«Barletta mi stava stretta come la camicia che indosso dopo il pranzo natalizio»
Francesco Lupo, un barlettano a Londra
domenica 15 novembre 2015
10.53
«Sono andato via da Barletta per evolvermi, come un Pokemon». Francesco Lupo, 40 anni, di cui almeno 20 al servizio della creatività, vive e lavora a Londra da qualche anno, dove la sua passione per la computer grafica, gli ha permesso di lavorare nel mondo delle produzioni cinematografiche di effetti digitali. Ci incontriamo a Barletta, dove è tornato per un periodo di ferie, con la sua compagna Serena Tersigni.
Perché sei andato via da Barletta?
«Per evolvermi come un Pokemon. Dopo NON aver completato l'Istituto d'Arte, mi sono dedicato alla grafica cartacea e alla grafica web, lavorando e collaborando con un alcuni studi grafici di Barletta e dintorni. Successivamente, con alcuni amici barlettani ex-dipendenti della Bid.it S.p.a, fondammo una società. Passavano gli anni e cominciavo a sentirmi un po' intrappolato in questa realtà cittadina, anche a causa delle mie "dimensioni", sebbene non sia mai sceso sotto i 100 kg».
Cosa significava lavorare a Barletta?
«Lavorare a Barletta a volte significava, dare il massimo per un cliente per fare bene il tuo lavoro, ma a lavoro ultimato e nel momento in cui si dovevano raccogliere i frutti – leggi 'ricogliere' – diventava tutto molto difficile e snervante. Barletta cominciava a starmi stretta come la camicia che indosso dopo il pranzo natalizio. Sentivo il bisogno di cambiare. Da qualche anno mi ero appassionato alla grafica 3D, con pessimi risultati, e allo sviluppo di video game, che ho approfondito nel mio tempo libero, togliendomi il sonno la notte. Ho anche realizzato un videogame nel 1997 con i Lattanzio Bros. Frequentando un forum di appassionati di grafica 3D, nell'agosto del 2006, grazie a Lino Grandi, mi procurai un colloquio di lavoro presso la neonata Rainbow-CGI, azienda romana di animazione, che ha realizzato alcuni lungometraggi e le ultime due stagioni per la serie TV delle WinxClub - le sei italianissime fatine fashion - e anche del lungometraggio uscito al cinema "Gladiatori di Roma". Superai il colloquio e fui assunto come modellatore 3D: li comincio' la mia avventura nel mondo dell'animazione e del 3D».
Di cosa si occupa un modellatore 3D?
«La modellazione é il primo passo nella catena di produzione della parte 3D: infatti i modellatori ricevono dai disegnatori le idee, i bozzetti, a volte anche disegni tecnici: in pratica tutto quello che potrebbe servire ad un modellatore per trasformare un idea bidimensionale in 3D: tutto questo materiale sarà d'aiuto per il modellatore, che utilizzando un software 3D, tipo Maya, farà uso di queste informazione e trasformerà un'idea bidimensionale, come un disegno, in 3 dimensioni, usando il software, passo dopo passo.»
Dopo l'esperienza lavorativa a Roma, perché hai scelto di andare a Londra?
«A Roma, ho potuto conoscere e approfondire le metodologie che di solito vengono usate negli studi di animazione. Dopo 6 anni presso la RainbowCgi – in cui mi sono occupato di altro oltre alla modellazione, e ho anche vestito i panni di docente presso Rainbow Academy, scuola fondata dalla RainbowCgi - ho sentito l'esigenza di crescere professionalmente e fare delle scelte, cercando di propormi ad altri studi fuori dall' italia sia di animazione che di effetti visuali, come MPC, Framestore, Double Negative ed altri presenti qui a Londra. Ovviamente, all'inizio ho ricevuto dei grossi 'due di picche', e anche il solito "grazie per il suo interesse, le faremo sapere" a causa della poca esperienza sui film. Diciamo che ho ricevuto parecchi NO, gli stessi NO che, se sei una persona tenace e perseveri nei tuoi obiettivi, diventano il motivo che ti spingono a migliorare quello che fai. Come quando ti piace una tipa, la corteggi, le paghi la cena e cerchi di essere figo, poi quando e' il momento di quagliare, lei ti friendzona e ti dice "io ti vedo come un amico". Non trovando lavoro come modellatore, poichè è la cosa più comune e ne è pieno il mondo, mi sono interessato al "grooming" (creazione dei manti pelosi dei personaggi animati, capelli, erba, piumaggio), e grazie al 'pelo' – ironia della sorte - a gennaio 2013, sono riuscito a trovare lavoro presso MPC (Moving Picture Company) e mi sono trasferito in quel di Londra, dove vivo da quasi tre anni».
A quali progetti hai lavorato presso la MPC di Londra?
«Con il team di MPC ho lavorato sia come groomer che come modellatore ai seguenti film: "I Guardiani della Galassia", "Maleficent", "Cinderella", fino a "The Jungle Book", trasposizione cinematografica del classico Disney "Il Libro della Giungla", prossimamente nei cinema. Ho lavorato circa due anni in MPC, sono andato via a fine Gennaio 2015».
Poi, cosa è successo?
«Da febbraio 2015 lavoro presso Framestore, lo studio che ha realizzato e curato gli effetti digitali di "Gravity". Appena arrivato sono finito su "Tarzan" e mi hanno dato dei gorilla da 'impelare'. Dopo 3 mesi di scimmie, adesso sto lavorando su un'altra trasposizione cinematografica del "Libro della Giungla" (Junglebook: origins), con la regia di Andy Serkis, l'attore - performer che interpretava Gollum, uno dei personaggi del "Signore degli Anelli"».
Londra è davvero la nuova meta lavorativa per gli italiani?
«Faccio una premessa: quando ho trovato lavoro in MPC a Londra, io ero in Italia e lavoravo in Rainbow Cgi, per cui non ho dovuto fare fagotto e non sono dovuto partire all'avventura come fanno la maggior parte dei giovani oggi. Nel momento in cui ho avuto la sicurezza di un contratto, ho lasciato il vecchio lavoro, l'Italia e tutto quello che avevo costruito a Roma in quei 6 anni, e sono partito all'avventura, era quello che volevo. Londra offre tante opportunità lavorative, ma è indispensabile parlare bene l'inglese, che è vitale per socializzare, farti capire e fare le cose piu semplici, non è facile come appare. Infatti, la mia inflessione barlettana é ancora molto forte, gli inglesi non riescono a capirmi».
Cosa ti piace di Londra e cosa NON ti piace?
«Mi piace Londra perché è multietnica, multiculturale, offre opportunità, ha tanti musei, enormi parchi, il mio preferito è Richmond Park. Inoltre, la città è diventata un'importante centro di produzione di effetti digitali per il cinema, con tante aziende che producono film, lungometraggi e spot televisivi. Basti pensare che anche ILM (Industrial Light & Magic) ha aperto qua a Londra, per realizzare la nuova trilogia di Guerre Stellari. Non mi piace l'inquinamento, la fretta della gente e il tran-tran quotidiano che, alla fine, mi ha un po' contagiato. Inoltre - non vorrei generalizzare - ma non mi piace la freddezza dei londinesi».
Vista da Londra, come ti sembra Barletta?
«Barletta mi sembra piccola e carina, come una Fiat 500 d'epoca, ben tenuta.Mi manca molto, e quando ci torno mi sembra che tutto si sia fermato e che il tempo non passi mai. Vedo la gente invecchiare e cambiare, alcuni in bene altri in peggio -non posso fare nomi- ma é sempre bello girare per Barletta. Cammino molto e mi guardo in giro. Invece, Londra è come un grosso SUV super accessoriato».
Cosa ti manca di Barletta e cosa NON ti manca?
«Mi mancano i rapporti che ho costruito nel tempo con la gente e gli amici con cui sono cresciuto, se consideriamo il fatto che, tranne la parentesi lavorativa a Milano di un anno a cavallo tra il 2000/2001, mi sono trasferito a Roma che avevo da poco compiuto 31 anni, quindi già parecchio vetusto. Mi manca il mare di Barletta, a volte pulito, spesso sporco, la festa della Madonna, la mozzarella e il pane casereccio, il pezzo di focaccia ripieno con i polipi, la parmigiana che prepara mia madre. E' impossibile e secondo me ingiusto rinnegare i propri natali. Nel film "Il Mago di Oz", Dorothy, prima di battere i tacchi e tornare a casa, dice: "Nessun posto e' bello come casa mia". Invece, non mi mancano l'arroganza e la maleducazione della gente, il poco rispetto che hanno della loro citta' e anche come viene poco valorizzata, che non ha nulla da invidiare al Salento o ad altre città turistiche tanto blasonate e meta di autentici pellegrinaggi durante la stagione estiva. Se il mare fosse un po' più pulito, Barletta sarebbe un posto fichissimo oltre ogni immaginazione. Ma per me già lo è, a prescindere da tutto questo, certo ma non ci tornerei perchè non c'è lavoro per me. Tornare per la mozzarella e per il pane casereccio sarebbe un po' esagerato: posso sempre farmeli spedire dalla mia famiglia, no?».
Progetti lavorativi futuri?
«Come ho già detto, al momento sto lavorando sull'altra versione di Jungle Book: Origins - quella non della Disney- ma probabilmente mi dedicherò ad altri progetti, che al momento non sono stati ancora annunciati da parte di Framestore, pertanto non posso anticipare nulla, altrimenti mi licenzierebbero, ma vi garantisco che sono progetti molto fichi! Per quando riguarda il lavoro, qui a Londra, una volta che sei finito nel "giro" e hai accumulato un po' di esperienza, si salta facilmente da una compagnia ad un'altra anche per brevi periodi, putroppo. Mi piacerebbe lavorare al nuovo Star Wars, uno dei film che hanno caratterizzato la mia infanzia, e perche' no ai nuovi Avatar. Vedremo che cosa mi riserva il futuro, tanto sono un giovane quarantenne».
Perché sei andato via da Barletta?
«Per evolvermi come un Pokemon. Dopo NON aver completato l'Istituto d'Arte, mi sono dedicato alla grafica cartacea e alla grafica web, lavorando e collaborando con un alcuni studi grafici di Barletta e dintorni. Successivamente, con alcuni amici barlettani ex-dipendenti della Bid.it S.p.a, fondammo una società. Passavano gli anni e cominciavo a sentirmi un po' intrappolato in questa realtà cittadina, anche a causa delle mie "dimensioni", sebbene non sia mai sceso sotto i 100 kg».
Cosa significava lavorare a Barletta?
«Lavorare a Barletta a volte significava, dare il massimo per un cliente per fare bene il tuo lavoro, ma a lavoro ultimato e nel momento in cui si dovevano raccogliere i frutti – leggi 'ricogliere' – diventava tutto molto difficile e snervante. Barletta cominciava a starmi stretta come la camicia che indosso dopo il pranzo natalizio. Sentivo il bisogno di cambiare. Da qualche anno mi ero appassionato alla grafica 3D, con pessimi risultati, e allo sviluppo di video game, che ho approfondito nel mio tempo libero, togliendomi il sonno la notte. Ho anche realizzato un videogame nel 1997 con i Lattanzio Bros. Frequentando un forum di appassionati di grafica 3D, nell'agosto del 2006, grazie a Lino Grandi, mi procurai un colloquio di lavoro presso la neonata Rainbow-CGI, azienda romana di animazione, che ha realizzato alcuni lungometraggi e le ultime due stagioni per la serie TV delle WinxClub - le sei italianissime fatine fashion - e anche del lungometraggio uscito al cinema "Gladiatori di Roma". Superai il colloquio e fui assunto come modellatore 3D: li comincio' la mia avventura nel mondo dell'animazione e del 3D».
Di cosa si occupa un modellatore 3D?
«La modellazione é il primo passo nella catena di produzione della parte 3D: infatti i modellatori ricevono dai disegnatori le idee, i bozzetti, a volte anche disegni tecnici: in pratica tutto quello che potrebbe servire ad un modellatore per trasformare un idea bidimensionale in 3D: tutto questo materiale sarà d'aiuto per il modellatore, che utilizzando un software 3D, tipo Maya, farà uso di queste informazione e trasformerà un'idea bidimensionale, come un disegno, in 3 dimensioni, usando il software, passo dopo passo.»
Dopo l'esperienza lavorativa a Roma, perché hai scelto di andare a Londra?
«A Roma, ho potuto conoscere e approfondire le metodologie che di solito vengono usate negli studi di animazione. Dopo 6 anni presso la RainbowCgi – in cui mi sono occupato di altro oltre alla modellazione, e ho anche vestito i panni di docente presso Rainbow Academy, scuola fondata dalla RainbowCgi - ho sentito l'esigenza di crescere professionalmente e fare delle scelte, cercando di propormi ad altri studi fuori dall' italia sia di animazione che di effetti visuali, come MPC, Framestore, Double Negative ed altri presenti qui a Londra. Ovviamente, all'inizio ho ricevuto dei grossi 'due di picche', e anche il solito "grazie per il suo interesse, le faremo sapere" a causa della poca esperienza sui film. Diciamo che ho ricevuto parecchi NO, gli stessi NO che, se sei una persona tenace e perseveri nei tuoi obiettivi, diventano il motivo che ti spingono a migliorare quello che fai. Come quando ti piace una tipa, la corteggi, le paghi la cena e cerchi di essere figo, poi quando e' il momento di quagliare, lei ti friendzona e ti dice "io ti vedo come un amico". Non trovando lavoro come modellatore, poichè è la cosa più comune e ne è pieno il mondo, mi sono interessato al "grooming" (creazione dei manti pelosi dei personaggi animati, capelli, erba, piumaggio), e grazie al 'pelo' – ironia della sorte - a gennaio 2013, sono riuscito a trovare lavoro presso MPC (Moving Picture Company) e mi sono trasferito in quel di Londra, dove vivo da quasi tre anni».
A quali progetti hai lavorato presso la MPC di Londra?
«Con il team di MPC ho lavorato sia come groomer che come modellatore ai seguenti film: "I Guardiani della Galassia", "Maleficent", "Cinderella", fino a "The Jungle Book", trasposizione cinematografica del classico Disney "Il Libro della Giungla", prossimamente nei cinema. Ho lavorato circa due anni in MPC, sono andato via a fine Gennaio 2015».
Poi, cosa è successo?
«Da febbraio 2015 lavoro presso Framestore, lo studio che ha realizzato e curato gli effetti digitali di "Gravity". Appena arrivato sono finito su "Tarzan" e mi hanno dato dei gorilla da 'impelare'. Dopo 3 mesi di scimmie, adesso sto lavorando su un'altra trasposizione cinematografica del "Libro della Giungla" (Junglebook: origins), con la regia di Andy Serkis, l'attore - performer che interpretava Gollum, uno dei personaggi del "Signore degli Anelli"».
Londra è davvero la nuova meta lavorativa per gli italiani?
«Faccio una premessa: quando ho trovato lavoro in MPC a Londra, io ero in Italia e lavoravo in Rainbow Cgi, per cui non ho dovuto fare fagotto e non sono dovuto partire all'avventura come fanno la maggior parte dei giovani oggi. Nel momento in cui ho avuto la sicurezza di un contratto, ho lasciato il vecchio lavoro, l'Italia e tutto quello che avevo costruito a Roma in quei 6 anni, e sono partito all'avventura, era quello che volevo. Londra offre tante opportunità lavorative, ma è indispensabile parlare bene l'inglese, che è vitale per socializzare, farti capire e fare le cose piu semplici, non è facile come appare. Infatti, la mia inflessione barlettana é ancora molto forte, gli inglesi non riescono a capirmi».
Cosa ti piace di Londra e cosa NON ti piace?
«Mi piace Londra perché è multietnica, multiculturale, offre opportunità, ha tanti musei, enormi parchi, il mio preferito è Richmond Park. Inoltre, la città è diventata un'importante centro di produzione di effetti digitali per il cinema, con tante aziende che producono film, lungometraggi e spot televisivi. Basti pensare che anche ILM (Industrial Light & Magic) ha aperto qua a Londra, per realizzare la nuova trilogia di Guerre Stellari. Non mi piace l'inquinamento, la fretta della gente e il tran-tran quotidiano che, alla fine, mi ha un po' contagiato. Inoltre - non vorrei generalizzare - ma non mi piace la freddezza dei londinesi».
Vista da Londra, come ti sembra Barletta?
«Barletta mi sembra piccola e carina, come una Fiat 500 d'epoca, ben tenuta.Mi manca molto, e quando ci torno mi sembra che tutto si sia fermato e che il tempo non passi mai. Vedo la gente invecchiare e cambiare, alcuni in bene altri in peggio -non posso fare nomi- ma é sempre bello girare per Barletta. Cammino molto e mi guardo in giro. Invece, Londra è come un grosso SUV super accessoriato».
Cosa ti manca di Barletta e cosa NON ti manca?
«Mi mancano i rapporti che ho costruito nel tempo con la gente e gli amici con cui sono cresciuto, se consideriamo il fatto che, tranne la parentesi lavorativa a Milano di un anno a cavallo tra il 2000/2001, mi sono trasferito a Roma che avevo da poco compiuto 31 anni, quindi già parecchio vetusto. Mi manca il mare di Barletta, a volte pulito, spesso sporco, la festa della Madonna, la mozzarella e il pane casereccio, il pezzo di focaccia ripieno con i polipi, la parmigiana che prepara mia madre. E' impossibile e secondo me ingiusto rinnegare i propri natali. Nel film "Il Mago di Oz", Dorothy, prima di battere i tacchi e tornare a casa, dice: "Nessun posto e' bello come casa mia". Invece, non mi mancano l'arroganza e la maleducazione della gente, il poco rispetto che hanno della loro citta' e anche come viene poco valorizzata, che non ha nulla da invidiare al Salento o ad altre città turistiche tanto blasonate e meta di autentici pellegrinaggi durante la stagione estiva. Se il mare fosse un po' più pulito, Barletta sarebbe un posto fichissimo oltre ogni immaginazione. Ma per me già lo è, a prescindere da tutto questo, certo ma non ci tornerei perchè non c'è lavoro per me. Tornare per la mozzarella e per il pane casereccio sarebbe un po' esagerato: posso sempre farmeli spedire dalla mia famiglia, no?».
Progetti lavorativi futuri?
«Come ho già detto, al momento sto lavorando sull'altra versione di Jungle Book: Origins - quella non della Disney- ma probabilmente mi dedicherò ad altri progetti, che al momento non sono stati ancora annunciati da parte di Framestore, pertanto non posso anticipare nulla, altrimenti mi licenzierebbero, ma vi garantisco che sono progetti molto fichi! Per quando riguarda il lavoro, qui a Londra, una volta che sei finito nel "giro" e hai accumulato un po' di esperienza, si salta facilmente da una compagnia ad un'altra anche per brevi periodi, putroppo. Mi piacerebbe lavorare al nuovo Star Wars, uno dei film che hanno caratterizzato la mia infanzia, e perche' no ai nuovi Avatar. Vedremo che cosa mi riserva il futuro, tanto sono un giovane quarantenne».
Francesco Lupo showreel 2015 from Francesco Lupo on Vimeo.
Francesco Lupo - 3D Modeling Showreel from Francesco Lupo on Vimeo.