Canale H, la verità sulla natura delle acque

È un sistema di deflusso delle acque meteoriche. Il canale H non è monitorato dall’Arpa

giovedì 4 luglio 2013 21.14
A cura di Enrico Gorgoglione
Torna d'attualità, come ogni estate, il problema del Canale H. Questo corso sfocia sulla Litoranea di Ponente, portando con sé alghe putrefatte, pesci in avanzato stato di decomposizione, ma anche tutta una serie di insetti e roditori. Tutto questo "indotto" sfocia nelle acque del mare, dove ignari bagnanti quotidianamente si rinfrescano dalle arsure dei mesi estivi. L'emergenza-canale h è ormai annosa, e tutte le precedenti amministrazioni comunali hanno tralasciato il problema, procedendo soltanto a costose opere di pulitura, che però non troncano la questione sul nascere. Già nelle scorse settimane ci eravamo interessati alla questione con un ampio reportage fotografico. Abbiamo chiesto maggiori informazioni sulla natura dell'ormai celeberrimo "Canale H" al dirigente ambientale dell'Arpa, nonché coordinatore del gruppo di lavoro "Acque", Nicola Ungaro, il quale, dopo attente ricerche, ha potuto constatare che questo piccolo corso d'acqua non è di tipo naturale, bensì risulta essere un sistema di deflusso delle acque meteoriche, assimilabile dunque ad un "pluviale" per le acque bianche. È però facilmente immaginabile che suddetto sistema di deflusso attraversi terreni non così puliti, trascinando con sé tutto ciò che incontra sul suo tragitto. Il sistema dei canali rappresenta dunque una seria criticità per il bacino idrico marino, fortemente minacciato da questi corsi che tardano ad essere bonificati. Non essendo di natura naturale, i corsi come il Canale H non rientrano sotto il controllo dell'ARPA nell'ambito del Monitoraggio regionale dei Corpi Idrici Superficiali, visto che tale programma è teso a valutare la qualità di fiumi, laghi, acque di transizione e bacini marino-costieri. Non essendo sotto lo stretto controllo dell'Arpa, e quindi non essendo un corso d'acqua naturale, gli interrogativi principali riguardano la provenienza del canale, la derivazione e il percorso che lo stesso compie prima di "sfociare" in mare, ma anche l'eventuale presenza di scarichi illegali nel canale stesso che contribuiscono a rendere quelle acque putride ed inquinate.

Interrogativi che finora sono rimasti inascoltati ed irrisolti. L'effetto, tra l'altro, si ripercuote non solo sulle acque marine, ma anche sulla spiaggia circostante, visto che dal canale provengono odori davvero nauseanti. Non è quindi l'Arpa a dover monitorare con attenzione questi canali che sono un costante pericolo per la balneazione: l'arduo compito toccherebbe ad enti locali, ma è ormai acclarato che a Barletta nessun ente abbia affrontato con serietà il problema per cercare di risolverlo. I canali da decenni "minacciano" la limpidità del bacino marino Adriatico, mettendo in serio pericolo la balneabilità e le attività che si svolgono in spiaggia, e anche a Barletta questo fenomeno resta costantemente all'ordine del giorno. E chissà quanto altro tempo dovrà passare prima che qualcuno possa seriamente pensare ad una litoranea completamente priva di contaminazioni, priva di uno spaccato putrido e certamente non salutare come è facilmente classificabile il Canale H. Chissà tra quanto tempo scompariranno quelle alghe, verrà bonificato quel canale, non ci saranno più insetti, zanzare e pesci in stato di decomposizione. Sarebbe proprio il caso di agire, prima che la situazione attorno al Canale H possa raggiungere uno stato di emergenza tale da non concedere la balneabilità delle acque.