I crolli: di via Roma, delle Istituzioni, della comunicazione commerciale
Un fatuo consiglio comunale tra gli abbaglianti pericoli di Barletta. Quartieri abbandonati, edifici fatiscenti, dirigenti part-time
martedì 8 novembre 2011
11.14
"Prestare attenzione alla visione di un cieco e all'udito di un sordo". Si potrebbe riassumere così l'impressione di una giornata di politica cittadina. I luoghi istituzionali dell'amministrazione, il Consiglio comunale di ieri ad esempio, risultano vuoti, insignificanti, completamente slegati dalla vera vita politica. In Consiglio ieri pomeriggio, valga solo a titolo esemplificativo, il consigliere del Gruppo misto Lanotte ha tenuto in bilico e condotto sui propri tortuosi sentieri argomentativi maggioranza, giunta e commissione consiliare. Si discuteva della casa di riposo. Dimostrando (se ancora ce ne fosse la necessità) che l'attuale giunta non gode del favore di tutti i consiglieri della maggioranza. Ultimatum o no.
Eppure tutto questo ha del surreale. In questi ultimi giorni abbiamo ricevuto la visita del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e una Commissione parlamentare sulle cosiddette morti bianche è intervenuta in città incontrando tra gli altri il Sindaco.
Preferisco sorvolare su episodi di dubbio gusto. Ad esempio sulla trovata al confine tra populismo e autopromozione di Wake up e le Tshirt dei lavoratori regolari per dimostrare come il sommerso non sia il problema dell'economia barlettana. Se ancora qualcuno avesse dubbi sul circuito cancerogeno tra comunicazione commerciale e politica…
Barletta è insomma oggetto di grande attenzione. Il crollo di via Roma ha sollevato più di un coperchio su pentole in ebollizione. Da un lato c'è tutto il capitolo dell'edilizia e dell'urbanistica. Quartieri abbandonati, edifici fatiscenti, delibere su ordinazione, permessi facili, approssimazione nei controlli, dirigenti part-time. Su questo, sulla causa ultima del crollo, indaga la magistratura. L'amministrazione invece ha preferito sorvolare. Il sindaco in un'intervista rilasciata a chi scrive ha difeso la propria decisione di non aprire alcun provvedimento disciplinare verso dirigente e dipendenti raggiunti dagli avvisi di garanzia. Il consigliere Alfarano aveva dichiarato di voler lanciare un'azione in Consiglio. Ma il tempo è quasi scaduto e non si vede alcunché. L'altro capitolo è appunto il lavoro nero. Sempre il sindaco ha affermato, di fronte alla commissione parlamentare, che l'amministrazione non era a conoscenza della presenza di un'attività lavorativa nei locali del palazzo crollato. In effetti l'attività era così nascosta da esporre addirittura un cartello con "Cercasi lavorante" bene in vista sulla strada. Ma forse gli impiegati del comune sono affetti da forte miopia o da vista selettiva: se si occupano della stabilità di un edificio non si interessano delle vibrazioni prodotte da macchinari. Quello spetta all'ispettorato del lavoro. O no? Ma almeno la visita della Commissione parlamentare ha finalmente aperto il discorso sul lavoro nero. La necessità di farlo emergere. Il dovere di creare condizioni di lavoro con requisiti minimi di sicurezza: un laboratorio di maglieria non dovrebbe trovarsi nella zona artigianale?
La lezione, meglio tardi che mai, è che il rispetto di un sistema di regole non è condizionato da circostanze più o meno favorevoli. Regole nell'edilizia, regole nel lavoro. La crisi non può, non deve ridurre i controlli. Non si può accettare un ritorno a sistemi di produzione ottocenteschi. E chi ha compiti di responsabilità politica ha il dovere di ragionare in termini di assoluto rispetto della legalità. È un compito arduo. Molto più facile assecondare campanilismi fuori tempo massimo alla Wake up. Ma se non fa questo, un politico perde qualsiasi autorevolezza. Per essere autorevoli occorrono due cose: la forza e la convinzione di poter difendere le proprie scelte. L'attuale giunta era nata come balneare, provvisoria, con un criterio (i primi dei non eletti) che scontentava tutti. Per strada ha perso il vicesindaco, l'unica donna ha rifiutato l'incarico, uno degli assessori non ha più consiglieri del suo gruppo, un altro non si capisce bene chi rappresenti. Non mi pare sia una giunta forte. Sulla capacità di difendere le proprie scelte, lascio ai lettori il giudizio. Maffei dovrebbe azzerare questa giunta e formare una giunta di "unità cittadina", mi si perdoni l'espressione altisonante. Una giunta con un consenso il più ampio e solido possibile. Allora potremmo dire: ex malo bonum. Ma, si sa, aspetterà invece il congresso cittadino del Pd.
Eppure tutto questo ha del surreale. In questi ultimi giorni abbiamo ricevuto la visita del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e una Commissione parlamentare sulle cosiddette morti bianche è intervenuta in città incontrando tra gli altri il Sindaco.
Preferisco sorvolare su episodi di dubbio gusto. Ad esempio sulla trovata al confine tra populismo e autopromozione di Wake up e le Tshirt dei lavoratori regolari per dimostrare come il sommerso non sia il problema dell'economia barlettana. Se ancora qualcuno avesse dubbi sul circuito cancerogeno tra comunicazione commerciale e politica…
Barletta è insomma oggetto di grande attenzione. Il crollo di via Roma ha sollevato più di un coperchio su pentole in ebollizione. Da un lato c'è tutto il capitolo dell'edilizia e dell'urbanistica. Quartieri abbandonati, edifici fatiscenti, delibere su ordinazione, permessi facili, approssimazione nei controlli, dirigenti part-time. Su questo, sulla causa ultima del crollo, indaga la magistratura. L'amministrazione invece ha preferito sorvolare. Il sindaco in un'intervista rilasciata a chi scrive ha difeso la propria decisione di non aprire alcun provvedimento disciplinare verso dirigente e dipendenti raggiunti dagli avvisi di garanzia. Il consigliere Alfarano aveva dichiarato di voler lanciare un'azione in Consiglio. Ma il tempo è quasi scaduto e non si vede alcunché. L'altro capitolo è appunto il lavoro nero. Sempre il sindaco ha affermato, di fronte alla commissione parlamentare, che l'amministrazione non era a conoscenza della presenza di un'attività lavorativa nei locali del palazzo crollato. In effetti l'attività era così nascosta da esporre addirittura un cartello con "Cercasi lavorante" bene in vista sulla strada. Ma forse gli impiegati del comune sono affetti da forte miopia o da vista selettiva: se si occupano della stabilità di un edificio non si interessano delle vibrazioni prodotte da macchinari. Quello spetta all'ispettorato del lavoro. O no? Ma almeno la visita della Commissione parlamentare ha finalmente aperto il discorso sul lavoro nero. La necessità di farlo emergere. Il dovere di creare condizioni di lavoro con requisiti minimi di sicurezza: un laboratorio di maglieria non dovrebbe trovarsi nella zona artigianale?
La lezione, meglio tardi che mai, è che il rispetto di un sistema di regole non è condizionato da circostanze più o meno favorevoli. Regole nell'edilizia, regole nel lavoro. La crisi non può, non deve ridurre i controlli. Non si può accettare un ritorno a sistemi di produzione ottocenteschi. E chi ha compiti di responsabilità politica ha il dovere di ragionare in termini di assoluto rispetto della legalità. È un compito arduo. Molto più facile assecondare campanilismi fuori tempo massimo alla Wake up. Ma se non fa questo, un politico perde qualsiasi autorevolezza. Per essere autorevoli occorrono due cose: la forza e la convinzione di poter difendere le proprie scelte. L'attuale giunta era nata come balneare, provvisoria, con un criterio (i primi dei non eletti) che scontentava tutti. Per strada ha perso il vicesindaco, l'unica donna ha rifiutato l'incarico, uno degli assessori non ha più consiglieri del suo gruppo, un altro non si capisce bene chi rappresenti. Non mi pare sia una giunta forte. Sulla capacità di difendere le proprie scelte, lascio ai lettori il giudizio. Maffei dovrebbe azzerare questa giunta e formare una giunta di "unità cittadina", mi si perdoni l'espressione altisonante. Una giunta con un consenso il più ampio e solido possibile. Allora potremmo dire: ex malo bonum. Ma, si sa, aspetterà invece il congresso cittadino del Pd.