I "cold cases" italiani arrivano a Barletta in un seminario
"Gli uomini uccidono le donne" o è la giustizia ad affossarlo?. Il comandante Luciano Garofano presenta il suo libro in una giornata di studi
venerdì 11 maggio 2012
0.11
Dagli "Uomini che odiano le donne" di Stieg Larrson agli "Uomini che uccidono le donne" di Luciano Garofano: passo lungo, dinamiche diverse, dalla Svezia caotica e pazza dei racconti del primo alla tristemente vera Italia dei casi irrisolti susseguitisi negli ultimi anni. Esaminando dieci casi emblematici, Luciano Garofano, ex-comandante del Ris di Parma, nel suo libro "Uomini che uccidono le donne" ci mostra come i progressi della scienza possano contribuire alla soluzione di delitti apparentemente insolubili. Grazie alle analisi del DNA, a microrilievi ottici a luci alternate sul luogo del delitto e ad altre rivoluzionarie tecnologie, oggi è possibile riscontrare l'evidenza di una prova senza lasciare alcun margine di dubbio, come ha dimostrato il caso di Simonetta Cesaroni, risolto a oltre vent'anni dal delitto.
Dai tristemente celebri casi di Elisa Claps e Simonetta Cesaroni, autentici "cold cases" al femminile della recente storia della cronaca nera italiana, fino alla realtà che ha ferito nel proprio cuore Barletta lo scorso 16 marzo, con il duplice omicidio di Maria Diviccaro e Maria Strafile in via Brescia, ad oggi ricco di indiziati ma privo di colpevoli. Donne vittime due volte, nella vita e post-mortem, come toccato prima a tante altre donne, davanti alle quali bisogna onorare la memoria restituendo giustizia e verità ai propri infami destini: conoscere le mosse intraprese da chi interviene sulla scena del crimine per capire i passaggi che le indagini devono affrontare per prendere corpo può essere utile a chi vive questi avvenimenti solo attraverso gli organi di stampa.
Questo il messaggio-principe veicolato dall'evento formativo dal titolo "L'analisi della Scena del Crimine", organizzato dall'Associazione Avvocati di Barletta "Sabino Casamassima" e tenutosi ieri pomeriggio presso la Sala Convegni del ristorante "Il Brigantino 2", che ha visto tra relatori il Dott. Luigi Scimè, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani, e il Generale Luciano Garofano, già Generale dei RIS di Parma, il quale ha trattato riscuotendo l'interesse del folto pubblico casi affrontati nel suo ultimo libro ("Uomini che Uccidono le donne", 2011, ed. Rizzoli, 300 pp.). L'evento è stato moderato dall'Avvocato Ornella Rizzi, con l'introduzione dell'Avvocato Tullio Bertolino, Presidente della Camera Penale di Trani.
L'evento è stato occasione per una "lectio magistralis" sul tema della criminalità, studiata come fattore di eventi da diversi punti di vista, accomunati dall'essere dal lato "di chi combatte il crimine". Il Procuratore Scimè ha introdotto gli aspetti maggiormente "interessanti" della scena del crimine, visto con l'occhio dello studioso e dell'erudito di comunicazione scientifica riconducibile all'osservazione di un crimine. «Il processo d'azione del criminologo vive due momenti distinti, nei quali domina l'accidentale. A volte è sufficiente un errore processuale per condizionare la resa di una difesa o di un'accusa. Le esigenze di intervento sulla scena del crimine presuppongono la conoscenza dei tre livelli della stessa: primaria, ossia il luogo in cui è avvenuto il fatto, secondaria, dove è possibile o certo che l'autore del reato abbia agito, e quella "di interesse investigativo", che è la più interessante per la polizia scientifica e riguarda i luoghi dove potrebbero esserci tracce del delitto. La prima azione compiuta sulla scena è il sopralluogo, seguito dal repertamento, ossia la catalogazione di cosa si trova sulla scena e il momento fondamentale nel quale l'avvocato possa acquisire elementi validi».
Garofano, ex comandante del Ris di Parma, il Reparto Investigativo Speciale dei Carabinieri, ha trattato con dovizia un argomento di truce quanto stringente attualità citati anche nel volume che ha dato vita alla trasmissione "L'altra parte del crimine" su La7: lo stalking, aiutato oggi «dalla presenza di social networks, sms, indirizzi facili da ottenere», una delle componenti del libro scritto da Garofano, che viaggia dal serial killer atipico Donato Bilancia alla strage di famiglia, come quella di Erba, in un panorama di complessiva coerenza e congruenza.
Finalità del sopralluogo, obiettivi del repertamento, aspetti processuali e penalistici, dibattimento, interventi sulla scena del crimine: queste le parole-chiave delle elocuzioni dell'avvocato Scimè, che ha anche scherzato con Garofano a più riprese, prendendo come spunto la presenza del generale sulle reti televisive del quale l'ex comandante del Ris è un habitueè e le difficoltà di intervento che non sembrano presentarsi davanti alle telecamere quando si tratta di spiegare gli interventi eseguiti dai componenti della scena del crimine, su tutti la Polizia Giudiziaria, che può «agire in autonomia- ha spiegato Scimè- o su input del Pubblico Ministero". Scimè ha approfittato dell'incontro per citare anche episodi riguardanti il nostro territorio, turpi omicidi avvenuti negli anni scorsi in quel di Andria, alternando nel suo intervento tecnicismi ovvi, stante il carattere divulgatorio e culturale dell'incontro ad aneddoti che hanno inevitabilmente catturato l'attenzione del pubblico presente: ferma anche la condanna dell'avvocato Scimè verso i «curiosi che affollano e inquinano la scena del crimine in ogni campo, dall'incidente stradale all'omicidio per strada, causando disordine e di conseguenza errori».
Critiche alle modalità di indagine delle varie scene del crimine che lo stesso Garofano ha poi ripercorso: dalla strage di Garlasco, al delitto di Brembate di sopra, dove trovò la morte la piccola Yara Gambirasio nel febbraio 2011, panorama nel quale il terreno nei dintorni del paesino brianzolo non fu adeguatamente "setacciato", all'utilizzo della prova scientifica contrapposta alle modalità tradizionali di indagine. Grande spazio dedicato anche al caso di Donato Bilancia, il pluri-omicida che agì tra il 1997 e il 1998, quando si macchiò di ben 10 omicidi nell'hinterland savonese: «Ricordo che arrivammo alla soluzione solo grazie al confronto, attraverso la balistica, dei proiettili utilizzati per l'assassinio precedente di due guardie giurate e quelli usati nell'ultimo crimine". Solo così si arrivò a seguire Bilancia, e a stabilire il suo profilo l'1 maggio 1998. "Questi sono i compiti dei tecnici: a noi tocca solo riferire la valenza dei risultati, l'inferenza dei casi spetta però al giudice».
«Oggi dobbiamo fare un uso saggio degli strumenti tecnologici a disposizione- ha ammesso Garofano- lavorando sull'equipaggiamento e la preparazione del "first responder", il delegato al primo intervento sul posto con il compito di isolare la scena e curare l'intervento dei soccorritori": spirito critico verso alcune "piaghe" delle forze dell'ordine tricolore, dovuto spesso alla mancanza di un'adeguata preparazione alla base: "problemi purtroppo esistenti in tutto il mondo". Garofano ha anche citato i motivi della presenza diffusa di criminologi oggi negli studi televisivi, quasi parificati come numero di gettoni in tv agli «allenatori degli anni '70. Non facciamo in modo che un tuttologo intervenga in tv e inquini la scena del crimine. Non date ascolto a quegli ignoranti che sostengono che il caso va risolto entro le prime 48 ore da parte di chi studia il crimine: ci servono prove, ci serve raccogliere materiale adatto, non possiamo quantificare a tavolino il tempo per procedere a conclusioni». Tempo, tanto: come quello trascorso dall'omicidio di via Brescia, distante oggi 56 giorni sul calendario, quasi dimenticato dalla cronaca locale, ma ancora vivo nella memoria di una cittadinanza barlettana ferita. Magra consolazione: stando ai tempi dell'investigazione della scena del crimine e della giustizia italiana siamo nella media...
(Twitter: @GuerraLuca88)
Dai tristemente celebri casi di Elisa Claps e Simonetta Cesaroni, autentici "cold cases" al femminile della recente storia della cronaca nera italiana, fino alla realtà che ha ferito nel proprio cuore Barletta lo scorso 16 marzo, con il duplice omicidio di Maria Diviccaro e Maria Strafile in via Brescia, ad oggi ricco di indiziati ma privo di colpevoli. Donne vittime due volte, nella vita e post-mortem, come toccato prima a tante altre donne, davanti alle quali bisogna onorare la memoria restituendo giustizia e verità ai propri infami destini: conoscere le mosse intraprese da chi interviene sulla scena del crimine per capire i passaggi che le indagini devono affrontare per prendere corpo può essere utile a chi vive questi avvenimenti solo attraverso gli organi di stampa.
Questo il messaggio-principe veicolato dall'evento formativo dal titolo "L'analisi della Scena del Crimine", organizzato dall'Associazione Avvocati di Barletta "Sabino Casamassima" e tenutosi ieri pomeriggio presso la Sala Convegni del ristorante "Il Brigantino 2", che ha visto tra relatori il Dott. Luigi Scimè, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani, e il Generale Luciano Garofano, già Generale dei RIS di Parma, il quale ha trattato riscuotendo l'interesse del folto pubblico casi affrontati nel suo ultimo libro ("Uomini che Uccidono le donne", 2011, ed. Rizzoli, 300 pp.). L'evento è stato moderato dall'Avvocato Ornella Rizzi, con l'introduzione dell'Avvocato Tullio Bertolino, Presidente della Camera Penale di Trani.
L'evento è stato occasione per una "lectio magistralis" sul tema della criminalità, studiata come fattore di eventi da diversi punti di vista, accomunati dall'essere dal lato "di chi combatte il crimine". Il Procuratore Scimè ha introdotto gli aspetti maggiormente "interessanti" della scena del crimine, visto con l'occhio dello studioso e dell'erudito di comunicazione scientifica riconducibile all'osservazione di un crimine. «Il processo d'azione del criminologo vive due momenti distinti, nei quali domina l'accidentale. A volte è sufficiente un errore processuale per condizionare la resa di una difesa o di un'accusa. Le esigenze di intervento sulla scena del crimine presuppongono la conoscenza dei tre livelli della stessa: primaria, ossia il luogo in cui è avvenuto il fatto, secondaria, dove è possibile o certo che l'autore del reato abbia agito, e quella "di interesse investigativo", che è la più interessante per la polizia scientifica e riguarda i luoghi dove potrebbero esserci tracce del delitto. La prima azione compiuta sulla scena è il sopralluogo, seguito dal repertamento, ossia la catalogazione di cosa si trova sulla scena e il momento fondamentale nel quale l'avvocato possa acquisire elementi validi».
Garofano, ex comandante del Ris di Parma, il Reparto Investigativo Speciale dei Carabinieri, ha trattato con dovizia un argomento di truce quanto stringente attualità citati anche nel volume che ha dato vita alla trasmissione "L'altra parte del crimine" su La7: lo stalking, aiutato oggi «dalla presenza di social networks, sms, indirizzi facili da ottenere», una delle componenti del libro scritto da Garofano, che viaggia dal serial killer atipico Donato Bilancia alla strage di famiglia, come quella di Erba, in un panorama di complessiva coerenza e congruenza.
Finalità del sopralluogo, obiettivi del repertamento, aspetti processuali e penalistici, dibattimento, interventi sulla scena del crimine: queste le parole-chiave delle elocuzioni dell'avvocato Scimè, che ha anche scherzato con Garofano a più riprese, prendendo come spunto la presenza del generale sulle reti televisive del quale l'ex comandante del Ris è un habitueè e le difficoltà di intervento che non sembrano presentarsi davanti alle telecamere quando si tratta di spiegare gli interventi eseguiti dai componenti della scena del crimine, su tutti la Polizia Giudiziaria, che può «agire in autonomia- ha spiegato Scimè- o su input del Pubblico Ministero". Scimè ha approfittato dell'incontro per citare anche episodi riguardanti il nostro territorio, turpi omicidi avvenuti negli anni scorsi in quel di Andria, alternando nel suo intervento tecnicismi ovvi, stante il carattere divulgatorio e culturale dell'incontro ad aneddoti che hanno inevitabilmente catturato l'attenzione del pubblico presente: ferma anche la condanna dell'avvocato Scimè verso i «curiosi che affollano e inquinano la scena del crimine in ogni campo, dall'incidente stradale all'omicidio per strada, causando disordine e di conseguenza errori».
Critiche alle modalità di indagine delle varie scene del crimine che lo stesso Garofano ha poi ripercorso: dalla strage di Garlasco, al delitto di Brembate di sopra, dove trovò la morte la piccola Yara Gambirasio nel febbraio 2011, panorama nel quale il terreno nei dintorni del paesino brianzolo non fu adeguatamente "setacciato", all'utilizzo della prova scientifica contrapposta alle modalità tradizionali di indagine. Grande spazio dedicato anche al caso di Donato Bilancia, il pluri-omicida che agì tra il 1997 e il 1998, quando si macchiò di ben 10 omicidi nell'hinterland savonese: «Ricordo che arrivammo alla soluzione solo grazie al confronto, attraverso la balistica, dei proiettili utilizzati per l'assassinio precedente di due guardie giurate e quelli usati nell'ultimo crimine". Solo così si arrivò a seguire Bilancia, e a stabilire il suo profilo l'1 maggio 1998. "Questi sono i compiti dei tecnici: a noi tocca solo riferire la valenza dei risultati, l'inferenza dei casi spetta però al giudice».
«Oggi dobbiamo fare un uso saggio degli strumenti tecnologici a disposizione- ha ammesso Garofano- lavorando sull'equipaggiamento e la preparazione del "first responder", il delegato al primo intervento sul posto con il compito di isolare la scena e curare l'intervento dei soccorritori": spirito critico verso alcune "piaghe" delle forze dell'ordine tricolore, dovuto spesso alla mancanza di un'adeguata preparazione alla base: "problemi purtroppo esistenti in tutto il mondo". Garofano ha anche citato i motivi della presenza diffusa di criminologi oggi negli studi televisivi, quasi parificati come numero di gettoni in tv agli «allenatori degli anni '70. Non facciamo in modo che un tuttologo intervenga in tv e inquini la scena del crimine. Non date ascolto a quegli ignoranti che sostengono che il caso va risolto entro le prime 48 ore da parte di chi studia il crimine: ci servono prove, ci serve raccogliere materiale adatto, non possiamo quantificare a tavolino il tempo per procedere a conclusioni». Tempo, tanto: come quello trascorso dall'omicidio di via Brescia, distante oggi 56 giorni sul calendario, quasi dimenticato dalla cronaca locale, ma ancora vivo nella memoria di una cittadinanza barlettana ferita. Magra consolazione: stando ai tempi dell'investigazione della scena del crimine e della giustizia italiana siamo nella media...
(Twitter: @GuerraLuca88)