Il disastro ambientale della città di Barletta

«Da anni denunciamo questa situazione», la nota del Collettivo Exit

venerdì 8 gennaio 2016
«Da anni ormai come movimenti denunciamo la grave crisi ambientale in cui è costretta a vivere la popolazione della città di Barletta a causa della presenza di aziende insalubri - scrive in una nota Alessandro Zagaria, in rappresentanza del Collettivo Exit - Da anni denunciamo pratiche obsolete e dannose come l'incenerimento dei rifiuti all'interno dello stabilimento Buzzi Unicem di Barletta (e la realizzazione di combustibile da rifiuti di aziende come la Dalena Ecologia ad essa collegata)preludio per la creazione di un disastro ambientale di proporzioni inaudite e che avranno ricadute negative sulle future generazioni. Per questo come movimenti abbiamo lanciato la campagna con le due delibere di iniziativa popolare sull'impatto ambientale di aziende come la Timac e la Cementeria. Adesso se ne accorge anche la Procura con l'apertura di un'inchiesta per cooperazione in disastro ambientale colposo, falso e abuso d'ufficio in concorso. Dal comunicato apparso sull'Ansa di questo sarebbero accusate 18 persone alle quali sono stati notificati altrettanti avvisi di garanzia, disposti dalla procura di Trani.

Si tratta dei responsabili di alcuni stabilimenti inquinanti siti nella città di Barletta, a ridosso del centro abitato e di funzionari e tecnici della provincia di Barletta – Andria – Trani, della regione Puglia e dell'Arpa Puglia. I primi sono i rappresentanti legali della cementeria della Buzzi – Unicem e delle aziende esterne che ne formano unan sorta di indotto e cioè la Dalena Ecologica, il cui stabilimento principale, oltre a quello di Barletta, si trova a Putignano, nel barese; la Trasmar, di Barletta e la Corgom di Corato, sempre in provincia di Bari. Sono tutte aziende che si occupano di rifiuti. La cementeria, secondo la Procura avrebbe immesso in atmosfera sostanze inquinanti oltre i limiti di legge, "esponendo la popolazione della città di Barletta al rischio di inalazione di fattori inquinanti dannosi alla salute". Ciò sarebbe stato possibile grazie a un incremento concesso da provincia e regione allo stabilimento del quantitativo di rifiuti da bruciare. La cementeria, però, non aveva solo incrementato la sua attività, bensì, sempre secondo l'accusa, mutato la natura stessa della sua attività, passando dall'incenerimento di oli minerali a quello di rifiuti speciali. Per questo ai responsabili delle aziende, nella lista degli indagati si aggiungono sei tecnici della provincia di Barletta – Andria – Trani, facenti capo al comitato istituzionale che nel 2011 ha rilasciato la Via, Valutazione di impatto ambientale, propedeutica all'Aia rilasciata dalla regione, due dirigenti del settore Ambiente della regione Puglia e cinque tecnici dell'Arpa Puglia.

A questo punto ci interessa poco quello che farà la magistratura con le sue liturgie e i suoi tempi biblici, quello che adesso vogliamo è che la politica si prenda le sue responsabilità visto che da anni è connivente con aziende che fanno profitti sulla pelle dei cittadini. Vogliamo che l'AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale per poter bruciare 65.000 tonnellate annue di rifiuti) rilasciata nel 2012 dalla Regione Puglia alla Buzzi Unicem sia immediatamente revocata dall'Ente Regionale. Questo provvedimento dovrebbe essere richiesto dal Sindaco Cascella che in molte occasioni come i suoi predecessori ha assecondato le scelte di multinazionali come la Buzzi Unicem. Non possiamo dimenticare che poche settimane fa il Sindaco di Barletta e la Buzzi Unicem si riempivano la bocca di rispetto dell'ambiente piantando nuove essenze arboree nella nuova 167» conclude il comunicato.