L'ex ministro Fitto condannato a 4 anni di reclusione. Pesa il caso "La fiorita"
Interdetto dai pubblici uffici l’ex governatore pugliese. Scossone politico. L'onorevole è capolista Pdl alla Camera
mercoledì 13 febbraio 2013
12.13
I giudici di Bari, chiamati a pronunciarsi sui trenta imputati del processo denominato ''La Fiorita'', hanno condannato Raffaele Fitto, ex presidente della Regione Puglia, ex ministro per gli Affari regionali, a 4 anni di reclusione. Fitto è stato condannato anche all'interdizione per cinque anni dai pubblici uffici e a un anno d'inibizione a trattare con la pubblica amministrazione. 24 ore di Camera di Consiglio e poi il verdetto; il pm aveva chiesto 6 anni e 6 mesi.
Decisione destinata a pesare, visto che l'ex Ministro è candidato capolista nella lista alla Camera dei Deputati per il Pdl. Secondo i giudici, l'esponente di centrodestra avrebbe incassato una tangente di 500.000 euro dall'imprenditore romano Giampaolo Angelucci, condannato a 3 anni e mezzo di reclusione, per un appalto su undici residenze sanitarie pugliesi. I fatti contestati si riferiscono al periodo 1999-2005, quando Fitto era presidente della Regione Puglia, e riguardano l'esistenza di un presunto accordo illecito finalizzato ad assicurare alla società 'Fiorita' le concessioni di gestione di varie strutture pubbliche per un appalto da 198 milioni di euro.
Assolto invece dal reato di peculato e da un'altra contestazione di abuso d'ufficio.
Decisione destinata a pesare, visto che l'ex Ministro è candidato capolista nella lista alla Camera dei Deputati per il Pdl. Secondo i giudici, l'esponente di centrodestra avrebbe incassato una tangente di 500.000 euro dall'imprenditore romano Giampaolo Angelucci, condannato a 3 anni e mezzo di reclusione, per un appalto su undici residenze sanitarie pugliesi. I fatti contestati si riferiscono al periodo 1999-2005, quando Fitto era presidente della Regione Puglia, e riguardano l'esistenza di un presunto accordo illecito finalizzato ad assicurare alla società 'Fiorita' le concessioni di gestione di varie strutture pubbliche per un appalto da 198 milioni di euro.
Assolto invece dal reato di peculato e da un'altra contestazione di abuso d'ufficio.