Cannito non affonda il coltello
«La crisi sia la chiave di volta per un nuovo contratto maggioranza-sindaco»
sabato 28 marzo 2015
«Ironia della sorte, nell' ultimo Consiglio Comunale - interviene il consigliere comunale del PSI, Cosimo Cannito - Pasquale Cascella chiamato da Roma dai benpensanti amarcord, della politica di sinistra, carico e caricato di un furore giacobino, coprotagonista nelle camerille della sinistra locale insieme a compare Boccia di un progetto politico finalizzato a una sorta di selezione darwiniana nei confronti di determinati soggetti politici e dei socialisti (a proposito ma non erano questi le pecore nere della politica di Barletta?) è stato politicamente sconfessato dai buoni, che oggi si affannano a esaltare le sue virtù morali e politiche per timore di elezioni anticipate, e difeso dai cattivi che dovevano essere politicamente eliminati.
La crisi politica l'ha cercata e l'ha voluta, invece di accettare il responso sia pure trasversale del voto sul putt / pptr del Consiglio Comunale, dove condivido si esercita la sovranità popolare, ha voluto imporre l'approvazione, senza consultarsi con le forze politiche che l' hanno fatto eleggere, con arroganza e irresponsabile determinazione di una mozione inutile e temeraria, che se votata avrebbe sottoposto a una mortificazione della dignità chi quella mozione avrebbe dovuto votarla. Quando anche la delibera sul PUTT-PPTR , non approvata, fosse stata politicamente sbagliata (ma non lo è), avrebbe potuto, dopo l' incontro con la Barbanente, trasformare la sua supposta sconfitta politica in vittoria. Affetto dalla sindrome dell'accerchiamento, invece di dialogare con la sua coalizione cerca continuamente la rissa con una dialettica gladiatoria: "Volete sfiduciarmi? Bene, gli strumenti li avete, fatelo sul bilancio!".
Eppure in consiglio comunale più volte, per il bene della città, l'ho invitato ad ascoltare, a confrontarsi e a condividere le scelte con la sua maggioranza e a non imporle. Come fa a non accorgersi che la dicotomia politica, Giunta da una parte e Consiglio Comunale dall'altra non produrrà mai risultati fecondi? Come fa a non accorgersi che la sua caparbietà, nel continuare a pensare di essere con la sua giunta l'ombelico morale del mondo della politica di Barletta, produce solo conflitti ed è deleteria per la città? Come si fa a ad affermare che: non è meno doverosa, la responsabilità istituzionale delle opposizioni di misurarsi con il primato del bene pubblico? Non è forse, pretendere un piattume politico e consociativo, che certamente aborrisce ma che nelle più svariate occasioni di defaillance della maggioranza può essere utile al soddisfacimento delle sue esigenze di immagine. Colgo l'occasione di ricordargli che quando il corpo elettorale vota un sindaco, il Consiglio Comunale, in base al consenso elettorale formatosi su un programma e un indirizzo politico, viene contraddistinto democraticamente in una maggioranza e in minoranza e la logica della politica vuole che una minoranza debba profittare delle debolezze della maggioranza. I cittadini di Barletta che con grande generosità gli hanno affidato le chiavi di Barletta, visti i risultati, sono oramai delusi circa le sue potenzialità miracolistiche propagandate durante la campagna elettorale.
Di questo forse non si vuole rendere conto, e continua con uno stile comunicativo bulimico, intriso di quella cultura del lamento di chi si sente una vittima e un incompreso, tuttavia a sfidare quasi muscolarmente i consiglieri comunali. E' quanto è dato di rilevare nelle sue dichiarazioni relative alle dimissioni, che sono da interpretare come un ulteriore atto di sfida e di intimidazione nei confronti della sua coalizione e dell'intero Consiglio Comunale. Un'inopportuna ipocrisia, un coup de theatre da farsa goldoniana. Mi auguro che, la "parabola del sognatore", passata dal sogno, attraverso l'entusiasmo, l'aspettativa, la depressione, alla disillusione, non si concluda per Cascella con un desiderio di vendetta verso componenti della sua maggioranza politica. Questo non contribuirebbe a creare, ma raffreddare un clima politico, infuocato che in una situazione di deriva politica ed economica la politica stessa non si può permettere.
Tutti noi abbiamo il compito etico di continuare a credere e a far credere, ciascuno con le proprie responsabilità e funzioni politiche costituzionali, al ruolo fecondo della politica proteso al bene comune. Questa amministrazione è ormai iscritta sul registro nero della storia politica di Barletta ma può ancora fare se diventa capace di passare dalla strategia delle parole alla strategia dei fatti. Per questo (sarebbe da irresponsabili non farlo) mi auguro per il bene di Barletta che questa ennesima crisi culminata nelle dimissioni, politicamente obbligate, sia la chiave di volta per un nuovo contratto etico-politico tra forze politiche di maggioranza e il Sindaco.
Questo lo dico da cittadino - conclude Cannito - e da oppositore costruttivo quale, forse indegnamente, ritengo di essere stato fino ad ora e che intendo continuare ad essere».
La crisi politica l'ha cercata e l'ha voluta, invece di accettare il responso sia pure trasversale del voto sul putt / pptr del Consiglio Comunale, dove condivido si esercita la sovranità popolare, ha voluto imporre l'approvazione, senza consultarsi con le forze politiche che l' hanno fatto eleggere, con arroganza e irresponsabile determinazione di una mozione inutile e temeraria, che se votata avrebbe sottoposto a una mortificazione della dignità chi quella mozione avrebbe dovuto votarla. Quando anche la delibera sul PUTT-PPTR , non approvata, fosse stata politicamente sbagliata (ma non lo è), avrebbe potuto, dopo l' incontro con la Barbanente, trasformare la sua supposta sconfitta politica in vittoria. Affetto dalla sindrome dell'accerchiamento, invece di dialogare con la sua coalizione cerca continuamente la rissa con una dialettica gladiatoria: "Volete sfiduciarmi? Bene, gli strumenti li avete, fatelo sul bilancio!".
Eppure in consiglio comunale più volte, per il bene della città, l'ho invitato ad ascoltare, a confrontarsi e a condividere le scelte con la sua maggioranza e a non imporle. Come fa a non accorgersi che la dicotomia politica, Giunta da una parte e Consiglio Comunale dall'altra non produrrà mai risultati fecondi? Come fa a non accorgersi che la sua caparbietà, nel continuare a pensare di essere con la sua giunta l'ombelico morale del mondo della politica di Barletta, produce solo conflitti ed è deleteria per la città? Come si fa a ad affermare che: non è meno doverosa, la responsabilità istituzionale delle opposizioni di misurarsi con il primato del bene pubblico? Non è forse, pretendere un piattume politico e consociativo, che certamente aborrisce ma che nelle più svariate occasioni di defaillance della maggioranza può essere utile al soddisfacimento delle sue esigenze di immagine. Colgo l'occasione di ricordargli che quando il corpo elettorale vota un sindaco, il Consiglio Comunale, in base al consenso elettorale formatosi su un programma e un indirizzo politico, viene contraddistinto democraticamente in una maggioranza e in minoranza e la logica della politica vuole che una minoranza debba profittare delle debolezze della maggioranza. I cittadini di Barletta che con grande generosità gli hanno affidato le chiavi di Barletta, visti i risultati, sono oramai delusi circa le sue potenzialità miracolistiche propagandate durante la campagna elettorale.
Di questo forse non si vuole rendere conto, e continua con uno stile comunicativo bulimico, intriso di quella cultura del lamento di chi si sente una vittima e un incompreso, tuttavia a sfidare quasi muscolarmente i consiglieri comunali. E' quanto è dato di rilevare nelle sue dichiarazioni relative alle dimissioni, che sono da interpretare come un ulteriore atto di sfida e di intimidazione nei confronti della sua coalizione e dell'intero Consiglio Comunale. Un'inopportuna ipocrisia, un coup de theatre da farsa goldoniana. Mi auguro che, la "parabola del sognatore", passata dal sogno, attraverso l'entusiasmo, l'aspettativa, la depressione, alla disillusione, non si concluda per Cascella con un desiderio di vendetta verso componenti della sua maggioranza politica. Questo non contribuirebbe a creare, ma raffreddare un clima politico, infuocato che in una situazione di deriva politica ed economica la politica stessa non si può permettere.
Tutti noi abbiamo il compito etico di continuare a credere e a far credere, ciascuno con le proprie responsabilità e funzioni politiche costituzionali, al ruolo fecondo della politica proteso al bene comune. Questa amministrazione è ormai iscritta sul registro nero della storia politica di Barletta ma può ancora fare se diventa capace di passare dalla strategia delle parole alla strategia dei fatti. Per questo (sarebbe da irresponsabili non farlo) mi auguro per il bene di Barletta che questa ennesima crisi culminata nelle dimissioni, politicamente obbligate, sia la chiave di volta per un nuovo contratto etico-politico tra forze politiche di maggioranza e il Sindaco.
Questo lo dico da cittadino - conclude Cannito - e da oppositore costruttivo quale, forse indegnamente, ritengo di essere stato fino ad ora e che intendo continuare ad essere».