Crollo di via Roma: nove mesi di attesa
Il messaggio del professor Michelangelo Filannino. Vergogna e ignoranza, aspettando un esito lontano
martedì 3 luglio 2012
Nove mesi. Il tempo di una gravidanza. In questo lungo periodo Barletta è stata gravida non di nuove promesse, non di una dolce maternità, ma solo di pietà, di mancate responsabilità, di vergogna. La città di Barletta e noi, i suoi figli di ogni fascia d'età, in questi nove mesi siamo stati spettatori di una rivelazione mancata, quella che avrebbe dovuto mettere nero su bianco i responsabili del crollo di via Roma. In questi nove mesi, siamo ancora tutti in attesa.
Il professor Michelangelo Filannino, attualmente dirigente del liceo "Nuzzi" di Andria, consegna ai microfoni di Barlettalife uno dei messaggi più critici, più disillusi della serie di riflessioni che da dicembre la redazione sta raccogliendo per non lasciar cadere tutto nell'oblio, perché dopo nove mesi dall'accadimento non ci sono possono più permettere ipocrisie o false solidarietà. Eppure, chi oggi parla più del crollo di via Roma? Chi più ricorda quelle cinque donne «vittime ignari di un male più grande di loro», dei cui nomi ci siamo fatti bandiera di fraternità e umano sostegno, ma che forse oggi solo in pochi ricordano?
Il crollo di via Roma è diventato «simbolo della vergogna e dell'ignoranza di noi barlettani», come dice il professor Filannino, ma con lo stesso rimpianto egli trova una possibilità di speranza: quella delle nuove generazioni. Se riusciremo a ribaltare le più becere consuetudini del costume politico (e non solo), se impareremo a non venderci per pochi euro alle elezioni, se apriremo gli occhi davanti agli orrori della nostra città, senza chiuderci in silenzi sottomessi, potremo noi evitare che un altro crollo di via Roma si ripeta?
Il professor Michelangelo Filannino, attualmente dirigente del liceo "Nuzzi" di Andria, consegna ai microfoni di Barlettalife uno dei messaggi più critici, più disillusi della serie di riflessioni che da dicembre la redazione sta raccogliendo per non lasciar cadere tutto nell'oblio, perché dopo nove mesi dall'accadimento non ci sono possono più permettere ipocrisie o false solidarietà. Eppure, chi oggi parla più del crollo di via Roma? Chi più ricorda quelle cinque donne «vittime ignari di un male più grande di loro», dei cui nomi ci siamo fatti bandiera di fraternità e umano sostegno, ma che forse oggi solo in pochi ricordano?
Il crollo di via Roma è diventato «simbolo della vergogna e dell'ignoranza di noi barlettani», come dice il professor Filannino, ma con lo stesso rimpianto egli trova una possibilità di speranza: quella delle nuove generazioni. Se riusciremo a ribaltare le più becere consuetudini del costume politico (e non solo), se impareremo a non venderci per pochi euro alle elezioni, se apriremo gli occhi davanti agli orrori della nostra città, senza chiuderci in silenzi sottomessi, potremo noi evitare che un altro crollo di via Roma si ripeta?