Bisogni Educativi Speciali: uno sguardo al futuro tra bisogni e tagli
Istituzioni e educatori a confronto in una tavola rotonda alla "D'Azeglio"
giovedì 23 ottobre 2014
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"Tra bisogni e tagli: il futuro dei B.E.S. (Bisogni Educativi Speciali)". Questo il claim della tavola rotonda tenutasi martedì pomeriggio nelle mura della scuola elementare "Massimo d'Azeglio" di Barletta. All'incontro, organizzato per mettere sul piatto i problemi del presente al fine di evitare emergenze future, hanno preso parte i dirigenti scolastici Salvatore Citino e Antonio Diviccaro, il presidente del Consiglio di Circolo Giuseppe Paolillo, il provveditore agli studi Ambito Territoriale Provincia Bari Mario Trifiletti, la psicologa Annalisa Cagia, la neuropsichiatra dell'Asl Bat Lucia Corsini, la dirigente del settore Pubblica Istruzione del Comune di Barletta Santa Scommegna e la consulente del CSV "San Nicola" di Bari, Rosaria Corvasce.
«E' il primo di una serie di convegni che il consiglio di Circolo e la direzione didattica della scuola "D'Azeglio" hanno inteso intraprendere-ha spiegato Paolillo-solo allargando gli orizzonti e con una mentalità inclusiva di tutte le componenti coinvolte nel rapporto con gli alunni affetti da disabilità. E' nostra intenzione allargare questi incontri e ripeterli a stretto giro di posta». L'espressione "Bisogni Educativi Speciali" (BES) è entrata nel vasto uso in Italia dopo l'emanazione della Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 "Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l'inclusione scolastica". L'utilizzo dell'acronimo BES sta quindi ad indicare una vasta area di alunni per i quali il principio della personalizzazione dell'insegnamento, sancito dalla Legge 53/2003, va applicato con particolari accentuazioni in quanto a peculiarità, intensività e durata delle modificazioni. Una consapevolezza presente nelle parole dei dirigenti Diviccaro, Citino e Trifiletti: «Vogliamo immaginare un futuro in cui non fare spallucce? Un futuro che prevenga?-il loro appello tripartito-abbiamo coinvolto così tutte le componenti, dalla scuola alla Asl ai rappresentanti comunali, fino alla parte riguardante il CSV San Nicola, agenzia regionale che coordina tutte le agenzie di volontariato. Crediamo che solo lavorando insieme si possa pervenire a soluzioni e non a risoluzioni, di papabili emergenze future».
In tempo di tagli per il sistema dell'istruzione, servono le idee, come asserito dalla Scommegna: «Non bisogna solo dare un'educatrice, ma una serie di servizi integrati tra loro». Ci sono esempi virtuosi, dai professori che potrebbero dare ripetizioni agli alunni svantaggiati nel pomeriggio, come avviene in alcune scuole del Nord, e come spiegato dalla Corvasce. Un'altra questione che è stata sottolineata riguarda l'integrazione, ad esempio nel caso di bambini stranieri. Inutile "dare un sostegno che si limiti all'insegnamento, meglio mirare all'integrazione e all'assistenza della famiglia" ha spiegato ancora la Corvasce. Infine, la necessità di foraggiare efficacemente l'appoggio psicologico e psichiatrico fornito al paziente, temi trattati nelle parole delle dottoresse Cagia e Corsini: dalla discussione è emersa un'interessante proposta, ossia la possibiilità per la Asl di sostituire l'assunzione di una singola educatrice con un budget mensile che possa essere reinvestito nell'associazione di volontariato, scelta in base a quella che si reputa maggiormente congeniale. Un tempo si pensava alla docente di sostegno: oggi il vero insegnante di sostegno è il docente primario. Questo il messaggio che arriva da un pomeriggio di parole e proposte nelle mura della "d'Azeglio".
(Twitter: @GuerraLuca88)
«E' il primo di una serie di convegni che il consiglio di Circolo e la direzione didattica della scuola "D'Azeglio" hanno inteso intraprendere-ha spiegato Paolillo-solo allargando gli orizzonti e con una mentalità inclusiva di tutte le componenti coinvolte nel rapporto con gli alunni affetti da disabilità. E' nostra intenzione allargare questi incontri e ripeterli a stretto giro di posta». L'espressione "Bisogni Educativi Speciali" (BES) è entrata nel vasto uso in Italia dopo l'emanazione della Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 "Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l'inclusione scolastica". L'utilizzo dell'acronimo BES sta quindi ad indicare una vasta area di alunni per i quali il principio della personalizzazione dell'insegnamento, sancito dalla Legge 53/2003, va applicato con particolari accentuazioni in quanto a peculiarità, intensività e durata delle modificazioni. Una consapevolezza presente nelle parole dei dirigenti Diviccaro, Citino e Trifiletti: «Vogliamo immaginare un futuro in cui non fare spallucce? Un futuro che prevenga?-il loro appello tripartito-abbiamo coinvolto così tutte le componenti, dalla scuola alla Asl ai rappresentanti comunali, fino alla parte riguardante il CSV San Nicola, agenzia regionale che coordina tutte le agenzie di volontariato. Crediamo che solo lavorando insieme si possa pervenire a soluzioni e non a risoluzioni, di papabili emergenze future».
In tempo di tagli per il sistema dell'istruzione, servono le idee, come asserito dalla Scommegna: «Non bisogna solo dare un'educatrice, ma una serie di servizi integrati tra loro». Ci sono esempi virtuosi, dai professori che potrebbero dare ripetizioni agli alunni svantaggiati nel pomeriggio, come avviene in alcune scuole del Nord, e come spiegato dalla Corvasce. Un'altra questione che è stata sottolineata riguarda l'integrazione, ad esempio nel caso di bambini stranieri. Inutile "dare un sostegno che si limiti all'insegnamento, meglio mirare all'integrazione e all'assistenza della famiglia" ha spiegato ancora la Corvasce. Infine, la necessità di foraggiare efficacemente l'appoggio psicologico e psichiatrico fornito al paziente, temi trattati nelle parole delle dottoresse Cagia e Corsini: dalla discussione è emersa un'interessante proposta, ossia la possibiilità per la Asl di sostituire l'assunzione di una singola educatrice con un budget mensile che possa essere reinvestito nell'associazione di volontariato, scelta in base a quella che si reputa maggiormente congeniale. Un tempo si pensava alla docente di sostegno: oggi il vero insegnante di sostegno è il docente primario. Questo il messaggio che arriva da un pomeriggio di parole e proposte nelle mura della "d'Azeglio".
(Twitter: @GuerraLuca88)