Cappella Nazareth, l'esito della lunga vicenda giudiziaria
La nota pervenuta in redazione dall'avvocato Luigi Peschechera
mercoledì 12 maggio 2021
Sul caso della Cappella Nazareth riceviamo e pubblichiamo una nota a firma dell'avv. Luigi Peschechera.
"A seguito del processo penale n.3973/2013 r.g.n.r. la Suprema Corte di Cassazione, VII Sez. Penale, in data 07.05.2021 ha dichiarato in sentenza che il ricorso del sacerdote Angelo Di Pasquale è inammissibile e lo ha condannato al pagamento delle spese processuali oltre al pagamento in favore della cassa ammende di euro tremila.
Pertanto, il mons. Angelo Di Pasquale, come precedentemente acclarato dalla Corte di Appello di Bari- III sez. Penale- in data 29.09.2020, è stato dichiarato responsabile ai fini civili della violazione di sepolcro del loculo della famiglia Portone.
La vicenda giudiziaria traeva origine anni fa, quando il loculo LXXXIV con l'iscrizione "famiglia Portone" ubicato nella Cappella funebre c.d. Nazareth del cimitero di Barletta veniva violato con l'apertura dell'originaria lastra marmorea su cui vi era incisa l'iscrizione "famiglia Portone" e le salme ivi deposte, sei cassette funerarie contenenti i resti di altrettanti avi della famiglia Portone, venivano illegittimamente traslate in un ossario comune senza il consenso dei familiari e senza le prescritte autorizzazioni comunali.
Pertanto, è stata messa la parola fine a tale triste vicenda giudiziaria, che è stata molto dolorosa per gli eredi della famiglia Portone, poichè la pietas dei propri defunti veniva violata proprio da un alto prelato della Curia di Trani, difatti, la Suprema Corte di Cassazione, respingendo il ricorso del mons. Angelo Di Pasquale ha definitivamente statuito che, agli effetti civili, sussiste la responsabilità del medesimo Angelo Di Pasquale nella violazione del sepolcro della famiglia Portone".
"A seguito del processo penale n.3973/2013 r.g.n.r. la Suprema Corte di Cassazione, VII Sez. Penale, in data 07.05.2021 ha dichiarato in sentenza che il ricorso del sacerdote Angelo Di Pasquale è inammissibile e lo ha condannato al pagamento delle spese processuali oltre al pagamento in favore della cassa ammende di euro tremila.
Pertanto, il mons. Angelo Di Pasquale, come precedentemente acclarato dalla Corte di Appello di Bari- III sez. Penale- in data 29.09.2020, è stato dichiarato responsabile ai fini civili della violazione di sepolcro del loculo della famiglia Portone.
La vicenda giudiziaria traeva origine anni fa, quando il loculo LXXXIV con l'iscrizione "famiglia Portone" ubicato nella Cappella funebre c.d. Nazareth del cimitero di Barletta veniva violato con l'apertura dell'originaria lastra marmorea su cui vi era incisa l'iscrizione "famiglia Portone" e le salme ivi deposte, sei cassette funerarie contenenti i resti di altrettanti avi della famiglia Portone, venivano illegittimamente traslate in un ossario comune senza il consenso dei familiari e senza le prescritte autorizzazioni comunali.
Pertanto, è stata messa la parola fine a tale triste vicenda giudiziaria, che è stata molto dolorosa per gli eredi della famiglia Portone, poichè la pietas dei propri defunti veniva violata proprio da un alto prelato della Curia di Trani, difatti, la Suprema Corte di Cassazione, respingendo il ricorso del mons. Angelo Di Pasquale ha definitivamente statuito che, agli effetti civili, sussiste la responsabilità del medesimo Angelo Di Pasquale nella violazione del sepolcro della famiglia Portone".