Disastro ambientale a Barletta, richiesta di rinvio a giudizio

Cianci: «Speriamo in provvedimenti che possano rasserenare i barlettani»

sabato 5 novembre 2016 14.00
Disastro ambientale, un concetto che solitamente adeguiamo a Taranto, o ai paesi della terra dei Fuochi, tutti posti abbondantemente "fuori dal nostro giardino". Invece recentemente accade anche a Barletta, a disonore di un territorio e di una comunità forse troppo ostaggio di una certa politica o di certi altri interessi economici.

Dalla Procura, ultimo baluardo, giungerebbero diciotto richieste di rinvio a giudizio e un'archiviazione. È proprio il sostituto procuratore Antonio Savasta a chiedere ciò al giudice dell'udienza preliminare al termine dell'inchiesta. I reati contestati dalla Procura di Trani, che a inizio anno aveva disposto la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini, vanno dal disastro ambientale al falso ideologico e all'abuso d'ufficio, a secondo delle presunte responsabilità.

L'impegno nel voler scoperchiare il presunto vaso di Pandora è sicuramente attribuibile al Comitato aria Pulita BAT, oltre a varie altre professionalità cittadine. Proprio il presidente del Comitato Michele Cianci comunica di proprio pugno alla nostra redazione: «Egregio Direttore, Vi rendo noto che, dopo varie perizie e controperizie nonché attente e scrupolose indagini svolte dalla Guardia di Finanza di Barletta coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Trani, dott. Antonio Savasta, è stata formulata richiesta di rinvio a giudizio per i gravissimi reati di disastro ambientale e falso».

«Ciò che si contesterebbe – continua il presidente Michele Cianci - è l'aver gestito illecitamente, di fatto, un impianto di incenerimento rifiuti che avrebbero cagionato, per l'effetto dell'illecito esercizio di smaltimento di rifiuti speciali, emissioni inquinanti rivenienti dalla combustione di rifiuti superiori ai limite di legge prevista nell'ambito della tipologia dei detti rifiuti, trattandosi di impianto ubicato nei 200 mt. da insediamenti residenziali. In particolare, parliamo di una autorizzazione che sarebbe basata sul presunto falso presupposto del possesso di una autorizzazione ad incenerire 20.000 tonnellate all'anno di rifiuti pericolosi costituiti da oli minerali, non trattandosi di vero e proprio impianto di incenerimento e, quindi, ottenendo una nuova autorizzazione che portava la potenzialità del impianto da 51.000 tonnellate all'anno a 65.000 tonnellate all'anno di rifiuti speciali».

«Tali circostanze rappresentano una forte preoccupazione da parte della cittadinanza di Barletta che ultimamente ha intrapreso, come non mai, attraverso il "Comitato Aria Pulita Bat" e il "Forum Ambiente", nonché ad altre realtà omologhe, oramai unite nella lotta, un'acre battaglia contro i responsabili dell'aria insalubre. Le persone offese dal reato, sono state individuate nei referenti del Comitato Operazione Aria Pulita, nel Dott. Agostino Di Ciaula, quale referente del Comitato Scientifico Nazionale ISDE, nonché nel comune di Barletta, nella Provincia BAT, nella Regione Puglia e nel Ministero dell'Ambiente e Tutela del territorio e del Mare».

«La parola ora passa al GUP al quale spetterebbe in primis l'onere di fissare la data dell'udienza preliminare. Da parte del nostro Comitato, c'è la certezza di costituirsi parte civile e seguire con attenzione, come abbiamo fatto fino ad oggi, tutte le fasi processuali, al fine di fare chiarezza su quanto è accaduto e su quanto sta accadendo a tutt'oggi. Il nostro auspicio è che anche le altri parte offese si costituiscano parte civile, il Comune di Barletta è già costituita parte offesa, per far valere i diritti di tutta la comunità ormai provata e bistrattata da un forte inquinamento ambientale, come si rileva dai dati ARPA e dallo stato di salute di una parte della cittadinanza. Ci attendiamo, infine, dei provvedimenti a cura delle istituzioni che possano rasserenare gli animi dei barlettani e di tutti coloro che abitano nelle zone adiacenti alle industrie, perché ormai stanche di essere presi in giro da quelle aziende che si protestano innocenti e si professano vicine alla popolazione».