Colonnina del parcheggio guasta in via Milano: «E lo devo mettere io il cartello?»
Movimenti eversivi al "tabacchi" o semplice esasperazione cittadina. «Ma voi come fate a Barletta?»
martedì 17 settembre 2013
«La gente entra qui molto arrabbiata, e hanno ragione». Così ci accoglie il gestore di un nota tabaccheria su via Milano, quasi all'angolo con via XX settembre, indicandoci con insistenza una delle famigerate colonnine per i parcheggi, proprio di fronte. «Vogliono i grattini dopo che già hanno messo soldi nella macchinetta senza ricevere nulla, io li mando verso il passaggio a livello o verso piazza Roma, non li vendo. Ma anche gli altri non li stanno vendendo più, ci sono le colonnine, che senso ha continuare a vendere per non guadagnare nulla?».
Il problema sembra complicato: se la colonnina è rotta, va da sé che è anche spenta. Poi basta un minimo controllo del display per non sprecare tempo e denaro. Infine se qualcosa di proprietà del comune non funziona, non è che c'è una task-force di pronto intervento, insomma ci saranno tempi tecnici, magari quei 2-3 giorni e poi tutto si risolve. Ma sembra che le cose non stiano proprio così. «E' oltre 20 giorni che la colonnina è rotta, che la gente mette e spreca soldi. E non puoi saperlo prima perché è accesa, non appare nessun messaggio che indica che sia rotta e che non escono i fogliettini». Così la questione cambia.
«Ho chiamato la Bar.S.A. di via Capua», continua il gestore, «e ho parlato con un dirigente, che quasi con sorpresa alla mia richiesta di riparare o almeno di segnalare mi ha risposto: "E che lo devo mettere io il cartello?"». Usciamo un attimo in modo che il fotografo possa immortalare la colpevole colonnina. Mai l'avessimo fatto, una cortese signora ci blocca. In mano ha un cartello che sta per affiggere proprio sulla colonnina. Il messaggio è un ottimo riassunto di tutta la vicenda: «Non avete idea di quanti soldi la gente ci ha messo dentro, e devono avere pure faccia [i gestori della colonnina ndr] di venirseli a prendere?».
Vorremmo andare via, ma veniamo raggiunti da un gruppo di signore: «E' rotta anche quella in via Roma» e un signore: «Anche quella di fronte all'ospedale vecchio», ma il tempo è tiranno.
Rientriamo in tabaccheria per salutare, al massimo per riportare il veemente discorso della signora. Un ragionamento che sarà difficile far digerire all'ignoto signore, che in quel momento entra nel "tabacchi" chiedendo un grattino con accento non locale (e subito un nostro sguardo d'intesa con il gestore). Al motivato diniego di vendita di grattini al distinto signore, la risposta che riceviamo è lampante e geniale: «Ma voi come fate a Barletta?».
Il problema sembra complicato: se la colonnina è rotta, va da sé che è anche spenta. Poi basta un minimo controllo del display per non sprecare tempo e denaro. Infine se qualcosa di proprietà del comune non funziona, non è che c'è una task-force di pronto intervento, insomma ci saranno tempi tecnici, magari quei 2-3 giorni e poi tutto si risolve. Ma sembra che le cose non stiano proprio così. «E' oltre 20 giorni che la colonnina è rotta, che la gente mette e spreca soldi. E non puoi saperlo prima perché è accesa, non appare nessun messaggio che indica che sia rotta e che non escono i fogliettini». Così la questione cambia.
«Ho chiamato la Bar.S.A. di via Capua», continua il gestore, «e ho parlato con un dirigente, che quasi con sorpresa alla mia richiesta di riparare o almeno di segnalare mi ha risposto: "E che lo devo mettere io il cartello?"». Usciamo un attimo in modo che il fotografo possa immortalare la colpevole colonnina. Mai l'avessimo fatto, una cortese signora ci blocca. In mano ha un cartello che sta per affiggere proprio sulla colonnina. Il messaggio è un ottimo riassunto di tutta la vicenda: «Non avete idea di quanti soldi la gente ci ha messo dentro, e devono avere pure faccia [i gestori della colonnina ndr] di venirseli a prendere?».
Vorremmo andare via, ma veniamo raggiunti da un gruppo di signore: «E' rotta anche quella in via Roma» e un signore: «Anche quella di fronte all'ospedale vecchio», ma il tempo è tiranno.
Rientriamo in tabaccheria per salutare, al massimo per riportare il veemente discorso della signora. Un ragionamento che sarà difficile far digerire all'ignoto signore, che in quel momento entra nel "tabacchi" chiedendo un grattino con accento non locale (e subito un nostro sguardo d'intesa con il gestore). Al motivato diniego di vendita di grattini al distinto signore, la risposta che riceviamo è lampante e geniale: «Ma voi come fate a Barletta?».