di qualche pezzo che possa mancare. Questo presepe racconta la storia della nostra famiglia, dei viaggi compiuti a Venezia, Napoli: in ogni tappa abbiamo sempre preso qualcosa per il nostro presepe».
«Quando erano bambini i miei figli - prosegue commossa la padrona di casa - la notte di Natale facevamo una piccola processione cantando la Santa Allegrezza. I bambini collocavano Gesù nella mangiatoia e scartavano i regali appena sotto il presepe. Lo abbiamo fatto anche con i nipoti poi. Sono momenti di gioia pure per chi è già grande, figurarsi per i bambini. All'epifania poi appendiamo ai piedi del presepe tutte le calze colme di dolciumi».
È come se fosse davvero la grotta di Betlemme e descrivere tutto sarebbe impossibile, questo presepe merita di esser visto. Perciò ve lo raccontiamo così come l'abbiamo visto noi, con lo stesso stupore dei bambini: ecco una bella parte di Barletta, dove la magia del Natale prende vita, e ci auguriamo che questa meravigliosa tradizione venga tramandata alle future generazioni.