Il ministro Orlando a Barletta per onorare le vittime delle mafie
Omaggio a Francesco Di Cataldo, assassinato 40 anni fa dai terroristi delle Brigate rosse
martedì 27 febbraio 2018
«È un riconoscimento che serve a suggellare, a 40 anni di distanza, la memoria della lezione civile di un figlio di questa terra che aveva seguito la famiglia a Milano e lì aveva cercato il proprio riscatto sociale nel servizio dello Stato, fino al sacrificio della propria vita». Così il sindaco Pasquale Cascella ha ricordato Francesco Di Cataldo, maresciallo scelto del Corpo degli agenti di custodia, assassinato dai terroristi delle Brigate rosse mentre si accingeva a raggiungere il proprio lavoro nella Casa circondariale di San Vittore. Quella struttura carceraria ora porta il suo nome, per decisione del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che ieri ha idealmente collegato il riconoscimento di Milano a quello deciso dal Comune di Barletta di apporre una lapide commemorativa davanti alla casa natale della "vittima del dovere" insignita il 15 giugno del 2004 della medaglia d'oro al merito civile dal Presidente della Repubblica.
«Ne raccogliamo la determinazione e il senso del dovere istituzionale, onorando il valore di un servizio pubblico che già in quegli anni di piombo era animato dal concetto di una detenzione che non poteva limitarsi alla pena come condizione dell'espiazione ma doveva offrire anche un'opportunità di riabilitazione umana e civile. Proprio l'umanità di questo uomo che credeva fortemente nei valori democratici e costituzionali i terroristi avevano inteso colpire. Tanto più è doveroso, per noi, recuperare un valore su cui si fonda la stessa identità della città medaglia d'oro al valore militare e al merito civile per aver contrastato l'occupazione nazista alla caduta del regime fascista» ha sottolineato il sindaco Cascella intervenendo nell'incontro pubblico nell'oratorio della parrocchia del Santuario dell'Immacolata concezione, alla presenza del figlio Alberto, di numerose autorità civili, militari e religiose e una rappresentanza di giovanissimi studenti , a pochi passi dal civico 85 di via XX settembre, dov'era l'abitazione originaria di Francesco Di Cataldo e sul cui muro è stata poi scoperta la targa commemorativa «a perenne memoria del sacrificio nella difesa della democrazia e della legalità».
I valori di «grande equilibrio e continua ricerca per la rieducazione dei condannati che animarono Di Cataldo nel coraggioso e umile adempimento del proprio compito, hanno rappresentato la vitalità del tessuto unitario della nazione in quei drammatici anni», ha tenuto a sottolineare il figlio Alberto. «A distanza di tanti anni in quel carcere è rimasto molto del suo impegno come dimostra il tributo reso lo scorso 25 ottobre da parte dell'Amministrazione penitenziaria dello storico Istituto milanese di San Vittore dove egli aveva ricoperto il ruolo di vice comandante». Si rafforza cosi, per il ministro Orlando «il rapporto tra le città di Barletta e Milano, oltre che valorizzare ancora una volta la concezione del ruolo del carcere come strumento di riconnessione sociale, dobbiamo continuare a tenere presente il debito con gli ideali profondi e illuminati che animavano Francesco Di Cataldo, affinché il dovere della memoria diventi un esercizio di democrazia e di pedagogia civile. Eppure credo che essere qui oggi a ricordare il sacrificio di Francesco Di Cataldo abbia per tutti noi anche un altro significato: il quarantennale del 1978, un anno drammatico della storia della nostra Repubblica, non può lasciarci indifferenti, soprattutto in questo tornante della democrazia italiana, se ricordiamo come le ultime settimane di vita di Francesco Di Cataldo fossero segnate dal clima che il nostro Paese stava vivendo a seguito del sequestro di Aldo Moro. Corrispondere al quarantennale del 1978 richiede la massima attenzione verso la violenza politica, un demone del passato che chiama alla costante vigilanza nel presente. È una responsabilità comune delle istituzioni, nello Stato centrale così come in tutti i territori, avanzare gli ideali costituzionali e aumentare l'attenzione e l'azione nei confronti della violenza, in ogni sua espressione verbale e materiale».
Seppure il maltempo non abbia consentito l'altro impegno previsto nella giornata a Barletta, ovvero l'intitolazione delle nuove strade dell'area 167, il sindaco e il ministro hanno tenuto a richiamare il filo delle lezioni che si dipana dalla storia, dalle semplici case di fine Ottocento e dei primi del Novecento,come quella di Di Cataldo, tirate su nelle strade a ridosso del centro storico con la fatica delle braccia di famiglie fino alle moderne costruzioni nelle strade dedicate alle vittime delle mafie: del Sud lungo il percorso che porta alle nuove costruzioni della 167. «Quei nomi sulle targhe delle strade idealmente scoperte con la lapide che ricorda il maresciallo Di Cataldo – ha sostenuto il sindaco – appartengono alla stessa lezione della storia. E'con il sacrificio di uomini così' che l'Italia ha potuto contrastare la minaccia del terrorismo, dello stragismo e della criminalità organizzata. Onorare la loro memoria significa preservare i valori della legalità e della convivenza».
«Ne raccogliamo la determinazione e il senso del dovere istituzionale, onorando il valore di un servizio pubblico che già in quegli anni di piombo era animato dal concetto di una detenzione che non poteva limitarsi alla pena come condizione dell'espiazione ma doveva offrire anche un'opportunità di riabilitazione umana e civile. Proprio l'umanità di questo uomo che credeva fortemente nei valori democratici e costituzionali i terroristi avevano inteso colpire. Tanto più è doveroso, per noi, recuperare un valore su cui si fonda la stessa identità della città medaglia d'oro al valore militare e al merito civile per aver contrastato l'occupazione nazista alla caduta del regime fascista» ha sottolineato il sindaco Cascella intervenendo nell'incontro pubblico nell'oratorio della parrocchia del Santuario dell'Immacolata concezione, alla presenza del figlio Alberto, di numerose autorità civili, militari e religiose e una rappresentanza di giovanissimi studenti , a pochi passi dal civico 85 di via XX settembre, dov'era l'abitazione originaria di Francesco Di Cataldo e sul cui muro è stata poi scoperta la targa commemorativa «a perenne memoria del sacrificio nella difesa della democrazia e della legalità».
I valori di «grande equilibrio e continua ricerca per la rieducazione dei condannati che animarono Di Cataldo nel coraggioso e umile adempimento del proprio compito, hanno rappresentato la vitalità del tessuto unitario della nazione in quei drammatici anni», ha tenuto a sottolineare il figlio Alberto. «A distanza di tanti anni in quel carcere è rimasto molto del suo impegno come dimostra il tributo reso lo scorso 25 ottobre da parte dell'Amministrazione penitenziaria dello storico Istituto milanese di San Vittore dove egli aveva ricoperto il ruolo di vice comandante». Si rafforza cosi, per il ministro Orlando «il rapporto tra le città di Barletta e Milano, oltre che valorizzare ancora una volta la concezione del ruolo del carcere come strumento di riconnessione sociale, dobbiamo continuare a tenere presente il debito con gli ideali profondi e illuminati che animavano Francesco Di Cataldo, affinché il dovere della memoria diventi un esercizio di democrazia e di pedagogia civile. Eppure credo che essere qui oggi a ricordare il sacrificio di Francesco Di Cataldo abbia per tutti noi anche un altro significato: il quarantennale del 1978, un anno drammatico della storia della nostra Repubblica, non può lasciarci indifferenti, soprattutto in questo tornante della democrazia italiana, se ricordiamo come le ultime settimane di vita di Francesco Di Cataldo fossero segnate dal clima che il nostro Paese stava vivendo a seguito del sequestro di Aldo Moro. Corrispondere al quarantennale del 1978 richiede la massima attenzione verso la violenza politica, un demone del passato che chiama alla costante vigilanza nel presente. È una responsabilità comune delle istituzioni, nello Stato centrale così come in tutti i territori, avanzare gli ideali costituzionali e aumentare l'attenzione e l'azione nei confronti della violenza, in ogni sua espressione verbale e materiale».
Seppure il maltempo non abbia consentito l'altro impegno previsto nella giornata a Barletta, ovvero l'intitolazione delle nuove strade dell'area 167, il sindaco e il ministro hanno tenuto a richiamare il filo delle lezioni che si dipana dalla storia, dalle semplici case di fine Ottocento e dei primi del Novecento,come quella di Di Cataldo, tirate su nelle strade a ridosso del centro storico con la fatica delle braccia di famiglie fino alle moderne costruzioni nelle strade dedicate alle vittime delle mafie: del Sud lungo il percorso che porta alle nuove costruzioni della 167. «Quei nomi sulle targhe delle strade idealmente scoperte con la lapide che ricorda il maresciallo Di Cataldo – ha sostenuto il sindaco – appartengono alla stessa lezione della storia. E'con il sacrificio di uomini così' che l'Italia ha potuto contrastare la minaccia del terrorismo, dello stragismo e della criminalità organizzata. Onorare la loro memoria significa preservare i valori della legalità e della convivenza».