Ex convento di Sant’Antonio, per 50 anni all’Arcidiocesi

La somma stanziata dal Comune sarà a favore dell’Ente ecclesiastico

mercoledì 13 aprile 2016 10.02
A cura di Samantha Vinella
E' di € 223.835,65 l'impegno di spesa del Comune di Barletta per la realizzazione dell'intervento di restauro conservativo dell'ex convento di Sant'Antonio, comprensivo del recupero strutturale e funzionale e dell'allestimento museale.

In realtà la misura prevede cifre ben più ingenti: su un totale complessivo di € 1.353.078,97 si dettagliano altri € 800.000,00 finanziati dalla Regione Puglia ed ulteriori € 329.243,32 messi a disposizione dell'Arcidiocesi di Trani – Barletta – Bisceglie. La somma stanziata dal Comune sarà a favore dell'Ente ecclesiastico che, con nota prot. n. 38223 del 08/06/2009, ha comunicato la volontà di istituire presso l'ex Convento di Sant'Antonio il Museo Diocesano dove raccogliere un patrimonio storico-artistico di notevole valore, posseduto dalla comunità civica ed ecclesiale, che va custodito, esposto e valorizzato. Da inserire nella rete museale diocesana che l'Ente Arcidiocesi ha in parte già realizzato nelle città di Trani e di Bisceglie, chiedendo la concessione in uso per 50 anni dell'immobile ed impegnandosi ad eseguire tutti gli interventi di restauro necessari previa acquisizione di finanziamento da parte della Comunità Europea o altri finanziamenti con la compartecipazione dell'Arcidiocesi stessa. In effetti l'intervento ha visto il cofinanzimento anche della Regione Puglia.

L'esclusiva ed immutabile destinazione dell'ex convento, così si legge nella determina dirigenziale n. 368 del 18/03/2016, sarà a favore dell'installazione del Museo Diocesano sezione di Barletta, del Museo dell'Archeologia Marina – con annesso laboratorio di archeometria e cartografia storica, e della Mediateca civica ed ecclesiale.

La delibera di G.C. n. 30 del 04/03/2016 ha sostanzialmente preso atto del progetto esecutivo relativo al completo restauro conservativo delle costruzioni esistenti dell'ex convento presentato dall'Arcidiocesi, ma non dimentichiamo che è dal 2014 che il Consiglio Comunale ha approvato il "Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari del Comune di Barletta" e che l'immobile vi rientra a pieno titolo. L'idea era anche quella di mettere a reddito talune fette di patrimonio immobiliare, laddove per valorizzazione s'intende la possibilità di concedere o locare a soggetti privati, a titolo oneroso e per un periodo definito, immobili ai fini della riqualificazione e riconversione degli stessi tramite interventi di recupero, restauro, ristrutturazione, anche con l'introduzione di nuove destinazioni d'uso finalizzate allo svolgimento di attività economiche o attività di servizio per i cittadini. La legge è la 133/2008, art. 58.

Peccato che rendere redditizio un bene significhi prevedere, sì, fini di recupero strutturale ma anche introiti di flussi cassa e denaro frusciante utile per la collettività. Peccato che, senza coerenza di idea e di bilancio, si leggano solo impegni di spesa e concessioni (a titolo gratuito?) per mezzo secolo. Peccato che parliamo di € 223.835,65 che non entrano in cassa ma che verranno prontamente liquidati all'Arcidiocesi insieme alla struttura. Della serie: a titolo oneroso per chi? La città non dovrebbe incassare anziché sborsare?

La fonte è rinvenibile nell'Albo Pretorio del comune di Barletta.