Caso Timac: tutelare i lavoratori, ma anche l'ambiente

Il sindaco riceve i lavoratori, intanto proseguono le ispezioni nei lidi di Levantwe

sabato 2 luglio 2016
Una delegazione delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori della Timac Agro di Barletta, promotori di un sit in di protesta dinanzi a Palazzo di Città, è stata ricevuta ieri mattina dal sindaco Pasquale Cascella, dagli assessori Antonio Divincenzo e Azzurra Pelle e dai tecnici del Comune responsabili. Nel serrato confronto sono state affrontate le questioni relative al sequestro preventivo con facoltà d'uso disposto dalla magistratura nell'area dello stabilimento. Nel rispetto dell'autonomia dell'azione giudiziaria, a cui tutti sono tenuti, l'Amministrazione comunale - ha rilevato il sindaco - ha propri compiti da assolvere di fronte ai rischi per la sicurezza dell'ambiente e della salute, tanto più che fattori di contaminazione, sia pure accumulatosi nel tempo, sono stati già accertati nel suolo e nel sottosuolo. Per questo, nelle ultime conferenze di servizi presso l'Assessorato alla Qualità dell'Ambiente della Regione sulla messa in sicurezza operativa della Timac, il Comune ha posto l'esigenza di determinare le condizioni per evitare il rischio che la contaminazione si propaghi dalla diverse matrici ambientali sia nel sito sia nelle aree circostanti.

"Una visione dello sviluppo sostenibile della città di Barletta - ha affermato il sindaco - non può prescindere dalla bonifica dei fattori di rischio ambientale e sanitario: in questo senso, la bonifica rappresenta una garanzia per tutti, a cominciare dai lavoratori che quotidianamente operano nell'area. Non può esservi, dunque, una contrapposizione tra occupazione e sicurezza, tra produzione e ambiente". Nella direzione dello sviluppo sostenibile muove il Protocollo d'intesa per il monitoraggio ambientale promosso dalle istituzioni del territorio, che ha già prodotto un primo rapporto di cui è stato dato conto in piena trasparenza e con il massimo coinvolgimento della opinione pubblica cittadina. "Andremo avanti con lo stesso rigore - ha proseguito il sindaco – allargando le attività del monitoraggio, convinti che la Messa in sicurezza operativa debba diventare Messa in sicurezza permanente con efficaci interventi di bonifica a cui dare seguito con la riqualificazione e la rifunzionalizzazione dell'area, così come previsto dallo schema del Piano Programmatico Preliminare al Piano Urbanistico Generale, che stiamo contestualmente discutendo con la cittadinanza e le rappresentanze industriali e sociali, prefigurando una destinazione più sostenibile della zona, considerata l'attuale configurazione della città, con funzioni di natura produttiva, commerciale e turistica".

Nell'occasione, il sindaco ha comunicato che è in corso una intensa attività di ispezione presso gli stabilimenti balneari e le strutture ricettive presenti sulla litoranea di Levante da parte del Nucleo di Tutela Ambientale della Polizia Municipale d'intesa con il personale tecnico del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) dell'ASL Bat. Si sta dando così seguito alla delibera approvata dalla Giunta comunale lo scorso 16 giugno che disponeva un programma straordinario di controlli delle attività interessate alla stagione balneare sulla base di quanto segnalato nel decreto della magistratura. Dai primi controlli eseguiti negli stabilimenti balneari è emerso che per i servizi offerti all'utenza sono utilizzate acque della rete idrica dell'Acquedotto Pugliese e non prelevata da pozzi. Sono stati altresì richiesti contributi specialistici agli enti competenti - dall'Unità Operativa Complessa dell'Asl Bat all' Arpa Puglia - relativamente alle acque di balneazione sotto costa, ed è stata disposta una attenta verifica delle autorizzazioni sanitarie e ambientali delle attività di emungimento dai pozzi artesiani dell'area interessata. All'esito delle analisi e delle valutazioni sollecitate agli organi di competenza, l'Amministrazione si riserva di adottare tutti gli opportuni provvedimenti.

Il Comune di Barletta continuerà, dunque, ad assolvere alla propria parte per superare la logica dell'emergenza e favorire interventi strutturali nell'esclusivo interesse collettivo, in cui l'intera comunità può riconoscersi, contando sul contributo di tutti per la tutela dell'ambiente e la salute pubblica come bene primari dello sviluppo sostenibile.